Governo mondiale e stranezze della Globalizzazione risparmiatori consumatori spogliati dall'inflazione e dalla speculazione,banche sempre meno trasparenti.Imbevitori di ogni sorta pronti a qualsiasi cosa purché di guadagni facili.Politici con nuove leggi che gravano sempre più sul comune cittadino,illuminati maghi,filantropi,onlus,coop,sette religiose,massoni.Piramidi sempre più perfette e ben studiate.
La parola fondi che in realtà significa che non saranno mai riempiti a discapito di qualcuno.
Le decisioni adottate nel corso del 2015 dalle autorità europee, prima in tema di sanzioni (alla Russia) ed austerità e successivamente in tema di immigrazione, hanno determinato una ondata di malcontento fra l'opinione pubblica tedesca che si ritiene danneggiata da questi provvedimenti che ha contagiato anche gli altri paesi (dell'Est e dell'Ovest) causando l'ascesa dei partiti nazionalisti ed anti Europei, dall'Austria alla Repubbica Ceka, alla Francia, dove il partito della Le Pen incontra sempre maggiori consensi, fino alla stessa Germania dove lapopolarità della Merkel è ormai precipitata ai minimi storici.
Nonostante questo le autorità europee di Bruxelles, come anche la Merkel nella stessa Germania, proseguono le loro politiche improntate alla austerità neoliberista e, nel caso della Germania, ai tentativo forzoso di integrazione dei profughi e migranti nel sistema di lavoro tedesco.
Se non fossero bastate queste politiche di austerità imposte dalla Merkel, dalla BCE e dal FMI che hanno ridotto sul lastrico paesi come la Grecia ed impoverito paesi come l'Italia, la Spagna ed il Portogallo, provocando recessione, deflazione, miseria crescente, disoccupazione giovanile di massa, con la perdita di interi settori industriali e manifatturieri ad unico vantaggio della Germania, molte altre sono state le decisioni politiche prese dalla Merkel e soci che hanno fatto maturare il grave scontento ed astio nei confronti dei tecno burocrati di Bruxelles.
Di fronte alle reazioni dell'opinione pubblica ed alle manifestazioni di dissenso, i personaggi della elite (gruppi di potere) non si scompongono, manifestazioni di dissenso anche clamorose, come avvenuto ad esempio nel caso del vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel, il quale, durante una visita in Sassonia, è stato pesantemente contestato dai dimostranti, con fischi e grida di "traditore", a cui ha risposto alzando il dito medio, con gesto non molto elegante per un personaggio ufficiale.
Sigmar Gabriel mostra il dito medio
Adesso avviene che il ceto politico al servizio dei potentati finanziari e la stessa Elite, si ricompattano fra loro e si ostinano difendere le proprie prerogative e gli interessi che rappresentano.
In Germania il presidente federale dela Germania, Joachim Gauck, ha voluto descrivere la situazione con la seguente affermazione: "Il problema non sono le elites, il problema è il popolo". Chiaro il concetto che se il popolo non accetta le politiche delle elite, questo deve essere sostituito (si spiega così la fretta di accelerare la sostituzione con il processo migratorio).
Questa reazione furiosa del presidente Gauck è dovuta alla manifestazione ostile di larga parte dell'opinione pubblica rispetto all'ultimo provvedimento preso dal Governo: Il governo tedesco, infatti, ha varato una legge, in fretta e furia, che gli permette di prelevare ulteriori 1,5 miliardi di euro di liquidità dal fondo sanitario pubblico (10 miliardi in totale, pagato da tutti i membri e anche dai contribuenti) al fine di stanziare quella cifra per i migranti e i richiedenti asilo. Peggy Noonan sul Wall Street Journal sembra invece aver colto quanto sta accadendo sempre meno sottotraccia in Germania: "Il punto più importante è che il processo in atto sta accadendo ovunque, le elites si distaccano sempre più dai cittadini, sentendo poca lealtà o affiliazione nei loro confronti".
In sostanza si percepisce non solo il distacco della elite verso la gente ma la mancanza di interesse verso il proprio popolo, verso chi non siede al tavolo decisionale, mentre la massa dei cittadini ha ormai capito chiaramente di essere stato abbandonata dai leader interessati alla propria carriera.
