8/24/2016

L’UE DEVE MORIRE


"Non è possibile che qualsiasi politico europeo sia sufficientemente idiota da credere che sia stata la Russia ad invadere l'Ucraina, che la Russia da un momento all'altro invaderà la Polonia e gli Stati baltici, o che Putin sia un "nuovo Hitler" che progetta di ricostruire l'impero sovietico. Queste accuse assurde non sono altro che propaganda di Washington priva di qualsiasi verità. Tutto ciò è evidente. Nemmeno un idiota potrebbe crederci. Eppure l'Unione europea va di pari passo con la propaganda, come fa la NATO".
Così si esprime in uno dei suoi ultimi articoli P. C. Roberts, economista americano già assistente Segretario del Tesoro ai tempi di Reagan, quindi non propriamente un pazzo esaltato ma un personaggio che ha coperto ruoli importanti in precedenti amministrazioni statunitensi. E' ovvio che i rappresentanti dell'Ue non possono essere classificati come meramente idioti ma se anche la cretineria, come spiega mirabilmente il letterato russo Zinoviev, può raggiungere "vette" di autentica maestria allora tout se tient:
"…In genere non si rivolge attenzione al fatto che gli uomini possono progredire anche in stupidaggine. Capita spesso d'incontrare nella vita certi cretini di cui si può dire che sono dei cretini estremamente notevoli. Possiamo qui perfino suddividere i cretini in geniali e insulsi. Si fa apprendistato di stupidaggine altrettanto quanto d'intelligenza. Solo nel corso di una lunga vita e con un costante allenamento gli uomini raggiungono un alto grado di stupidaggine. In modo assolutamente analogo si svolge la cosa con qualità come il cinismo, la viltà, la scaltrezza, l'astuzia, il raggiro, ecc. La capacità di compiere una bassezza non si raggiunge di colpo. E per diventare un insigne mascalzone, bisogna certo esservi predisposti, ma anche allenarsi a lungo e con tenacia. Non è perciò un caso se i più insigni scellerati s'incontrano più sovente tra la gente istruita e attempata".
Ecco spiegata, in poche parole, l'efficienza idiota con la quale i superdotati di Bruxelles si dedicano alla costruzione di un'Europa servile agli Usa e marginale nella geopolitica mondiale. La stessa efficienza scema che ci ha messo il Governo Italiano per approvare in un baleno i raid sulla Libia che ostacolano i suoi interessi concreti ma favoriscono quelli di Washington. Un vero capolavoro sciocco.
Stando così le cose, non possono esserci vie di mezzo: l'Unione Europea deve morire subito con tutte le sue istituzioni, tutti gli apparati e organismi che sono germinati proprio per riprodurre élite di deficienti con alto quoziente intellettivo, da lasciare precauzionalmente inutilizzato o da utilizzare nella maniera peggiore possibile, a detrimento dei cittadini che vi vivono dentro.
Per far inceppare il meccanismo automatico che riproduce tale incretinimento, colpendo contestualmente i portatori soggettivi dello stesso, non basta scagliarsi contro i suoi accidenti derivati, vedi l'Euro. Chi dice il contrario è vittima di una ottusità antitetico-polare a quella che pretende di combattere. Bisogna andare dritti al cuore del problema. Il mito poietico dell'Ue deve essere smascherato sin dalle sue origini ed il suo prodotto maligno distrutto dalle fondamenta. Esso è germogliato per volontà della C.I.A., come rivelato da documenti desecretati dagli statunitensi, con un ordine chiaro, dato dal Dipartimento di Stato, ai suoi "Padri Affondatori": "sopprimere il dibattito fino al punto in cui l'adozione di tali proposte diverrebbe praticamente inevitabile". Precisamente la strada seguita ancora oggi dai nostri sinceri democratici del piffero.
Siano stramaledetti Monnet (di lui il Generale Charles de Gaulle disse che si trattava di un agente americano), Schuman, Spinelli e compagnia servente. Solo gli schiavi possono prendere a modello gente che si è fatta comprare come Giuda.
Fonte: http://www.conflittiestrategie.it/lue-deve-morire

