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2/08/2016

Collasso della ripresa economica.

La finanza stà collassando in parole povere arretra per normale fisiologia perchè non puo salire in eterno ed è normale,dal 2009 SP&500 che era a 800 è salito a 2100 a fine 2015.
Di solito un ciclo finanziario dura 7 anni,in questi anni molte economie sono cresciute e molte no come l'Italia che  nel frattempo invece di concentrarsi nelle riforme vere e propie che avrebbero portato impulso nell'economia posti di lavoro e benefici tangibili a l'Italia anno perso tempo in discussioni e accordi politici e leggi che non sevono a niente,leggi che non servono alla collettività anzi anno inasprito il sistema con tasse e altro.
Visto gli indici di crescita di America, Cina, Germania, Inghilterra, e altri possono scendere senza problemi visto che sono cresciuti senza sosta in questi anni,il problema è che si portano addietro anche economie come la nostra che propio ora iniziava a dare segni positivi, e ora è prossima al collasso,tenete presente il minimo del FTSE MIB a 12870 del maggio 2012 quello è un indicatore di massimo minimo, se scendiamo sotto c'è solo il barato,senza contare le varie aziende e banche che salteranno visto che il Bail-in è legale per legge in Europa.
Morale della favola siamo messi male e ci attendono tempi duri se veramente si profila un collasso dell'intero sistema quindi alcuni esempi di come ci possiamo preservare.

Per esempio:

• Se il sistema elettrico collassasse di tanto in tanto, allora alla fine imparereste che dovrete procurarvi un sistema a 12V, un generatore, dei pannelli solari, un generatore eolico e illuminazione a LED.
• Se la pressione idraulica andasse periodicamente a zero, allora imparereste che dovete dotarvi di cisterne, un sistema di filtraggio, una pompa di prelievo, e un collettore di acqua piovana sul tetto.
• Se la raccolta di rifiuti si interrompesse periodicamente, allora imparereste a incenerirli e le tecniche di compostaggio e provereste a minimizzare la massa di spazzatura non biodegradabile che generate.
• Se sparisse il lavoro retribuiti per certi periodi di tempo, allora imparereste che dovete tenere a portata di mano risparmi che vi consentano di superare alcuni mesi di assenza di introiti.
• Se i negozi esaurissero il cibo con una certa regolarità, allora imparereste che dovete autoprodurvi il vostro nutrimento, mettereste un pollaio nel giardino di casa, vi fareste un’idea di quanti campi di patate avete bisogno.
• Se le banche vi confiscassero periodicamente tutti i soldi (si chiama “bail in” ed è diventato legale da non molto), allora imparereste a tenere il minimo di soldi necessari in banca, e trovereste altre maniere, più affidabili per conservare i vostri risparmi.
• Se vi doveste trovare periodicamente tagliati fuori dal sistema sanitario, allora trovereste dei modi per mantenervi in salute e curarvi da soli.
• Se periodicamente vi trovaste nell’impossibilità di comprare benzina, imparereste che non potete affidarvi alle auto, e andreste invece in bicicletta, o camminereste, o usereste i trasporti pubblici.
• Se il governo del vostro paese diventasse periodicamente fascista e iniziasse ad arrestare, torturare ed uccidere indiscriminatamente persone, allora imparereste che dovete procurarci un altro passaporto e ad uscire in fretta dal vostro paese.

8/15/2015

Se Berlino rischia di essere il nemico della Ue.