Presidente Repubblica Federale Tedesca J. Gauk
Tuttavia non viene minimizzato il rischio che questa situazione può determinare e, nelle sale dei club esclusivi dove si riuniscono i personaggi della Elite finanziaria che mantiene il controllo del sistema economico mondiale , una sottile inquietudine serpeggia da tempo: sarà possibile una rivolta di masse popolari di alcuni grandi paesi contro l'ordine imposto dalla globalizzazione? Potrebbe essere questo il paventato "risveglio globale" ("the Global Awakening") indicato come rischio reale da alcuni esponenti della elite come Zbigniew Brzezinski, già cofondatore della "Trilateral Commission", il quale già tempo addietro, in alcune analisi fatte nel corso di riunioni della "Council of Foreign Relations" a Montreal, aveva parlato di questo pericolo connesso anche alla diffusione di internet e delle tecnologie informatiche che, avendo in parte incrinato il monopolio dell'informazione dei grandi media controllati dalla Elite (i mega media), hanno l'effetto di aumentare il grado di percezione condivisa e di consapevolezza, in specie nelle nuove generazioni, suscitando possibili rivolte che si diffondono a macchia d'olio in molti paesi, soprattutto in quei paesi che hanno subito i maggiori tagli del Welfar e dei diritti sociali a vantaggio dei profitti dei grandi potentati finanziari.
Potrebbe non bastare più la diffusone dei così detti "diritti individuali" come quelli per il matrimonio gay, per gli immigrati, diritto allo "Jus soli", il diritto all'educazione Gender, il diritto all'eugenetica, il diritto alll'aborto, all'eutanasia, ecc. , proposti come palliativo in sostituzine dei diritti sociali, sacrificati in nome dei mercati e della globalizzazione, le nuove generazioni si aspettano altro.
Si tratta della insofferenza delle classi giovanili, delle aspettative non soddisfatte dei lavoratori, della loro impossibilità di garantirsi un futuro e del loro desiderio di rivalsa in assetti sociali dove le risorse sono gestite pochi e le ineguaglianze sociali diventano intollerabili. Situazione che si sta già manifestando in alcuni paesi europei come in Francia, con i grandi scioperi e manifestazioni contro le leggi sul lavoro, ma anche in Spagna, in Grecia, in Italia ed altri paesi .
L'Elite mondialista è riuscita nell'ultimo ventennio ad accelerare come non mai il processo di globalizzazione e di controllo dei principali organismi internazionali, dalle Nazioni Unite al WTO, dagli organismi finanziari quali il FMI, la FED e la Banca Mondiale fino ad una serie di sovrastrutture di cui pochi conoscono anche l'esistenza come la Banca dei regolamenti Internazionali, con sede a Basilea, che rappresenta il vertice del cartello bancario delle Banche Centrali , un istituto che controlla l'offerta di moneta in tutto il globo. Si tratta essenzialmente di una banca centrale, non eletta, inattaccabile legalmente, che ha l'immunità totale dalle imposte e dalle leggi nazionali.
Attraverso questi organismi l'Elite mondialista si è assicurata il controllo dei governi delle aggregazioni come la UE, del commercio internazionale e soprattutto del movimento dei grandi capitali finanziari. Risulta però molto più difficile per l'Elite controllare ogni ambiente politico e controllare i pensieri ed i comportamenti di milioni di persone ed è per questo che si stanno studiando sistemi per tenere sotto controllo il Web utilizzando la supremazia tecnologica e commerciale di società come Google e di Facebook che possono attuare un controllo delle informazioni e degli utenti del web. La strategia conclamata dalle dichiarazioni di alcuni esponenti della elite è quella di incanalare e controllare i fenomeni di rivolta e di malcontento piuttosto che tentare di reprimerli. Il vecchio sistema del "divide et impera".
D'altra parte sono in pochi ancora ad avere compreso quali siano i metodi adoperati dall'Elite mondialista per avere il controllo di buona parte dei governi ed ottenere l'adempimento delle politiche richieste:
l'Elite utilizza un nucleo molto ristretto di istituzioni finanziarie e mega-società per dominare il mercato globale. L'obiettivo è quello di averne il controllo dell'economia e del sistema finanziario. La strategia della Elite è quella di rendere tutti i governi schiavizzati dal debito appositamente gonfiato e che tutti gli esponenti politici dei paesi controllati siano schiavi degli ingenti contributi finanziari che vengono incanalati nelle loro campagne per la rielezione e di conseguenza siano ricattabili. Fondamentale il sistema il creato dalla Elite di potere per avere il controllo di tutti i grandi gruppi proprietari dei media, delle catene televisive e dei gruppi editoriali, attraverso una serie di incroci societari, queste appartengono direttamente (per circa il 90%) ad esponenti della elite, questo spiega perchè i media mainstream non informano il pubblico sul motivo per cui il nostro sistema finanziario non funziona e produce quelle immani distorsioni a cui assistiamo. Allo stesso modo l'apparato mediatico serve per incanalare il consenso, manipolare gli avvenimenti e disinformare, demonizzare i nemici dei poteri dominanti e condizionare, ad esempio creando una psicosi di paura che induca la gente a stringersi intorno alle istituzioni.