8/18/2016

LO STATO È LADRO, PAROLA DI PROFESSORE


rothbard las vegasdi GUY SORMAN*
Se pensate che l’antistatalismo dei liberali sia eccessivo, evidentemente non conoscete la dottrina libertaria e Murray N. Rothbard, la sua guida intellettuale. In confronto a Rothbard, i liberali sono dei moderati.
Secondo Rothbard lo Stato non esiste in quanto tale: parole come ‘Stato’ e ‘società’ sono illusioni verbali, semplici metafore, non entità reali. Lo Stato è soltanto un’associazione di individui che hanno concordato tra loro di farsi chiamare in tal modo.
Questi uomini e queste donne si sono posti l’obiettivo di esercitare il monopolio legale della violenza e dell’estorsione di fondi. Murray Rothbard afferma tutto ciò con un gran sorriso, come se si trattasse di ovvietà ben note, logicamente concatenate.
Rothbard insegna economia all’università di Las Vegas. In realtà Las Vegas non è nota per la sua università, che tuttavia esiste davvero, soffocata dai casinò… Che cos’è un libertario? Non un membro di una setta religiosa americana, anche se si riscontra in Rothbard un dogmatismo a tutta prova e se Rothbard ha dei discepoli.
I libertari hanno un padre fondatore: l’economista austriaco Ludwig von Mises, intransigente assertore del laissez−faire, che annovera tra i suoi allievi sia Hayek sia Rothbard. In Europa Rothbard sarebbe considerato un ultraliberale, veramente molto ultra! Per i libertari lo Stato è infatti il male assoluto; tutto può essere privatizzato, comprese la Giustizia e la Difesa! Ogni uomo, secondo Rothbard, nasce con il diritto naturale alla proprietà, e ogni attacco alla proprietà viola tale diritto.
I libertari sono quindi anarchici (no allo Stato!) e capitalisti. Ecco perché Rothbard ha scelto di vivere nel Nevada: è questo lo Stato più libero d’America, seppure «non ancora abbastanza, secondo me», corregge il mio interlocutore. In ogni caso lo spirito d’iniziativa vi ha libero sfogo… Se accettiamo di entrare nel sistema di Rothbard, scopriamo che è coerente.
Prenda le tasse, mi dice: si tratta di un puro e semplice furto, perché non sono volontarie. I padroni dello Stato sono gli unici individui della nostra società che ottengano le loro entrate per costrizione. I teorici della democrazia spiegano che le tasse sono volontarie: un contratto stipulato tra lo Stato e il popolo. Falso! Esclama Rothbard.
Basterebbe eliminare l’intimidazione per far sì che i contribuenti smettano immediatamente di pagare. Perché lo Stato è generalmente ritenuto legittimo e non illecito? «In ciò interviene il ruolo dell’ideologia e degli ideologi», risponde Rothbard. In ogni tempo lo Stato ha mantenuto cortigiani la cui funzione consisteva nel legittimarlo.
Gli ideologi hanno il compito di spiegare che un delitto commesso da un individuo è condannabile, mentre quello di massa a opera dello Stato è giusto. Senza ideologia non vi sarebbe Stato. Gli uomini politici lo sanno sin dalle epoche più antiche. Il contenuto delle ideologie di cambiare, ma lo scopo è sempre lo stesso: convincere l’opinione pubblica che l’esistenza e le malefatte dello Stato sono necessarie e devono essere perdonate.
Nessuno Stato, insiste Rothbard, nella forma di monarchia, di democrazia o di dittatura, può sopravvivere a lungo senza l’appoggio dell’opinione pubblica. Il sostegno non ha bisogno di essere attivo: basta la rassegnazione. Etienne de la Boétie, nel Discorso sulla servitù volontaria, già quattro secoli fa aveva definito lo Stato come il potere tirannico di una minoranza accettato da una massa consenziente.
Da ciò nasce l’importanza per lo Stato di reclutare quei fabbricanti di ideologie che sono gli intellettuali. Per un lungo periodo di tempo, gli ideologi sono stati i membri della classe sacerdotale. Nell’epoca più moderna sono stati sostituiti dai discorsi, apparentemente più scientifici, degli economisti, degli scienziati e di altri docenti universitari.
Non è un caso che questi propagandisti siano più o meno tutti impiegati statali e che lo Stato controlli più o meno direttamente tutti i mezzi d’espressione e di comunicazione. E’ il modo di impedire una rivoluzione libertaria. Se è comprensibile che lo Stato voglia controllare gli intellettuali, perché gli intellettuali hanno bisogno dello Stato? «Ogni intellettuale condivide, nel suo profondo, l’ideale platonico del filosofo−re», mi risponde Rothbard.
rothbard las vegas«Inoltre, sul mercato dei consumi, i servigi offerti dagli intellettuali sono scarsamente richiesti. Lo Stato garantisce quindi un minimo di mercato!». Se le tasse sono un furto, la guerra è un crimine e il servizio militare una schiavitù.