Le scelte dell’amministrazione Merkel alimentano pericolosi squilibri della zona Euro. Di Philippe Legrain
La zona euro ha un problema e il proble
ma è la Germania. Le politiche tedesche
del “rubamazzo” e più in generale la ri
sposta alla crisi che la Germania ha indi
rizzato si sono rivelate disastrose. A sette anni
dall’inizio della crisi, l’economia della zona euro
sta andando peggio di come andò in Europa du
rante la Grande Depressione degli anni Trenta.
Gli sforzi del governo tedesco volti a schiacciare
la Grecia e costringerla ad abbandonare la valu
ta unica hanno destabilizzato l’unione moneta
ria. Finché l’amministrazione Merkel continue
rà ad abusare della sua posizione dominante di
principale creditore per portare avanti i suoi mi
opi interessi, la zona euro non potrà prosperare
– e potrebbe non sopravvivere.
L’immenso surplus delle partite correnti
della Germania – i risparmi in eccesso genera
ti dall’abbassamento dei salari per sostenere
le esportazioni – è stato sia una causa della cri
si della zona euro, sia un ostacolo per risolver
la. Prima della crisi quel surplus alimentava i
prestiti “cattivi” delle banche tedesche all’Eu
ropa meridionale e all’Irlanda. Adesso che il
surplus annuale della Germania – cresciuto fi
no a raggiungere i 233 miliardi di euro (255 mi
liardi di sterline), avvicinandosi all’8% del Pil
– non è più “riciclato” nell’Europa meridiona
le, la depressa domanda interna del Paese
esporta deflazione, che esaspera le disgrazie
debitorie della zona euro.
Le eccedenze della Germania nei confronti
dell’estero sono in palese contrasto con le nor
mative previste dalla zona euro al riguardo di
pericolosi squilibri. Il governo Merkel, però
esercitando pressioni sulla Commissione Euro
pea, ha ottenuto il via libera. Ciò trasforma in una
presa in giro la sua affermazione di essere la pa
ladina della zona euro, come in un club che ha
delle regole. Infatti, la Germania le infrange im
punemente, le altera per adattarle alle proprie
esigenze, o addirittura le inventa a suo piacere.
In verità, proprio mentre spinge gli altri alle ri
forme, la Germania ignora le raccomandazioni
della Commissione: sta obbligando la Grecia ad
elevare l’età pensionabile – uno dei requisiti ne
cessari per concederle un ulteriore programma
di aiuti dall’eurozona – nel momento stesso in
cui abbassa la propria. Chiede insistentemente
che i negozi greci restino aperti anche di dome
nica, benché quelli tedeschi siano chiusi.
Sembra quasi che per la Germania il corporativismo
debba essere spazzato via altrove ma protetto in
casa. Oltre a rifiutarsi di correggere la sua econo
mia, la Germania ha rifilato i costi della crisi agli
altri. Allo scopo di soccorrere le banche del Pae
se invischiate nelle decisioni di erogare prestiti
“cattivi”, Angela Merkel ha infranto la regola del
“no-bailout” prevista dal Trattato di Maastricht
che vieta ai governi membri di finanziare gli al
tri, e ha costretto i contribuenti europei a eroga
re prestiti a una Grecia insolvente. Nello stesso
modo, i prestiti a Irlanda, Portogallo e Spagna da
parte dei governi della zona euro in primo luogo
hanno salvato in extremis le banche locali insol
venti, e di riflesso i loro creditori tedeschi.
A peggiorare ancor più le cose, in cambio di
questi aiuti la cancelliera ha ottenuto un con
trollo molto maggiore su tutti i budget dei go
verni della zona euro con una camicia di forza
fiscale che svigorisce la domanda e pone vinco
li alla democrazia: normative più rigide per
l’eurozona e un fiscal compact. L’influenza del