Tecniche di condizionamento psicologico di massa estremamente sofisticate e gestite da specialisti della comunicazione.
Il meccanismo del debito non riguarda soltanto gli Stati (debito pubblico) ma anche i cittadini (debito privato). L'obiettivo è che anche tutti i cittadini, possano essere resi schiavi per conseguenza del debito attraverso le banche ed il sistema del credito, delle commissioni, della limitazione o totale abolizione del contante, delle imposte sui risparmi, degli interessi passivi, delle commissioni, dei servizi privatizzati a cui dover accedere a pagamento.
Nessuno peraltro deve poter mettere in questione le ricette del sistema neoliberista ed i dogmi del monetarismo praticato in questo sistema. Coloro che occasionalmente lo fanno corrono dei seri rischi di essere in un primo tempo emarginati e definiti populisti e retrogradi, in un secondo tempo, qualora siano giudicati pericolosi, rischiano per la propria incolumità personale di essere coinvolti in qualche strano incidente o direttamente assassinati dai sicari di qualche servizio.
Per comprendere l'influenza dei nuovi poteri dei potentati finanziari è possible portare come esempio la direttiva occulta che incautamente ha reso pubblica (per un errore interno) la grande banca d'affari internazionale JPMorgan, In un documento pubblicato il 28 maggio 2013 viene spiegato nel dettaglio come andrebbero idealmente riformati i paesi del Sud d'Europa. "I sistemi politici e le costituzioni di alcuni paesi del Sud presentano caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea". E pertanto vanno cambiate.
Da questa "direttiva occulta" seguono (guarda caso) i processi di riforma delle Costituzioni sulla base di quanto disposto dai membri della elite finanziaria, truccando abilmente tali riforme di fronte all'opinione pubblica come " studiate per migliorare l'efficienza del sistema e ridurre la burocrazia". Tipico il caso della riforma costituzionale voluta in Italia da Renzi e soci, ovvero da un governo eterodiretto che attua le direttive dei potentati finanziari senza fiatare e senza manifestare alcun dissenso.
Tutto conferma che sono allo studio nuovi provvedimenti per limitare il diritto al dissenso ed alle manifestazioni di protesta popolare che sono considerate pericolose dai membri della Elite di potere. Facile prevedere che il clima di paura e di terrore indotto da attentati ed attacchi terroristici favorirà l'emissione di questi provvedimenti di limitazione di diritti. Nessuna meraviglia quindi se registreremo una crescita degli allarmismi e del terrorismo, se nelle città europee si vivrà sempre più frequentemente in situazioni di stato d'assedio e di emergenza, questo è uno status eccezionale ma non è poi così negativo per gli interessi della Elite di potere, al contrario lo favorisce, meglio questo che il pericolo del "Global Awakening", il risveglio globale.
Fonte: http://www.controinformazione.info/lelite-finanziaria-si-distacca-dai-cittadini-e-si-rinchiude-nel-proprio-fortilizio-di-potere/
L’analista finanziario Daniel Amerman
analizza una “Nota di discussione” del FMI del 2012, intitolata “Dal
Bail-Out al Bail-In”, in cui forse per la prima volta si
prospetta l’audace piano per risolvere il problema delle crisi
finanziarie sistemiche: considerare i depositanti e gli investitori come
degli “assicuratori” delle banche, e far loro assorbire le perdite,
senza dover mettere in gioco salvataggi pubblici, aumenti di pressione
fiscale o di debito pubblico. Naturalmente il ritorno a una sana
repressione finanziaria e a una banca centrale prestatrice di ultima
istanza non è nemmeno contemplato.
di Daniel Amerman – La buona notizia è che il colpevole è
stato trovato, il problema risolto, e grazie agli sforzi eroici di
politici e regolatori di tutto il mondo, non avremo mai più bisogno di
preoccuparci di nuovo che il fallimento delle grandi banche possa
distruggere l’economia mondiale.
La cattiva notizia è che il colpevole globale si è scoperto essere…
tu. Tu e il tuo rapporto vergognosamente egoista con i tuoi depositi
bancari, gli investimenti, le polizze assicurative e le pensioni.
Sembra che il vero cuore del problema non siano mai state le banche
che fanno cattivi investimenti, o piani pensionistici sottofinanziati.
Oh no, la questione di fondo sin dall’inizio era la tua aspettativa egoista di avere il diritto di riavere indietro tutti i tuoi soldi. O il tuo piano assicurativo pagato. O di ricevere tutti i pagamenti della pensione contrattualmente previsti.