Un furto è sempre un furto, un crimine è sempre un crimine: «Che l’uno o l’altro siano perpetrati da un uomo solo o da un gruppo di uomini non ne modifica affatto la natura delittuosa».
E anche in questo caso la democrazia non scusa niente: un’azione criminale non smette di essere tale solo perché una maggioranza l’approva o la condanna! In definitiva, secondo Rothbard, «lo Stato è la più vasta e più importante organizzazione criminale di tutti i tempi, più efficiente di qualsiasi mafia della storia».
Gli intellettuali sono ideologi pagati dallo Stato
Perché lo Stato è generalmente ritenuto legittimo e non illecito? «In ciò interviene il ruolo dell’ideologia e degli ideologi», risponde Rothbard. In ogni tempo lo Stato ha mantenuto cortigiani la cui funzione consisteva nel legittimarlo. Gli ideologi hanno il compito di spiegare che un delitto commesso da un individuo è condannabile, mentre quello di massa a opera dello Stato è giusto.
Senza ideologia non vi sarebbe Stato. Gli uomini politici lo sanno sin dalle epoche più antiche. Il contenuto delle ideologie di cambiare, ma lo scopo è sempre lo stesso: convincere l’opinione pubblica che l’esistenza e le malefatte dello Stato sono necessarie e devono essere perdonate. Nessuno Stato, insiste Rothbard, nella forma di monarchia, di democrazia o di dittatura, può sopravvivere a lungo senza l’appoggio dell’opinione pubblica.
Il sostegno non ha bisogno di essere attivo: basta la rassegnazione. Etienne de la Boétie, nel Discorso sulla servitù volontaria, già quattro secoli fa aveva definito lo Stato come il potere tirannico di una minoranza accettato da una massa consenziente. Da ciò nasce l’importanza per lo Stato di reclutare quei fabbricanti di ideologie che sono gli intellettuali.
Per un lungo periodo di tempo, gli ideologi sono stati i membri della classe sacerdotale. Nell’epoca più moderna sono stati sostituiti dai discorsi, apparentemente più scientifici, degli economisti, degli scienziati e di altri docenti universitari. Non è un caso che questi propagandisti siano più o meno tutti impiegati statali e che lo Stato controlli più o meno direttamente tutti i mezzi d’espressione e di comunicazione.
E’ il modo di impedire una rivoluzione libertaria. Se è comprensibile che lo Stato voglia controllare gli intellettuali, perché gli intellettuali hanno bisogno dello Stato? «Ogni intellettuale condivide, nel suo profondo, l’ideale platonico del filosofo−re», mi risponde Rothbard. «Inoltre, sul mercato dei consumi, i servigi offerti dagli intellettuali sono scarsamente richiesti. Lo Stato garantisce quindi un minimo di mercato!».
Lo Stato può essere privatizzato completamente
I filosofi sono pressoché concordi nel ritenere che il fondamento della natura umana sia la libertà, afferma Rothbard; ma solo i libertari ne traggono conclusioni coerenti. In concreto, cos’è la libertà? «Il diritto naturale, per ogni individuo, di disporre di se stesso e di ciò che ha acquisito con lo scambio o con il dono. La proprietà e la libertà sono quindi indissolubili: ogni attacco alla proprietà è un attacco alla libertà. Le società che separano libertà e diritto di proprietà privano l’uomo delle condizioni necessarie ad esercitare realmente i suoi diritti. Non esiste quindi alcun diritto reale che possa essere distinto dalla proprietà».
E il diritto di parola?. «Il diritto di parola si può esercitare solo usando ciò di cui si è proprietari, oppure chiedendo il permesso al proprietario. Ad esempio, occorre disporre di un giornale o di una sala, oppure prenderli in affitto dal legittimo proprietario». Una società può realmente funzionare senza lo Stato? Tutta l’opera di Murray Rothbard è una risposta affermativa e concreta a questa domanda.
Facciamo alcuni esempi, tra i più estremi. Le strade devono essere privatizzate? «Sì, se alcune società private fossero proprietarie delle strade farebbero pagare l’accesso e avrebbero interesse a garantirne la manutenzione. Se tutte le strade pubbliche delle grandi città fossero privatizzate, la sicurezza sarebbe meglio garantita».
rothbard las vegasL’economia di mercato come potrebbe sostituirsi allo Stato per assicurare i servizi oggi forniti dalla polizia e dalla giustizia? Murray Rothbard obietta sul modo in cui è stata posta la domanda: «Polizia e giustizia non sono concetti astratti, ma sono formate da una serie di precisi servizi che lo Stato fornisce più o meno bene. I vari compiti di un servizio di polizia potrebbero benissimo essere affidati a imprese private, che avrebbero interesse a soddisfare e a rispettare i clienti. In una società libertaria si tratterebbe molto probabilmente di compagnie di assicurazione, che trarrebbero vantaggio nel limitare il crimine e il furto più di quanto ne tragga la polizia attuale, e includerebbero il relativo costo nel premio da pagare. La concorrenza tra le compagnie di assicurazione e di polizia contribuirebbe a un generale miglioramento della sicurezza!».