la Germania ha dato vita nella zona euro a
un’unione bancaria asimmetrica e piena di bu
chi. Le Sparkassen tedesche – banche di rispar
mio con uno stato patrimoniale complessivo di
circa mille miliardi di euro – sono esenti dal
controllo e dalla supervisione della Banca cen
trale europea, mentre le mega-banche poco ca
pitalizzate come Deutsche Bank e i marci pre
statori regionali di proprietà statale del paese
hanno ottenuto un poco plausibile certificato
di sana e robusta costituzione.
L’unica regola della zona euro ritenuta sacro
santa è l’irrevocabilità dell’appartenenza. Non
esiste alcuna clausola contrattuale che preveda
la possibilità di uscirne, perché l’unione mone
taria è concepita come un primo passo verso
un’unione politica, e perché in caso contrario
degenererebbe in un regime pericolosamente
inflessibile e traballante di tassi a cambio fisso.
La Germania non ha trasgredito soltanto a que
sta regola: oltre a ciò, il suo ministro delle finan
ze, Wolfgang Schäuble, ne ha da poco inventata
di sana pianta un’altra, quella secondo cui nella
zona euro l’alleggerimento del debito è vietato
per giustificare il suo vergognoso comporta
mento nei confronti della Grecia. In conseguen
za di tutto ciò, l’appartenenza della Germania al
la zona euro – e per estensione quella di tutti i
suoi membri – è subordinata all’ubbidienza al
governo tedesco. La zona euro ha disperata
mente bisogno di alternative mainstream a que
sto asimmetrico “Consenso di Berlino” nel qua
le gli interessi dei creditori sono anteposti a
quelli di chiunque altro e nel quale la Germania
domina tuto il resto. Il Merkelismo sta provo
cando stagnazione economica, polarizzazione
politica, e un brutto nazionalismo. Francia, Italia
ed europei di ogni colore politico devono ado
perarsi subito e intervenire proponendo altre
visioni di ciò che dovrebbe essere l’eurozona.
Una possibilità sarebbe quella di un maggio
re federalismo. Istituzioni politiche comuni,
responsabili nei confronti degli elettori della
zona euro, verrebbero a costituire una contro
parte fiscale democratica alla Bce e aiutereb
bero a contenere la potenza tedesca. Ma la cre
scente animosità tra gli stati membri della zona
euro, e l’erosione del sostegno all’integrazione
europea sia nei paesi creditori sia in quelli debi
tori, stanno a indicare che un maggiore federa
lismo è politicamente inattuabile, in teoria ad
dirittura pericoloso.
Una possibilità migliore sarebbe quella di
orientarsi verso una zona euro più flessibile,
nella quale i rappresentanti nazionali eletti ab
biano maggiore voce in capitolo. Una volta ri
pristinata la regola del “no-bailout”, poi, i gover
ni avrebbero più margine di manovra per per
seguire politiche anticicliche e rispondere alle
mutevoli priorità degli elettori. Per rendere
plausibile un simile sistema, si dovrebbe creare
un meccanismo di ristrutturazione del debito
dei governi insolventi. Ciò, unitamente alla ri
forma delle direttive previste per la capitalizza
zione delle banche permetterebbe ai mercati, e
non alla Germania, di porre un freno ai prestiti
davvero eccessivi. Preferibilmente, anche la
Bce dovrebbe ricevere il mandato di agire da
prestatore di ultima istanza per i governi illiqui
di ma solventi. Questi cambiamenti potrebbero
raccogliere un ampio consenso – e servire gli in
teressi della stessa Germania. I membri della
zona euro sono imprigionati in un matrimonio
infelice nel quale la Germania spadroneggia.
Ma la paura, da sola, non basta a tenere insieme
per sempre un rapporto. Se Angela Merkel non
rinsavirà, finirà col distruggerlo.