Quindi, se una grande banca, un fondo pensione o una società
finanziaria si mette nei guai e in tal modo mette in pericolo la
stabilità del sistema finanziario, la terapia non richiede un costoso
salvataggio governativo (bail-out). Piuttosto, la soluzione davvero
molto moderna e molto meno costosa per governi e aziende è semplicemente
quella di decidere che non hai più diritto ai soldi che pensavi di
avere.
E poiché non devono più pagarti tutto il dovuto, il fondo pensione o
la banca ora possono rimanere solvibili, non viene attivata nessuna
bancarotta o crisi finanziaria, il governo non deve pagare nulla, e il
problema è risolto.
Anche se ho usato un po’ di humor nero, non vi sbagliate: c’è in
corso un cambiamento fondamentale che riguarda la natura stessa del
risparmio, degli investimenti e della sicurezza della pensione, ed è
abbastanza reale.
L’ordine finanziario globale è quasi crollato nel 2008 ─ e,
successivamente, il G20 ha ordinato che andavano trovate nuove
soluzioni. Questi cambiamenti fondamentali nelle norme finanziarie sono
stati in corso di sviluppo a livello internazionale per alcuni anni, e
alcuni sono stati ufficialmente adottati come politica finanziaria
globale ad un vertice del G20 nel novembre del 2014.
I rating delle grandi banche sono già stati modificati negli Stati
Uniti e in Europa a causa di questi cambiamenti normativi. I primi casi
di applicazione di queste norme alle crisi del mondo reale si sono già
verificati, con il sistema bancario cipriota e il sistema pensionistico
polacco.
Secondo una delle applicazioni di questo nuovo approccio alla
soluzione delle crisi finanziarie di banche e società (anche se non è un
risultato diretto del vertice G20), gli obblighi previdenziali delle
società negli USA potrebbero presto essere cambiati per legge, con una
riduzione dei pagamenti ad alcuni pensionati.
Se, e in che modo, tutto questo potrebbe influenzarvi personalmente è
una questione aperta – molte questioni specifiche sono ancora in
evoluzione mentre i negoziati vanno avanti, le versioni differiscono da
paese a paese, e, in definitiva, tutto è legato al tipo e alla gravità
della crisi che potrebbe verificarsi in futuro.
Detto questo, si tratta di una faccenda rivoluzionaria. Non vi è mai
stata insegnata a scuola – anzi contraddice alcuni dei fondamenti
dell’istruzione finanziaria tradizionale. E mentre è possibile che possa
anche non toccarvi personalmente – c’è anche la possibilità che
possa cambiare ogni aspetto della vostra vita quotidiana e del vostro
tenore di vita, in particolare nell’età della pensione. Perciò vale
la pena di esplorare quello che cambia in questo nuovo approccio
globale, e qual’è il rischio. La rivoluzione del bail-in
Quando le rivoluzioni cominciano, non è raro che quasi nessuno le
noti. Potrebbero volerci anni o addirittura decenni prima che gli
storici possano guardare indietro, puntare il dito e dire “ecco
dove realmente è cominciato tutto”.
Come risultato della direttiva del G20 di trovare nuove soluzioni finanziarie, un’oscura “Nota di Discussione interna”
del Fondo Monetario Internazionale potrebbe avere dato inizio
alla rivoluzione del “bail in”, che potrebbe trasformare il mondo degli
investimenti globali.
In questo significativo documento, lo staff discute di un mondo in
cui i rischi per il sistema finanziario globale non sono scomparsi –
anzi sono peggiori che mai. Come candidamente ammesso, il problema
“SIFI” (Sistemically Important Financial Institution [istituzione
finanziaria di importanza sistemica, NdT]) non è migliorato, è invece
andato peggiorando come non mai – e non sembra esserci alcuna soluzione
sotto il diritto contrattuale e il diritto fallimentare vigenti.
Un rischio enorme è concentrato in poche istituzioni finanziarie, e
non vi è modo, sotto il diritto esistente, di gestire il fallimento di
una di queste istituzioni senza rischiare di innescare un caos
finanziario globale. Inoltre, vi è un circolo vizioso letale tra queste
istituzioni “troppo grandi per fallire” e i governi sovrani. Cioè,
secondo lo staff del FMI, il salvataggio di queste enormi istituzioni
può far fallire i governi sovrani e i governi sovrani andando in
bancarotta possono spazzare via le istituzioni “troppo grandi per
fallire”.
Così lo staff del FMI ha messo a punto un audace piano per far uscire
il mondo da questa situazione apparentemente impossibile. La parola
chiave è “assicurazione”.