Non sorgerebbero conflitti tra le polizie private?. «Sì, ma sarebbero meno violenti dei conflitti tra Stati. La società libertaria sarebbe un po’ disordinata, ma meno pericolosa del mondo attuale, regolato dai governi. Per di più, in una società libertaria le compagnie private avrebbero interesse a limitare i conflitti, dannosi agli affari, mentre gli Stati hanno interesse a prolungare le guerre, che ne rafforzano il potere e il prestigio».
Anche la giustizia si presta alla privatizzazione?. «Ricordo nuovamente che l’attuale sistema di monopolio statale funziona male e non soddisfa nessuno. Lo sviluppo spontaneo dell’arbitrato privato dimostra che le forze del mercato hanno cominciato a ridurre il campo d’azione della giustizia statale». Ammettiamolo! Ma una società libertaria come si difenderebbe in caso d’invasione?.
«Innanzitutto una società libertaria non minaccerebbe nessuno, e ciò ridurrebbe i rischi di conflitto. Se nonostante ciò scoppiasse una guerra, spetterebbe ai consumatori il compito di finanziare la protezione. Anche in questo caso la concorrenza tra i sistemi privati di difesa migliorerebbe la qualità della prestazione. E una nazione formata da proprietari si impegnerebbe in una guerriglia senza pietà contro l’invasore».
In definitiva, conclude Murray N. Rothbard, nella società attuale funziona male ciò che è pubblico e che non appartiene a qualcuno. Esempio: l’inquinamento. Proprio perché l’aria e l’acqua non appartengono a nessuno, ognuno può inquinare senza conseguenze. Se l’atmosfera, i mari, i laghi e i fiumi venissero privatizzati, i proprietari preserverebbero la purezza dell’aria e dell’acqua!.
E sia! Ma che ne sarebbe dei poveri in una società in cui ogni libertà è basata sulla proprietà, in cui tutto ha un prezzo?. «In una società libertaria la crescita economica sarebbe rapida, perché lo Stato non la frenerebbe più con i suoi prelevamenti e le sue regolamentazioni: i poveri sarebbero quindi molto meno numerosi. E la carità verrebbe riabilitata. Nell’attuale sistema, la nostra reazione davanti alla miseria è: ‘Che se ne occupi lo Stato!’. Nella società libertaria rinascerebbero i sentimenti di solidarietà e di aiuto reciproco».
L’utopia di Rothbard sembra un po’ troppo estremista. Ma non sottovalutiamo la sua influenza: nelle società liberali e socialiste, dove lo Stato è incontestabilmente in crisi, la dottrina del laissez−faire ha fatto di recenti enormi progressi. In Francia e negli Stati Uniti si medita sul concetto di prigioni private! Una proposta inaudita sino a poco tempo fa, giunta direttamente da von Mises e da Rothbard.
Tutte le rivoluzioni sono inizialmente libertarie
L’inflessibilità e la coerenza hanno procurato a Rothbard il soprannome di ‘Karl Marx dell’anarco−capitalismo’. Il mio interlocutore non è dispiaciuto dell’accostamento, benché precisi che a suo parere Marx è stato «troppo amante della violenza» e «senza dubbio un po’ matto»! Ma Rothbard è un rivoluzionario? «Non preconizzo la rivoluzione in sé, però le rivoluzioni non danno necessariamente cattivi risultati: ad esempio, quella americana del 1776 o quella francese del 1848 hanno fatto progredire la libertà».
Rothbard constata anche che tutte le rivoluzioni del XX secolo sono state inizialmente di ispirazione libertaria: contro lo Stato e a favore della proprietà privata. I russi del 1917 e i cinesi del 1949 erano contadini ribelli che rivendicavano la proprietà privata; non chiedevano né l’uguaglianza né il socialismo. Il risultato finale di queste rivoluzioni non deve far dimenticare quale fu la rivendicazione iniziale, tanto rivelatrice della natura umana.
rothbard 5In tempi più recenti le “rivolte fiscali” degli Stati Uniti vanno, secondo Rothbard, per il verso giusto: indeboliscono lo Stato, lo privano di risorse. «Sintomo eccellente» quanto lo scandalo del Watergate, che ha screditato il potere! Più che sulla rivoluzione, «impossibile nelle democrazie occidentali», Rothbard punta però sulle «contraddizioni interne» del sistema statale: è Marx alla rovescia…
Lo Stato sta per scomparire a causa delle sue contraddizioni
L’umanità ha rotto definitivamente, sul finire del XVIII secolo, con il “vecchio ordine” della penuria e della schiavitù, afferma Rothbard. Da allora lotta per la sua illimitata aspirazione a una maggiore libertà individuale e a un maggior benessere materiale.