Philippe Legrain è stato consigliere economico
della Commissione Europea con Barroso, dal 2011 al 2014.
È Visiting senior fellow alla London School of Economics

5/01/2015

PUTIN RACCONTA PER LA PRIMA VOLTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA. DA LEGGERE, PER CAPIRE DI CHE PASTA E' FATTO QUEST'UOMO. - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

PUTIN RACCONTA PER LA PRIMA VOLTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA. DA LEGGERE, PER CAPIRE DI CHE PASTA E' FATTO QUEST'UOMO.


MOSCA - Il padre 'sabotatore' dell'Nkvd scampato ai nazisti respirando per ore con una canna immerso in una palude e poi ferito da una granata, la mamma ancora viva salvata dal marito mentre veniva trasportata con altri cadaveri per la sepoltura e il fratello maggiore morto di difterite a due anni in orfanotrofio: e' la tragedia della famiglia di Vladimir Putin durante l'assedio tedesco di Leningrado, cosi' come l'ha ricordata oggi con particolari inediti lo stesso leader del Cremlino in un raro articolo per la rivista Ruski Pionier (Il Pioniere russo).
Con una sottolineatura: la mia famiglia "non nutriva odio per il nemico, e' incredibile. Ad essere onesto, ancora non lo capisco completamente", confida, ricordando le parole della madre sui soldati tedeschi: "Erano gente comune e anche loro furono uccisi in guerra".
Il padre, che si chiamava come lui, faceva parte di un piccolo gruppo di sabotatori alle dipendenze dell'Nkvd, l'antenato del Kgb. Un giorno i tedeschi stavano dando loro la caccia in un bosco e il genitore del presidente russo si salvo' celandosi per ore in un canneto. "Mi racconto' che, quando riemerse nella palude e respiro' attraverso una canna, udi' i soldati tedeschi passare vicino, a pochi pochi passi da lui, e senti' i cani abbaiare", scrive Putin.
Successivamente, durante un'incursione dietro le linee naziste, incappo' con i compagni in un soldato tedesco che "li guardo' attentamente, prese una granata, poi un'altra e le lancio' contro di loro". Quando si risveglio' non poteva camminare e per raggiungere il suo gruppo doveva attraversare la Neva ghiacciata, esposta al fuoco nemico. Fu un suo vicino a salvarlo trasportandolo all'ospedale, dove i medici preferirono non estrarre i frammenti della granata per salvare la gamba, che pero' gli causo' un'invalidita' permanente.
Dopo l'operazione, il suo salvatore gli disse: "Tutto ok, ora tu vivrai e io andro' a morire". Sopravvissero entrambi, ma il padre di Putin lo incontro' casualmente - tra le lacrime - in un negozio, solo negli anni Sessanta, dopo averlo creduto morto.
Il fratello di Putin, invece, nacque durante la Seconda guerra mondiale e suo padre, per aiutarlo, passava segretamente la sua razione ospedaliera alla moglie. Ma quando comincio' a svenire in ospedale, dove era ricoverato per la ferita da granata, "i medici e le infermiere capirono cosa stava succedendo", ricorda Putin.
Le autorita' tolsero il bimbo alla famiglia e lo misero in un orfanotrofio. "Li' si ammalo'. Mia madre mi disse che fu per difterite e non sopravvisse. E non fu detto loro dove fu sepolto, mai". Putin l'ha saputo solo lo scorso anno: al cimitero Piskarevski di San Pietroburgo.
Terribile anche la storia della madre, anche se a lieto fine: quando rimase sola, col marito in ospedale e il figlioletto all'orfanotrofio, si ammalo'. I medici ad un certo punto la considerarono quasi morta e la trasportarono insieme ad altri cadaveri per seppellirla. Ma provvidenzialmente il marito torno' dall'ospedale proprio quel giorno e vide il corpo della moglie. "Si avvicino' e gli sembro' che respirasse. 'E' ancora viva!', disse ai medici", racconta Putin.
Essi insistettero che sarebbe morta di li' a poco ma il coniuge si rifiuto' di ascoltarli e li aggredi' con le sue stampelle. "Si prese cura di lei. E sopravvisse", scrive il leader del Cremlino. Entrambi i suoi genitori sono morti alla fine degli anni Novanta.

http://url.ie/yzmk
PUTIN RACCONTA PER LA PRIMA VOLTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA. DA LEGGERE, PER CAPIRE DI CHE PASTA E' FATTO QUEST'UOMO.

12/13/2014

The Rise of German Imperialism and the Phony “Russian Threat”