La proposta è di prendere classi selezionate di investimenti, e
decidere con effetto retroattivo che queste attività non sono affatto
attività. Infatti, i proprietari di queste attività hanno accettato –
senza rendersi conto di averlo fatto – di fornire un’assicurazione al
sistema finanziario globale. Quindi, se si presenta una grave crisi, il
sistema finanziario globale semplicemente va da questi ignari
“assicuratori” e si serve efficacemente dei loro attivi, e la crisi è
risolta. E’ una soluzione miracolosa!
Ora, c’è il problema che alcuni investitori potrebbero effettivamente
opporsi a un tale prelievo dei loro beni di investimento a vantaggio
del bene più grande della società. Questo è esattamente il motivo per
cui il FMI raccomanda che ciò avvenga per mezzo di una legge, in modo
che sia scavalcato il diritto contrattuale – e che sia indipendente
dalla volontà, senza che sia necessario il permesso dell’investitore.
Dovrebbe essere anche retroattivo, se necessario, per applicarlo così
alle persone che già possiedono queste categorie di investimenti.
Dopo i bail-in delle banche cipriote e del sistema pensionistico
polacco, lo sviluppo di procedure di bail-in si sta diffondendo
rapidamente in tutto il mondo, compresa l’Unione Europea, il Canada e
gli Stati Uniti. La cosa affascinante e inquietante – anche se forse non
sorprendente – è come i politici a livello globale stiano in pratica
completamente cambiando il concetto di “bail-in”, lasciando da parte le
modifiche proposte dal FMI che avrebbero potuto costringere a genuine
riforme bancarie e aumentare potenzialmente la stabilità finanziaria
globale, e invece stanno creando una minaccia ancora maggiore per gli
investitori. Un mondo a rischio
La nota di discussione per lo staff del FMI è intitolata “Dal Bail-Out al Bail-In: la ristrutturazione obbligatoria dei debiti delle istituzioni finanziarie sistemiche“.
Originariamente pubblicata nel 2012, potrebbe essere considerata una
delle fonti documentali del movimento globale per i bail-in. La nota è
disponibile sul sito web del Fondo Monetario Internazionale, e questo è il link per il download del PDF.
(Vale la pena leggere la discussione originale, e questa analisi
si riferisce a particolari pagine all’interno del documento. Notare che
le pagine del documento reale hanno una numerazione diversa da quella
del documento in formato PDF)
Una delle principali questioni affrontate nel documento è proprio il
motivo per cui il FMI ritiene che il mondo abbia bisogno di questi
grandi cambiamenti nelle leggi e nel modo in cui sono trattati gli
investimenti.
Mentre nei media abbondano i titoli che inneggiano all’aumento dei
mercati azionari e al miglioramento delle condizioni, a quanto pare
invece, lo staff del Fondo Monetario Internazionale vede un quadro ben
diverso. Quello che vede sono seri rischi per l’ordine finanziario
globale, causati dalle maggiori istituzioni finanziarie di tutto il
mondo – alle quali si riferiscono come SIFI, altrimenti note come
istituzioni “troppo-grandi-per-fallire”.
Come documentato a pagina 4 (pagina 5 del PDF), ci sono tre modi
diversi in cui il fallimento anche di un solo SIFI può mettere in
pericolo l’intero ordine finanziario globale.
Il primo grande rischio è il “rischio diretto di controparte”; le
SIFI hanno una rete straordinariamente complessa di centinaia di
migliaia di miliardi di dollari di contratti e obbligazioni intrecciate
tra di loro. Il fallimento di una singola SIFI potrebbe innescare una
reazione a catena di perdite che si diffonderebbero come un domino,
abbattendo una SIFI dopo l’altra – come anche altre banche e
investitori di tutto il mondo.
Il secondo grande rischio è quello della “liquidità”. Poiché le SIFI
fanno molto affidamento sui prestiti, se le fonti dei loro
finanziamenti in caso di problemi fuggono via, questo lascerebbe le SIFI
potenzialmente insolventi, a meno che non possano vendere rapidamente
le loro attività per rimborsare i creditori, cosa che farebbe
crollare rapidamente i prezzi, e con tutti che mettono in vendita
contemporaneamente le loro attività si potrebbe creare una “svendita”
globale degli investimenti sufficiente a mandare in crash il sistema
finanziario mondiale nel giro di pochi giorni.
Il terzo grande rischio è quello del “contagio”, dove il fallimento
– o addirittura il possibile fallimento – di un istituto importante
provoca il panico nei mercati, cosa che di per sé è più che sufficiente
a far crollare l’ordine finanziario globale. Dopo tutto, la percezione
può creare e crea la realtà, quando si tratta di mercati finanziari.