E ormai solo lo Stato ostacola l’avanzata. Ciò è evidente nel mondo socialista, dove si assiste a una «quasi abdicazione» dei governi di fronte all’economia e alle forze del mercato. Ciò risulta lampante anche nel mondo capitalista, dove il dirigismo è in rotta. Ovunque le forze del mercato vincono e portano in piena luce il conflitto tra lo Stato e l’aspirazione al benessere.
Gli occhi di Rothbard brillano di gioia nell’evocare questa ineluttabile Grande Sera. Ma il processo (non lasciamoci trarre in inganno) sarà lungo e difficile. Lo Stato è abile nel difendere i propri interessi; la “mafia” sa cambiare strategia e discorso, se necessario. Negli anni ’50 «i burocrati cercavano di rubare il più possibile in nome della pianificazione centralizzata dell’economia».
Poiché nessuno vi crede più, hanno trovato un argomento di ricambio: «la redistribuzione e la giustizia sociale». Un altro cambiamento della strategia dello Stato: «L’imposta sul reddito viene contestata? Non importa, lo Stato l’abbassa e la sostituisce con un’altra imposta, più discreta e molto più produttiva: l’Iva». Secondo Rothbard il crollo del sistema statale lascerà il posto a una società libertaria solo «in proporzione a quanto i libertari si saranno organizzati per denunciare la flessibile strategia statale, e per sostituirsi allo Stato dopo la sua caduta».
Bolscevichi del laissez−faire, unitevi!
Ogni compromesso sull’esistenza stessa dello Stato è un’incoerenza, secondo Rothbard: si deve rifiutare persino l’idea che uno “Stato minimo” possa rivelarsi benefico. L’interesse pubblico non esiste: tutto, per natura, è privato, mentre nulla è pubblico. Appare inutile e contraddittorio rivendicare una diminuzione delle tasse se queste ultime vanno totalmente eliminate.
Nelle migliore delle ipotesi, la strategia libertaria consisterà nell’accontentarsi di una riduzione provvisoria, continuando però a esigere la totale soppressione. In questa battaglia la destra conservatrice è particolarmente incoerente, a parere di Rothbard: conta sullo «Stato−ladro» per una spontanea cessazione del furto.
Quanto ai liberali classici, sia dell’Europa sia degli Stati Uniti, «sono dei traditori». Risultato del tradimento è il reaganismo: un discorso antistatale che in realtà ha portato a un aumento delle spese dello Stato. Il vero pensiero libertario deve dunque incarnarsi in un partito puro e duro, che non esiti davanti alle purghe e all’esclusione dei “molli”.
Questo partito esiste negli Stati Uniti e Rothbard ne è il teorico. I risultati elettorali sono modesti: un deputato in Alaska e un altro nel Texas. Ma l’importante è partecipare alle elezioni e farsi sentire. I candidati libertari beneficiano dell’appoggio di determinati settori del mondo degli affari, spesso dei “milionari self−made man”.
rothbard 6Il partito si presenta infatti come l’unico autentico difensore del capitalismo assoluto. I libertari idealizzano i capitani d’azienda. L’autore preferito, persino venerato, è Ayn Rand: una scrittrice i cui personaggi sono imprenditori “nietzschiani” che si confrontano con le forze burocratiche del Male.
Ma il partito libertario non è solo capitalista, è anche anarchico. Murray Rothbard raccoglie intorno a sé tutti gli amanti della libertà assoluta: i fautori della liberalizzazione della droga, gli obiettori di coscienza e gli emarginati di ogni tipo.
Nella società libertaria, egli ricorda, ognuno è padrone di sé stesso e vive come vuole: la droga, il gioco e la prostituzione sono dunque problemi squisitamente personali. Naturalmente, aggiunge Rothbard, niente può opporsi all’immigrazione: la libertà di movimento deve essere assoluta e l’immigrazione va regolata dal mercato, non dalla polizia.
«Sono l’alleato obiettivo di certi esponenti della sinistra, dei pacifisti e degli ecologisti nella lotta contro la repressione poliziesca e contro la grande industria subordinata agli ordini dello Stato». Las Vegas è un’anticipazione della società libertaria?. Le macchine a gettone sono onnipresenti e ricordano che ogni cosa è regolata dal denaro.
Nelle cappelle per i matrimoni, dove la cerimonia viene sbrigata in cinque minuti, tutto si può prendere a nolo: il pastore, l’abito da sposa, i fiori in plastica, il sermone e la musica registrata. «Las Vegas non è il simbolo del buon gusto», ammette Rothbard, «ma è molto meglio di Hiroshima. La filosofia del laissez−faire non ha mai ucciso nessuno e nessuno uccide in suo nome».
* Intervista realizzata per Figaro Magazine, il 24 Giugno 1989, tratta da http://www.libreriadelponte.com/

