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8/13/2017

L’ex banchiere del Papa: Italia spacciata, crocifissa dall’euro

L'euro è stato utilizzato come scusa per ridimensionare il nostro paese da un punto di vista economico e morale. Le altre giustificazioni sono insostenibili da più punti di vista. Usano un modello irrazionale che confonde cause con effetti, è lo stesso usato per spiegare decisioni che provocano le condizioni per giustificarle, come è successo per l'immigrazione (gap di popolazione) o l'ambientalismo (neomalthusianesimo). Così le pressioni fatte al nostro paese per difendere l'euro (tedesco) sono state giustificate dall'alto debito pubblico italiano – che è un falso problema, perché è il debito complessivo di un paese che va misurato, come il caso Usa 2008-2010 ha ben dimostrato (in situazione di insolvenza, tutto il debito privato diventa debito pubblico). Ma dette pressioni ci hanno ridotto allo stremo economico, con rischio morale. La carta stampata ha ignorato la mia considerazione perché può avere indirizzi politici da rispettare: "No touch issues", che sono tabù e vanno trattati in un certo modo. Per esempio appunto l'immigrazione, l'ambientalismo, l'Europa, l'euro, Bergoglio. L'Europa e l'euro non devono essere messi in discussione, a meno che non lo autorizzi la signora Merkel.
Poiché l'economia non è una scienza, è piuttosto arduo prevedere con un minimo di certezza ciò che può succedere con l'uscita dalla moneta unica. Troppo spesso, politici ed economisti fanno prognosi senza aver fatto una corretta diagnosi. Ne consegue che, se non sono state intese le cause delle nostre difficoltà attuali nel sistema euro, difficilmente si potrà esser credibili nelle proposte di soluzione degli effetti. Oggi ci ricordiamo in che situazione economica era l'Italia prima dell'entrata nell'euro, quali condizioni le vennero imposte per entrare e come realizzò dette condizioni? Ci ricordiamo quanto pesava negli anni '90 l'economia "di Stato" direttamente e indirettamente sul Pil? Quasi il 65%. E quanto pesavano le banche private sul sistema creditizio? Qualche percentuale minima. Ci ricordiamo come si realizzarono le privatizzazioni? Molto male. Il lettore ricorda il famoso algoritmo Prodi per passare da un deficit di 7 punti al deficit di 3 punti percentuali? Ho spiegato questo per far intendere che i problemi riferiti all'euro sono un po' più complessi di quanto spesso vengano spiegati. Ma temo che la nostra capacità decisionale in proposito sia piuttosto bassa, e il rischio di pagar cara l'uscita piuttosto alto.
Si deve riflettere su cosa significhi "pagar caro" la decisione di uscire, comparata con il costo di restare – costo che temo non sia solo economico, ma di libertà democratica di cui potremmo venir privati. Per giustificare l'economia, si potrà forzare la libertà. La moneta unica, per funzionare, necessita di un governo unico europeo, che dovrà coesistere con il governo del mondo globale. A questo si sta arrivando, in modo sempre più accelerato dopo la crisi globale scoppiata nel 2007, grazie agli organismi sovranazionali che impongono leggi, discipline, modelli democratici, governanti cooptati, e soprattutto visione morale omogenea. Il nostro destino è sottostare a questo "supergoverno mondiale"? Probabilmente sì. L' attuale situazione mi fa pensare che dobbiamo riconoscere la nostra impotenza, che non possiamo più fare nulla. I giochi son fatti e noi non giochiamo più, siamo diventati un gioco in mano ad altri. Il nuovo mondo globale aspira ad un'omogeneità culturale, e pertanto morale, che significa relativizzare le norme morali. Tutto questo porta ad una forma di sincretismo religioso, che necessariamente tende ad arrivare a una religione globale panteista, ambientalista (animalista e vegana), neomalthusiana e orientata alla decrescita.