Ora, tutti questi rischi hanno ricevuto una grande attenzione, dopo
che il sistema bancario globale è quasi andato a rotoli nel 2008, e in
teoria avrebbero dovuto prendersene cura limitando la capacità delle
SIFI di correre rischi, e anche riducendo la percentuale delle attività
finanziarie globali detenute dalle SIFI.
Tuttavia, come documentato in fondo a pagina 4 (pagina 5 PDF) – questo in pratica non è stato fatto.
Al contrario, si è registrato una concentrazione ancora maggiore
delle attività detenute in queste banche “troppo-grandi-per-fallire” e
nelle istituzioni finanziarie, più di quanto sia mai stato prima che la
crisi iniziasse. Di conseguenza, ciò ha creato un problema di “finanze
pubbliche insostenibili”, laddove il costo straordinario dei salvataggi
convenzionali potenzialmente minaccia la solvibilità delle nazioni
stesse. E una tale insolvenza sovrana potrebbe a sua volta innescare
l’insolvenza delle SIFI. Così ancora una volta abbiamo un circolo
vizioso tossico tra le SIFI e le nazioni che devono intervenire in loro
aiuto nel tentativo di evitare il collasso finanziario globale.
Il FMI identifica anche il relativo problema di un “sistema bancario
ombra”, che crea anch’esso il rischio sistemico, ma non è soggetto alle
stesse regole, come il sistema bancario formale.
Come discusso a pagina 8 del documento (pagina 9 PDF), ci sono altri
due problemi importanti per il sistema finanziario globale che
alimentano questi tre grandi rischi e che li rendono molto più
pericolosi.
Il primo è che poiché queste grandi istituzioni finanziarie sono in
genere esposte a una enorme quantità di rischi sui loro derivati – che
su base globale minimizzano il capitale che essi hanno – questi derivati
in una situazione di insolvenza potrebbero portare ad uno
“svolgimento disordinato” che potrebbe perturbare i mercati finanziari.
In altre parole, potrebbero portare a una crisi finanziaria globale –
anche se il FMI usa un vocabolario scelto con un po’ più di cura.
L’altro problema centrale, come analizzato dal FMI, è che, quando si
tratta del fallimento di una SIFI, la procedura generale di insolvenza
aziendale non fornisce strumenti sufficienti a gestire i rischi per la
stabilità finanziaria. Il che significa che, in base al diritto vigente,
semplicemente non c’è la capacità di gestire questo scenario – se non
mettendo mano a enormi quantità di fondi pubblici di Stati sovrani già
finanziariamente stressati, che a quel punto poi rischiano di
innescare la propria insolvenza, che poi è anche il rischio di innescare
l’insolvenza di altre SIFI, in questo circolo vizioso tossico.
In poche parole, le leggi esistenti non sono in grado di gestire i
problemi che sono stati creati da questo mondo intrecciato di
istituzioni “troppo-grandi-per-fallire” che continuano ad
assumersi enormi rischi finanziari per il profitto privato,
apparentemente al di là del controllo delle nazioni sovrane, anche se le
nazioni sovrane che devono fronteggiare i propri problemi
finanziari sempre più mancano di risorse finanziarie credibili per
un bail-out massiccio di queste istituzioni, e rischiano la propria
solvibilità. Così non ci si possono permettere salvataggi, tuttavia un
mancato salvataggio porterebbe rapidamente al caos finanziario globale. La scappatoia dell’assicurazione
Per un investitore esterno ma razionale, la soluzione potrebbe
sembrare ovvia. Non avevamo questo problema prima delle SIFI –
quindi sbarazzatevi di queste istituzioni finanziarie
“troppo-grandi-per-fallire”. Smembratele. Limitate la loro capacità di
assumersi dei rischi, se è necessaria la garanzia pubblica sui rischi
che si assumono. Rischi illimitati e non regolamentati vanno anche bene,
ma solo quelli che i loro investitori/proprietari privati possono
realmente permettersi di assumere. In modo che, in caso di decisioni
sbagliate che portano al fallimento, gli investitori privati possono
essere spazzati via, senza che sia necessaria alcuna garanzia pubblica.
E in tal modo, la necessità per il pubblico di salvare queste
istituzioni non ci sarebbe più, e allo stesso modo cesserebbe il circolo
vizioso tossico tra le SIFI e le nazioni sovrane.
Ora il FMI è a conoscenza di questa soluzione ovvia, ma è molto
attento a non menzionarla, tranne forse quando implicitamente afferma
solo che non funziona così.