8/16/2016

Alla cortese attenzione dei correntisti: PREPARATEVI !

Credete che i problemi con le banche siano finiti? Io penso proprio di no.

Dopo una ricerca e una attenta analisi le prossime banche che in futuro avranno  ho li anno già dei problemi sono:

Istituto per il credito sportivo

Cassa di risparmio di Loreto

Banca popolare dell'Etna

Banca popolare delle province calabre

BCC Banca Romagna Cooperativa

BCC Irpina

BCC Banca Padovana

Cassa rurale di Folgaria

Credito Trevigiano

Banca di Cascina

Banca Brutia

BCC di terra d'Otranto

PS: Spero vivamente di sbagliarmi.

Come Soros manipola le elezioni europee (e italiane)

Alex Christoforou, The Duran 15 agosto 2016
Ecco l'elenco completo delle ONG finanziate da George Soros per manipolare le elezioni in tutti gli Stati dell'UE. Le email di George Soros sono spaventose.
Il miliardario statunitense e le sue ONG esercitano un potere immenso, e i documenti diffusi da DCLeaks mostrano come Soros fa cadere governi e istiga guerre civili, così da poter realizzare enormi profitti finanziari. Si tratta dell'immensa raccolta di minute, libri bianchi, schede su stanziamenti e piani mediatici che dettagliano come Soros e le sue ONG telecomandano governi e istituzioni finanziarie. È possibile trovare i documenti completi sul sito DCLeaks, che descrivono come Soros e la sua rete di ONG "sfruttano a sangue milioni e milioni di persone solo per arricchirsi ancora di più". George Soros è un magnate, investitore, filantropo, attivista politico e autore ungaro-statunitense di origine ebraica dalla doppia cittadinanza. Guida oltre 50 programmi e fondazioni, sia globali che regionali. Soros viene definito architetto e sponsor di quasi ogni rivoluzione e colpo di Stato nel mondo degli ultimi 25 anni. Grazie a lui e ai suoi burattini, gli USA sono ritenuti un vampiro, non un faro di libertà e democrazia. I suoi servi succhiano sangue a milioni e milioni di persone solo per arricchirsi. Soros è un oligarca che sponsorizza partito democratico, Hillary Clinton, centinaia di politici nel mondo. Questo sito è volto a consentire a tutti di osservare i documenti secretati dell'Open Society Foundation di George Soros e delle organizzazioni correlate, come piani di lavoro, strategie, priorità e altre attività. Tali documenti fanno luce su una delle reti più influenti ed attive nel mondo. Ecco la lista completa delle ONG di Soros che manipolano le elezioni in tutti gli Stati membri dell'UE, con obiettivi, referenti e finanziamenti dei piani.

ONG Italiane finanziate da Soros:

Centro Studi ed Iniziative Europeo (CESIE)

Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti (COSPE)

Arcigay – Associazione 21 luglio

Associazione Upre Roma – Fondazione Romani Italia

Transparency International – United fot Intercultural Action

Stichting Onderzoek Multinationale Ondememingen (SOMO)

Young European Federalists (JEF)

Media Diversity Institute – Migration Policy Group

Zerohedge riporta che "2576 documenti sono stati resi pubblici da DCLeaks, un sito che sostiene di essere stato "lanciato da hacktivisti statunitensi che rispettano e apprezzano la libertà di espressione, i diritti umani e il governo del popolo". I documenti provengono da diversi dipartimenti delle organizzazioni di Soros. L'Open Society Foundations di Soros sembra essere il gruppo col maggior numero di documenti resi pubblici, che provengono da sezioni presenti in quasi tutte le regioni geografiche del mondo, dagli Stati Uniti ad Europa, Eurasia, Asia, Latina, America, Africa, dalla Banca Mondiale all"Ufficio del Presidente", così come da entità sconosciute come il SOUK. Come nota il Daily Caller, vi sono documenti risalenti almeno al 2008-2016. I documenti provengono da studi di ricerca come "Crisi europea: sviluppi chiave delle ultime 48 ore" che studia l'impatto della crisi dei profughi, o da documenti dal titolo "Il dibattito sull'Ucraina in Germania", agli aggiornamenti sui finanziamenti di specifiche borse di studio. Una e-mail diffusa da Wikileaks mostra che Soros consigliava Hillary Clinton, durante il mandato da segretaria di Stato, su come gestire i disordini in Albania, consigli che ha seguito.Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

8/10/2016

La vecchia strega Hillary , Regina della Guerra: ecco ciò che ci aspetta se sarà eletta

Tutto ha inizio con una storia d'amore Wahabita-Sionista

Il Ministro degli Esteri saudita è stato costretto ad un forcing di negazioni e contro-negazioni circa una visita in Israele, il 22 luglio, da parte di una delegazione guidata dal generale in pensione Anwar Eshki.

Sembra che Eshki sia molto vicino alla superstar dell'intelligence saudita, nonché un tempo vecchio amico di Osama bin Laden, il Principe Turki bin Faisal, che di recente si è pubblicamente incontrato con gli ex generali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) Yaakov Amidror e Amos Yadlin.

Una volta in Israele, Eshki ha avuto un colloquio con il Direttore Generale del Ministero degli Esteri, Dore Gold e con il Maggiore Generale Yoav Mordechai, il gran capo dell'IDF in Cisgiordania.

Non è assolutamente possibile che la Casa Saud non abbia dato il via libera ad una tale visita e ad un tale alto livello di consultazioni. A proposito, il Ministro degli Interni dell'Arabia Saudita vieta tutti i viaggi in Israele, così come in Iran e in Iraq.

E allora, dov'è il grosso problema? Gli Israeliani lo hanno interpretato come se i Sauditi, parlando a nome della Lega Araba, avessero offerto una normalizzazione dei rapporti con il mondo arabo, senza che Israele debba rinunciare a nulla per quanto riguarda il fronte palestinese. L'unica cosa che Tel Aviv dovrebbe fare, molto più avanti, sarebbe quella di adottare l'iniziativa di pace araba del 2002, proposta dall'Arabia Saudita [in inglese].