The principle Nazi ideological prop that secured massive financial and political support from Germany’s leading industrialists was the Communist and Soviet threat.  The main Nazi military drive, absorbing two-thirds of its best troops, was directed eastward at conquering and destroying Russia.  The ‘Russian Threat’ justified Nazi Germany’s conquest and occupation of the Ukraine, the Balkans, Eastern Europe and the Baltic states, with the aid of a substantial proportion of local Nazi collaborators.
After Germany’s defeat , division  and  disarmament, and with the extension of Soviet power,  the US reinstated the Nazi industrial and banking giants, officials and intelligence operatives. At first they were engaged in rebuilding their domestic economy and consolidating political power, in collaboration with the US military occupation forces.
By the late 1960’s Germany regained economic primacy in Europe and was at the forefront of European ‘integration’, in association with France and England. It soon came to dominate the principle decision – making institutions of the European Union(EU). The EU served as Germany’s instrument for conquest by stealth. Year by year, through ‘aid’ and low interest loans,the EU  facilitated German capitalist’s  market penetration and financial expansion,through out south and central Europe. Germany set the agenda for Western Europe, gaining economic dominance while benefiting from US subversion and encirclement of Eastern Europe, Russia and the Baltic and Balkan states.
Germany’s Great Leap Forward:  The Annexation of East Germany and the Demise of the USSR
Germany’s projection of power on a world scale would never have occurred if it had not annexed East Germany.  Despite the West German claims of beneficence and ‘aid’ to the East, the Bonn regime secured several million skilled engineers, workers and technicians, the takeover of factories, productive farms and, most important, the Eastern European and Russian markets for industrial goods, worth  billions of dollars.  Germany was transformed from an emerging influential EU partner, into the most dynamic expansionist power in Europe, especially in the former Warsaw Pact economies.
The annexation of East Germany and the overthrow of the Communist governments in the East allowed German capitalists to dominate markets in the former  Eastern bloc .As the major trading partner,  it seized control of major industrial enterprises via corrupt privatizations decreed  by the newly installed pro-capitalist client regimes.  As the Czech Republic, Poland, Slovakia, Hungary, Bulgarian, the Baltic States “privatized” and “de-nationalized” strategic economic, trade, media and social service sectors, ‘unified’ Germany was able to resume a privileged place.  As Russia fell into the hands of gangsters, emerging oligarchs and political proxies of western capitalists, its entire industrial infrastructure was decimated and Russia was converted into a giant raw-material export region.
Germany converted its trade relations with Russia from one between equals into a ‘colonial’ pattern:  Germany exported high value industrial products and imported gas, oil and raw materials from Russia.
German power expanded exponentially, with the annexation of the “other Germany”, the restoration of capitalism in Eastern Europe and the ascendancy of client regimes eager and willing to submit to a German dominated European Union and a US directed NATO military command.
German political-economic expansion via ‘popular uprisings’, controlled by local political clients, was soon accompanied by a US led military offensive – sparked by separatist movements.  Germany intervened in Yugoslavia, aiding and abetting separatists in Slovenia and Croatia .It backed the US-NATO bombing of Serbia and supported the far-right, self-styled Kosovo Liberation Army ( KLA),engaged in a terrorist war in  Kosovo .  Belgrade was defeated and regime change led to a neo-liberal client state.  The US built the largest military base in Europe in Kosovo. Montenegro and Macedonia became EU satellites.
While NATO expanded and enhanced the US military presence up to Russia’s borders, Germany became the continent’s pre-eminent economic power.
Germany and the New World Order
While President Bush and Clinton were heralding a “new world order”, based on  unipolar military supremacy, Germany advanced its new imperial order by exercising its  political and economic levers.  Each of the two power centers, Germany and the US, shared the common quest of rapidly incorporating the new capitalist regimes into their regional organizations –the European Union (EU) and NATO– and extending their reach globally.  Given the reactionary origins and trajectory into vassalage of the Eastern, Baltic and Balkan regimes, and given their political fears of a popular reaction to the loss of employment, welfare and independence resulting from their implementation of savage neoliberal “shock policies”, the client rulers immediately “applied” for membership as subordinate members of the EU and NATO, trading sovereignty, markets and national ownership of the means of production for economic handouts and the ‘free’ movement of labor, an escape valve for the millions of newly unemployed workers.  German and English capital got millions of skilled immigrant workers at below labor market wages, and unimpeded access to markets and resources. The US secured NATO military bases, and recruited military forces for its Middle East and South Asian imperial wars.
US-German military and economic dominance in Europe was premised on retaining Russia as a weak quasi vassal state, and on the continued economic growth of their economies beyond the initial pillage of the ex-communist economies.