Questo succede perché il cuoro del problema è politico. Le SIFI sono
semplicemente troppo potenti politicamente per poter essere spezzate via
dai politici delle nazioni sovrane sviluppate. Semplicemente non è
politicamente praticabile per i governi modificare il comportamento di
queste istituzioni – anche se hanno messo a rischio la stabilità
dell’intero sistema finanziario mondiale giorno dopo giorno.
Così, da una prospettiva politica pratica, deve essere trovata un’altra soluzione.
La soluzione alternativa che il documento FMI propone è quella di
utilizzare il “bail-in” al posto del “bail-out”. Il mio articolo
intitolato “Bail-ins & Taking Private Wealth” (qui), spiega in dettaglio il concetto di bail-in, e il modo in cui è attualmente utilizzato nel mondo reale.
Un modo di guardare ad un bail-in è di considerarlo come l’opposto di
un bail-out. Nel caso di un bail-out, quando c’è un problema con una
banca (o un governo, o un sistema pensionistico pubblico) che non
ha abbastanza risorse disponibili per soddisfare le pretese dei
creditori, i fondi sono forniti dal pubblico, presumibilmente per le
finalità di interesse pubblico generale.
Con un bail-in, non c’è fallimento, ma le attività sono prese da
classi di investitori selezionati, riducendo in tal modo i crediti nei
confronti dell’azienda. Si ottiene così la solvibilità e le esigenze del
grande pubblico sono soddisfatte, ma senza che il grande pubblico in
generale debba pagare.
Ora, mentre il documento del FMI utilizza il termine “bail-in”, offre
anche un modo completamente diverso di spiegare il processo, come
mostrato a pagina 7 (pagina 8 PDF). Come detto, “il capitale per il bail
in potrebbe essere visto come una forma di assicurazione (fornita dai
creditori) contro l’insolvenza della banca”.
Ora, se pensiamo a questo approccio – questo modo di trovare
soluzioni completamente nuove per un sistema che manca altrimenti di
soluzioni – le implicazioni sono globali, e sono straordinarie.
Il modo in cui funziona è che nel caso di una potenziale crisi
finanziaria, il governo – o un’organizzazione internazionale – individua
particolari tipi di investimento e classi di investitori. Questi
investitori detengono attività, e in alcuni casi tali attività sono le
passività (come obbligazioni o depositi) della istituzione in
difficoltà.
Il governo dice di fatto a questi investitori, “potreste pensare di
possedere un’attività, ma quello che avete veramente fatto è che avete
sottoscritto una polizza di assicurazione. E se questo istituto in cui
avete investito il vostro patrimonio dovesse incorrere in difficoltà
finanziarie, avete di fatto impegnato le vostre risorse per evitare
l’insolvenza della società, per il bene superiore dell’ordine
finanziario globale “.
Ora, i proprietari dei beni d’investimento non avevano idea del fatto
che quando avevano investito avevano sottoscritto un’assicurazione. Non
hanno mai ricevuto un premio di assicurazione per l’assunzione di
questo rischio. Ma, ciò nonostante, una categoria di beni di
investimento è stata retroattivamente dichiarata essere
un’assicurazione, e in questo modo possono effettivamente assorbire
tutte le perdite e mantenere la SIFI – o il governo, o il sistema
pensionistico pubblico – solvente per il bene di tutti.
Utilizzare la forza della legge per scavalcare l’obbligatorietà del contratto
Ora, poiché gli investitori – le cui attività sono
essenzialmente il finanziamento dell’assicurazione che preserva le
maggiori istituzioni finanziarie – in realtà non si erano resi conto che
quello che stavano facendo era di impegnare i loro beni per garantire
il pagamento dei crediti, c’è da osservare che questo potrebbe essere un
po’ problematico dal punto di vista del diritto contrattuale. Dato che
questo non appariva da nessuna parte nel prospetto.
Il che ci riporta alla nostra discussione precedente di
pagina 8. Una delle ragioni per il bail-in, in primo luogo, è che
utilizzare le leggi vigenti, scritte per una procedura fallimentare
tradizionale, semplicemente non funziona quando si tratta di risolvere
una di queste banche “troppo-grandi-per-fallire”. Per lo staff del FMI,
non si può fare, in quanto c’è semplicemente troppo rischio e danni
globali.
Quindi ci sono tre paragrafi fondamentali a pagina 12 (PDF pagina 13) che affrontano questo punto. Il primo è che “ci sono argomenti convincenti a favore di un approccio che minimizza il ruolo dei tribunali“.