Questa è una stupidaggine. Tanto per incominciare, i Sionisti dell'ultra destra al potere a Tel Aviv non accetteranno mai di ritornare ai confini pre-1967 e di riconoscere lo Stato Palestinese. Quello che è stato "discusso" era un non-accordo, anche se Tel Aviv gongola: "importanti stati arabi stanno mostrando la volontà di abbracciarci, anche se noi non abbiamo ceduto di un centimetro sulla Cisgiordania e anche se continuiamo a controllare la Moschea di Al-Aqsa".

Se la Lega Araba dovesse mai imbarcarsi in un tale, palese non-accordo, gettando per sempre i Palestinesi sotto una miriade di buldozzer (israeliani), ci sono forti probabilità che le oligarchie/petromonarchie, di tutti i generi, comincino ad acquistare biglietti di sola andata per Londra.

L'alleanza Mosca-Teheran-Ankara

Di che cos'hanno veramente parlato allora? Prevedibilmente dell'imminente prospettiva che la Dominatrice a Tutto Spettro [in inglese] arrivi, alla fine, a conquistare la casa Bianca.

Sia Bibi Netanyahu a Tel Aviv, sia il reggente di fatto di Casa Saud, nonché Principe della Guerra, Mohammad bin Salman a Riyad sono stati ridotti, sotto l'amministrazione Obama, al rango di proverbiali, eufemistici "alleati alienati". Fra loro, sono di fatto alleati, anche se non possono ammetterlo davanti agli Arabi. Entrambi sono assolutamente sicuri che con la Regina della Guerra [in inglese] ci sarà, e cos'altro ci potrebbe essere, la guerra. La domanda è contro chi.

Un'ipotesi fondata punta il dito contro il comune nemico saudita/israeliano: l'Iran [in inglese]. Però c'è un problema. La strategia comune israelo-saudita in tutto il Medio Oriente è letteralmente a pezzi. Teheran non si è impantanata né in Siria né in Iraq. l'ISIS/ISIL/Daesh e i vari "ribelli moderati", che in maniera occulta sostenevano l'asse israelo-sunnita, sono in rotta, anche se insistono a non non farsi più chiamare "al-Qaeda". Il Principe della Guerra bin Salman si è intrappolato da solo in un conflitto che non può vincere, nello Yemen.

E poi c'è lo spettacolare salto mortale post-golpe del Sultano Erdogan, praticamente l'abbandono di tutti quei complicati sogni di no-fly-zone [zona di non-volo] per annettere una Siria post-Assad alla sua creazione neo-ottomana.

Casa Saud schiuma di rabbia da quando i diplomatici turchi hanno iniziato a diffondere questa notizia bomba: Erdogan ha proposto all'iraniano Rohuani un'alleanza a tutto campo con il Presidente Putin per risolvere una volta per tutte il rompicapo del Medio Oriente.

Per quanto erratica possa essere l'agenda di Erdogan, un possibile nuovo accordo, tanto per rompere il ghiaccio, fra Mosca ed Ankara verrà di fatto discusso nel prossimo incontro faccia a faccia fra Putin ed Erdogan [avvenuto il 9 agosto a S. Pietroburgo]. In questa fase, tutti i segnali geopolitici puntano, anche se provvisoriamente, verso una rinnovata alleanza russo-turco-iraniana, anche se una atterrita Casa Saud sta facendo tutto il possibile per guadagnarsi la fiducia di Mosca, offrendo "ricchezze indicibili" [in inglese] e un accesso privilegiato al mercato del Consiglio di Cooperazione degli Stati del Golfo (GCC).

Com'è stato confermato da una fonte ad alto livello dell'intelligence occidentale, "i Sauditi stanno decisamente mantenendo tutti contatti aperti con il Cremlino. Il monarca saudita è ora a Tangeri, dove ha incontrato l'inviato russo. Sembra proprio che siano sinceri. Ma Putin non abbandonerà Assad. Dovrà esserci un compromesso. Entrambi ne hanno bisogno".

Il Presidente Putin si trova in posizione privilegiata. Anche senza accettare l'offerta saudita, che è solo una promessa e non ha garanzie di sorta, la Russia ha le carte migliori, in quella che è una abbastanza problematica, ma in fondo fattibile, alleanza Mosca-Teheran-Ankara, tutta incentrata sull'integrazione euroasiatica (e su un futuro posto per la Turchia, insieme all'Iran, nell'Organizzazione di Shangai per la Cooperazione – SCO).

Un'alleanza russo-saudita [in inglese] da parte sua, porterebbe inevitabilmente l'amministrazione della Regina della Guerra verso, sai che novità, un cambio di regime a Riyad mascherato da R2P: la "responsabilità di proteggere" il popolo saudita. Ci si dovrebbe aspettare anche che l'amicona di Hillary, Samantha Power lo difenda con ardore alle Nazioni Unite.