For the US, uncontested military supremacy throughout Europe was the springboard for near-time imperial expansion in the Middle East, South Asia, Africa and Latin America.  NATO was ‘internationalized’ into an offensive global military alliance: first in Somalia, Afghanistan then Iraq, Libya, Syria and the Ukraine.
The Rise of Russia, The Islamic Resistance and the New Cold War
During the ‘decade of infamy’ (1991-2000) extreme privatization measures by the client rulers in Russia on behalf of EU and US investors and gangster oligarchs, added up to vast pillage of the entire economy, public treasury and national patrimony.  The image and reality of a giant prostrate vassal state unable to pursue an independent foreign policy, and incapable of providing the minimum semblance of a modern functioning economy and maintaining the rule of law, became the defining view of Russia by the EU and the USA. Post-communist Russia, a failed state by any measure, was dubbed a “liberal democracy” by every western capitalist politician and so it was repeated by all their mass media acolytes.
The fortuitous rise of Vladimir Putin and the gradual replacement of some of the most egregious ‘sell-out’ neo-liberal officials, and most important, the reconstruction of the Russian state with a proper budget and functioning national institutions, was immediately perceived as a threat to US military supremacy and German economic expansion.  Russia’s transition from Western vassalage to regaining its status as a sovereign independent state set in motion, an aggressive counter-offensive by the US-EU. They financed a neo-liberal-oligarchy backed political opposition in an attempt to restore Russia to vassalage via street demonstrations and elections .Their efforts   to oust Putin and re-establish Western vassal state failed.  What worked in 19991 with Yeltsin’s power grab against Gorbachev was ineffective against Putin.  The vast majority of Russians did not want a return to the decade of infamy.
In the beginning of the new century, Putin and his team set new ground-rules, in which oligarchs could retain their illicit wealth and conglomerates, providing they didn’t use their economic levers to seize state power.  Secondly, Putin revived and restored the scientific technical, military, industrial and cultural institutions and centralized trade and investment decisions within a wide circle of public and private decision makers not beholden to Western policymakers.  Thirdly, he began to assess and rectify the breakdown of Russian security agencies particularly with regard to the threats emanating from Western sponsored ‘separatist’ movements in the Caucuses, especially, in Chechnya, and the onset of US backed ‘color revolutions’ in the Ukraine and Georgia.
At first, Putin optimistically assumed that, Russia being a capitalist state, and without any competing ideology, the normalization and stabilization of the Russian state would be welcomed by the US and the EU.  He even envisioned that they would accept Russia  as an economic, political, and even NATO partner.   Putin even made overtures to join and co-operate with NATO and the EU.  The West did not try to dissuade Putin of his illusions .In fact they encouraged him, even as they escalated their backing for Putin’s internal opposition and prepared a series of imperial wars and sanctions in the Middle East, targeting traditional Russian allies in Iraq, Syria and Libya.
As the ‘internal’ subversive strategy failed to dislodge President Putin, and the Russian state prevailed over the neo-vassals, the demonization of Putin became constant and shrill. The West moved decisively to an ‘outsider strategy’, to isolate, encircle and undermine the Russian state by undermining allies, and trading partners
US and Germany Confront Russia:  Manufacturing the “Russian Threat”
Russia was enticed to support US and NATO wars in Iraq, Afghanistan and Libya in exchange for the promise of deeper integration into Western markets.  The US and EU accepted Russian co-operation, including military supply routes and bases, for their invasion and occupation of Afghanistan.  The NATO powers secured Russian support of sanctions against Iran.  They exploited Russia’s naïve support of a “no fly zone” over Libya to launch a full scale aerial war.  The US financed  so-called “color revolutions” in Georgia and the Ukraine  overt, a dress rehearsal for the putsch in 2014  Each violent seizure of power allowed NATO to impose anti-Russian rulers eager and willing to serve as vassal states to Germany and the US.
Germany spearheaded the European imperial advance in the Balkans and  Moldavia, countries with strong economic ties to Russia.  High German officials “visited” the Balkans to bolster their ties with vassal regimes in Slovenia, Bulgaria, Slovakia and Croatia.  Under German direction, the European Union ordered  the vassal Bulgarian regime of Boyko “the booby” Borisov to block the passage of  Russian owned South Stream pipeline to Serbia, Hungary, Slovenia and beyond.  The Bulgarian state lost $400 million in annual revenue . . .  Germany and the US bankrolled pro-NATO and EU client politicians in Moldavia – securing the election of Iurie Leanca as Prime Minister.  As a result of Leanca’s slavish pursuit of EU vassalage, Moldavia lost $150 million in exports to Russia.  Leanca’s pro-EU policies go counter to the views of most Moldavians – 57% see Russia as the country’s most important economic partner.  Nearly 40% of the Moldavian working age population works in Russia and 25% of the Moldavians’ $8 billion GDP is accounted for by overseas remittances.