In altre parole, bisogna tenere i giudici fuori da questa storia, in
quanto potrebbero non fare quello che dovrebbero fare. In effetti, il
FMI raccomanda esplicitamente di non lasciare alla magistratura il
potere di rovesciare questa risoluzione, anche se in alcuni casi
potrebbe essere consentito il risarcimento dei danni.
Invece, è più appropriato che “le decisioni siano prese dalle autorità bancarie“.
In altre parole, le stesse autorità di sorveglianza che non sono
riuscite a regolare adeguatamente le banche e hanno permesso la
situazione disastrosa che si è creata, sono i migliori esperti possibili
per risolvere la crisi.
C’è anche il problema di ottenere l’approvazione del
creditore che potrebbe essere richiesta in un fallimento. Il documento
del FMI affronta anche questo, affermando che “la necessità di un’azione rapida e decisiva nell’interesse della stabilità finanziaria sconsigliadi prevedere una procedura di approvazione da parte del creditore”.
Ottenere l’approvazione del creditore può essere una faccenda molto
difficile quando si affronta una procedura di fallimento – quindi nella
struttura del bail-in è semplicemente eliminata.
Forse la parte più importante di tutte è il paragrafo a pagina 12, in cui si afferma che i “bail-in devono essere applicati sia ai debiti esistenti che ai debiti emessi dopo l’introduzione del bail-in“.
In altre parole, quando si tratta di decisioni di
investimento, è retroattiva. In teoria, le proposte del FMI sono basate
sulle nazioni che hanno attuato la legislazione del bail-in in anticipo,
per cui gli investitori sono avvertiti, e i rendimenti dei titoli che
sono oggetto di bail-in dovrebbero aumentare proporzionalmente, in
quanto il mercato valuta il premio assicurativo che dovrebbe ricevere
per fornire questa protezione ad altri investitori.
Tuttavia, nel mondo reale, come riconosce il Fondo
monetario internazionale, quando si ha bisogno delle attività – se ne ha
bisogno. Quindi il governo le prende, indipendentemente dal fatto che
l’investitore avesse qualche idea, al momento in cui aveva fatto
l’investimento, che sarebbero potuti diventare una “assicurazione” e che
i loro attivi effettivamente avrebbero potuto essere presi e convertiti
in azioni potenzialmente inutili.
La fonte della “libera” assicurazione
Ora esaminiamo più da vicino le potenziale fonti di questa
cura miracolosa per le crisi finanziarie, che consente salvataggi senza
limiti, e che non richiede l’aumento delle tasse o del deficit.
Lo faremo prendendo in considerazione qualcosa che si considera raramente, e cioè cosa sono realmente i risparmi.
Quando facciamo un deposito presso una banca, stiamo
prendendo le nostre risorse e le consegnamo alla banca perché ne faccia
uso.
Ciò che la maggior parte di noi di solito non pensa è che
nel momento in cui si verifica il deposito, si crea una nuova passività –
per la banca. E’ una passività semplicemente perché dovrà
restituircelo. Così è la loro promessa di restituircelo – la loro
passività – che è la nostra attività, cioè i nostri risparmi, ed è la
nostra fonte di sicurezza.
E tradizionalmente – in assenza di un salvataggio – se la
banca ne fa un pessimo impiego e gli investimenti valgono meno delle
passività, allora l’istituto finanziario diventa insolvente, tutti
quelli che ci lavorano perdono il posto di lavoro, gli investimenti
azionari vengono spazzati via, e i depositanti e gli altri finanziatori
(o il fondo di assicurazione dei depositi bancari) subiscono un brutto
colpo.
Ora, con bail-in, il cambiamento drastico rispetto alla prospettiva tradizionale è che sono le nostre attività che sono riconosciute come una minaccia per le banche troppo-grandi-per-fallire.
Con il vecchio paradigma del bail-out, i fallimenti sono
provocati dalle attività che diminuiscono di valore. Con il nuovo
paradigma del bail-in, non è il crollo dei prezzi delle attività che
causano il fallimento – ma è invece l’avere troppi debiti che provoca il
fallimento.
E a causa della importanza di queste istituzioni
finanziarie e delle loro connessioni politiche estremamente potenti, ciò
che ne è venuto fuori è che i governi possono affrontare la minaccia
delle banche insolventi gestendo la minaccia posta dalle loro passività.
Una volta accettato che le passività che minacciano
l’ordine finanziario globale coincidono con le nostre attività e i
nostri depositi – allora dobbiamo accettare che, con il nuovo paradigma
del bail-in, in caso di una grave crisi finanziaria le cose non
funzioneranno affatto come una volta, e potrebbero essere i nostri
risparmi a pagare il prezzo.