Tutto ruota attorno alle Tre Arpie

Tenendo però in considerazione gli istinti della Regina della Guerra, tutti i segnali puntano verso l'Iran.

Il progetto/manuale di istruzioni/mappa delle guerre della Clinton è ancora in discussione, trovandosi ora [in inglese] nel bel mezzo di un incrocio di interessi molto pericoloso fra Neo-conservatori e Liberal-neoconservatori americani. Il gruppo di esperti del CNAS (Center for a New American Security) è costituito per un terzo (Michele Flournoy) da quelle che ho chiamato le Tre Arpie: Hillary Clinton, la Flournoy e la più terribile delle parole della lingua inglese, la Segretaria di Stato Victoria Nuland, il possibile, letale, trio responsabile della politica estera nella terza amministrazione Clinton.

Questo infatti è il PNAC (il Progetto per il Nuovo Secolo Americano) gonfio di steroidi, che ricorda la bellicosa Guida alla Pianificazione della Difesa degli Stati Uniti del 1992, mascherata dalla carezzevole retorica di una benevole egemonia, e di "regole basate sull'ordine internazionale". Se Trump, in campagna elettorale, riuscisse a trattenere i suoi istinti chiacchieroni e i suoi twitter motoristici, e si concentrasse su quello che comporta per gli Stati Uniti, e il mondo intero, tutto questo lavorio di guerra, riuscirebbe a toccare il cuore di milioni di votanti americani ancora indecisi.

Nonostante tutta la sua furia, che è destinata ad arrivare a livelli mai visti di isteria, la Dominatrice a Tutto Spettro non sarà così stupida da lanciare una guerra, che inevitabilmente diventerebbe nucleare, contro la Russia (gli Stati Baltici come pretesto) o contro la Cina (il Mar Cinese Meridionale come pretesto), le due principali "minacce esistenziali" per il Pentagono.

In Siria, d'altro canto, per il gennaio del 2017, quei pagliacci di al-Qaeda si/al-Qaeda no, già noti come "ribelli moderati" saranno quasi tutti sotto due metri di terra.

Erdogan potrebbe rendere intollerabile la vita della NATO in Turchia. Dal momento che la regina della Guerra è a libro paga dell'AIPAC [American Israel Public Affairs Committee, Comitato Israelo-Americano per gli Affari Pubblici]  e considerando gli ormai leggendari rosei rapporti fra la Fondazione Clinton e Casa Saud, l'obbiettivo della guerra sarebbe il bersaglio preferito dei Sauditi e degli Israeliani, che è pure pro-Damasco e in stretto contatto con Ankara e Mosca: l'Iran.

Ma come scatenarla? Una strada, che viene già attivamente esplorata, è quella di bombardare con tutti i mezzi, e non solo figurativamente, l'accordo sul programma nucleare iraniano. Una campagna ben concentrata sui media mainstream americani sta già seppellendo l'accordo [in inglese] e anche il capo supremo, l'Ayatollah Khamenei, così come viene riportato [in inglese] negli Stati Uniti, ha detto che di Washington non ci si può fidare; "Loro ci dicono 'Parliamo anche delle questioni regionali'. Ma l'esperienza dell'accordo sul nucleare ci dice che questo è un veleno mortale e che in nessun caso ci si può fidare degli Americani".

Perciò aspettatevi dalla squadra della Clinton la solita cortina fumogena di ingannevoli contorcimenti, accuse infondate e il casuale, ma ben posizionato attacco sotto falsa bandiera per far cadere Teheran nella trappola, come per esempio, nei più desideri dei Neo-liberalconservatori, la ripresa del programma nucleare iraniano. Naturalmente questo non succederà, ma la potente lobby anti-iraniana al Congresso degli Stati Uniti opererà un tale fuoco di sbarramento nella disinformazione che lo farà apparire realistico, anche come illusione.

E tutto questo mentre l'Iran, fra tutti gli altri piani di sviluppo, è impegnato nella realizzazione di una nuova via di comunicazione fra il Golfo Persico e il Mar Nero, che colleghi l'Armenia con la Georgia e la Bulgaria, e che renda la nazione un nodo chiave nei collegamenti con il mondo arabo a sud e ad ovest, l'Asia Centrale a nord, l'Afghanistan ed il Pakistan ad est, il tutto verso l'Europa. Ancora una volta, l'integrazione euroasiatica in atto.

Teheran ha una miriade di ragioni per essere in allarme rosso se la Dominatrice a Tutto Spettro dovesse mettere le mani sui codici nucleari (com'è che questa eventualità non spaventa più di Trump?). Agirà come un'infallibile, fedele servitrice dell'alleanza israelo-saudita. La via è tracciata. E i Neo-conservatori, come pure i Neo-liberalconservatori riescono a malapena a trattenere la loro eccitazione nel vedere in azione "una forza che si può adattare a diversi profili di missione e risultare vincente".

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Articolo pubblicato su Sputnik News il 4 agosto 2016

Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it

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