German and the US empire-builders steamroll over dissenting voices in Hungary, Serbia and Slovenia, as well as Moldova and Bulgaria, who’s economy and population suffer from the impositions of the blockade of  the Russian gas and oil pipeline.  But Germany’s, all out economic warfare against Russia takes precedent over the interests of its vassal states:  its theirs to sacrifice for the ‘Greater Good’ of the emerging German economic empire and the US – NATO military encirclement of Russia.  The extremely crude dictates of German imperial interests articulated through the EU, and the willingness of Balkan and Baltic regimes to sacrifice fundamental economic interests, are the best indicators of the emerging German empire in Europe.
Parallel to Germany’s rabid anti-Russian economic campaign, the US via NATO is engaged in a vast military build-up along the length and breadth of Russia’s frontier.  The US stooge, NATO Chief Jens Stoltenberg, boasts that over the current year, NATO has increased 5-fold the warplanes and bombers patrolling Russian maritime and land frontiers, carried out military exercises every two days and vastly increased the number of war ships in the Baltic and Black Sea.
Conclusion
What is absolutely clear is that the US and Germany want to return Russia to the vassalage status of the 1990’s.  They do not want ‘normal relations’. From the moment Putin moved to restore the Russian state and economy, the Western powers have engaged in a series of political and military interventions, eliminating Russian allies, trading partners and independent states.
The emergent of extremist, visceral anti-Russian regimes in Poland, Latvia, Estonia and Lithuania served as the forward shield for NATO advancement and German economic encroachment.  Hitler’s ‘dream’ of realizing the conquest of the East via unilateral military conquest has now under Prime Minister Merkel taken the form of conquest by stealth in Northern and Central Europe , by economic blackmail in the Balkans ,and by violent putsches in the Ukraine and  Georgia.
The German economic ruling class is divided between the dominant pro-US sector that is willing to sacrifice lucrative trade with Russia today in hopes of dominating and pillaging the entire economy in a post-Putin Russia (dominated by ‘reborn Yeltsin clones’); and a minority industrial sector, which wants to end sanctions and return to normal economic relations with Russia.
Germany is fearful that its client rulers in the East, especially in the Balkans are vulnerable to a popular upheaval due to the economic sacrifices they impose on the population.  Hence, Germany is wholly in favor of the new NATO rapid deployment force, ostensibly designed to counter a non-existent “Russian threat” but in reality to prop up faltering vassal regimes.
The ‘Russian Threat’, the ideology driving the US and German offensive throughout Europe and the Caucuses, is a replay of the same doctrine which Hitler used to secure support from domestic industrial bankers, conservatives and right wing overseas collaborators among extremists in Ukraine, Hungary, Rumania and Bulgaria.
The US-EU seizure of power via vassal political clients backed by corrupt oligarchs and Nazi street fighters in Ukraine detonated the current crisis. Ukraine power grab posed a top security threat to the very existence of Russia as an independent state.  After the Kiev take-over, NATO moved its stooge regime in Kiev forward to militarily eliminate the independent regions in the Southeast and seize the Crimea .thus totally eliminating Russia’s strategic position in the Black Sea. Russia the victim of the NATO power grab was labelled the “aggressor”. The entire officialdom and mass media echoed the Big Lie. Two decades of US NATO military advances on Russia’s borders and German-EU economic expansion into Russian markets were obfuscated.  Ukraine is the most important strategic military platform from which the US-NATO can launch an attack on the Russian heartland and the single largest market for Germany since the annexation of East Germany
The US and Germany see the Ukraine conquest as of extreme value in itself but also as the key to launching an all-out offensive to strangle Russia’s economy via sanctions and dumping oil and to militarily threaten Russia. The strategic goal is to reduce the Russian population to poverty and to re-activate the quasi-moribund opposition  to overthrow the Putin government and return Russia to permanent vassalage. The US and German imperial elite, looking beyond Russia, believe that if they control Russia, they can encircle ,isolate and attack China from the West as well as the East.
Wild-eyed fanatics they are not.  But as rabid proponents of a permanent war to end Russia’s presence in Europe and to undermine China’s emergence as a world power, they are willing to go to the brink of a nuclear war.
The ideological centerpiece of US-German imperial expansion and conquest in Europe and the Caucuses is the “Russian Threat”.  It is the touchstone defining adversaries and allies.  Countries that do not uphold sanctions are targeted.  The mass media repeat the lie.  The “Russian Threat” has become the war cry for cringing vassals – the phony justification for imposing frightful sacrifices to serve their imperial ‘padrones’ in Berlin and Washington –  fearing the rebellion of the ‘sacrificed’ population.  No doubt, under siege, Russia will be forced to make sacrifices.  The oligarchs will flee westward; the liberals will crawl under their beds.  But just as the Soviets turned the tide of war in Stalingrad, the Russian people, past the first two years of a bootstrap operation will survive, thrive and become once again a beacon of hope to all  people looking to get from under the tyranny of US-NATO militarism and German-EU economic dictates.
Fonte: http://www.globalresearch.ca/the-rise-of-german-imperialism-and-the-phony-russian-threat

Cancro alla prostata: test eccessivi e trattamenti eccessivi

Scritto da Bruce Davidson tramite The Brownstone Institute, L'eccessiva risposta medica alla pandemia di Covid h...