Se questo è vero, e l'euro venisse usato come strumento per forzare chi non è d'accordo, si spiega la mia preoccupazione. Se fossi stato un governante nel nostro paese, negli ultimi 6-7 anni, avrei fatto il contrario di ciò che è stato invece fatto. Con la scusa di difendere l'euro dai problemi italiani, il nostro futuro non potrà che essere terrificante. Attenzione, però: il problema non è nell'euro in sé, ma nell'avere un euro gestito "abusivamente" da altri, grazie alle nostre debolezze politiche. Darei due esempi, per ora solo immaginabili: in una siffatta Europa a governo unico, per ridurre il debito pubblico ci potrebbe venir imposto di espropriare i beni dei cittadini. Per ridurre il deficit di bilancio ci potrebbe venir imposta l'eutanasia per i pensionati ultra sessantacinquenni, per tagliare la spesa pubblica di pensioni e sanità. Se si andrebbe persino verso il superamento del principio della dignità umana? E chi la afferma più? Ormai legge civile, la salute, la vita, la morale, che significato hanno? Quello deciso dall'Oms all'Onu? Se così fosse, la vita e la salute sarebbero benessere psicosociale.
Se riconoscessimo che un governo, "cooptato o gradito", è sottoposto alla "moral suasion" internazionale (che si può immaginare possa utilizzare anche i vincoli di una moneta unica), e se convenissimo che i paesi influenti, al di là delle forme diplomatiche, ci disprezzano, ci boicottano e ci vedono come un vantaggio da acquisire per rafforzare se stessi, che concluderemmo? Quale governo, non cooptato, saprebbe oggi decidere le specifiche soluzioni necessarie al nostro paese, rifiutando, se il caso, l'applicazione di leggi economico-morali, da altri ritenute necessarie ma che danneggiano economicamente e, soprattutto, possono privare i cittadini di libertà democratica e personale? Che dire del futuro dell'Ue? I padri fondatori quali De Gasperi, Adenauer, Schuman e Monnet avevano progettato un' Europa sussidiaria ai vari paesi, destinata a valorizzarne le identità. Ma il progetto di moneta unica doveva essere destinato a valorizzare le singole economie dei paesi europei. Poi sono sopravvenute "modifiche genetiche" di carattere cultural-politico, che hanno cambiato lo spirito originario facendo persino rinnegare le radici cristiane. Poi è arrivata la crisi economica del 2007 che fa esplodere le contraddizioni economiche, politiche e morali, facendo trionfare gli stessi egoismi arroganti che avevano snaturato il progetto originario.
L'Europa è fatta da tre "culture religiose": quella protestante-calvinista, quella cattolica e quella illuminista-laicista. Quando le cose vanno male, quale visione di cosa è bene o male prevale secondo voi? Secondo "loro" deve prevalere una forma di pragmatismo egoistico che rifiuta morali forti e dogmatiche e pretende morali relative, in evoluzione, pluraliste, dove l'autorità morale non deve più intervenire nel confronto con le leggi (etiche) dello Stato, ormai leggi globali di uno Stato globale. Che succede se l'autorità morale è invitata ad occuparsi di socio-economia e non più di morale? E chi ci difende e tutela allora? Ecco perché sono sempre più preoccupato. Il diritto a emigrare? Quanto ci manca Benedetto XVI, mai come ora! Le migrazioni son sempre più manifestamente state volute e pianificate, soprattutto per "aiutare" il nostro paese, dove risiede la massima autorità morale al mondo, a correggersi e aprirsi al "multiculturalismo" orientato a un sincretismo religioso necessario a prevenire "guerre di religione". Temo che non riusciremo a metter in discussione più nulla, ahimè. Qui bisogna produrre un vero progetto per il paese e dotarsi delle capacità di gestirle (un paio di nomi io li avrei), invece di sperare di prender voti coccolando cani e gatti in Tv. Risposta provocatoria: bisogna andare a cercare all'estero, anche fuori Europa, i consensi necessari, facendo alleanze e compromessi a destra e a manca. Risposta realistica e rassegnata: fare atto di sottomissione alla Germania.
(Ettore Gotti Tedeschi, dichiarazioni rilasciate a Paolo Becchi e Cesare Sacchetti per l'intervista "Per difendere l'euro ci attende un futuro terrificante", pubblicata dal quotidiano "Libero" l'8 agosto 2017. Economista e banchiere, già docente universitario, Gotti Tedeschi è stato presidente dello Ior, la banca vaticana, dal 2009 al 2012, dopo una lunga carriera nel mondo dell'economia e finanza, iniziata con l'americana McKinsey e proseguita con la co-fondazione di Akros Finanziaria. È stato consigliere del ministro del Tesoro Giulio Tremonti dal 2008 al 2011, consigliere della Cassa Depositi e Prestiti per tre mandati e presidente del Fondo infrastrutture F2i).

7/04/2009

Non un clandestino nel Vaticano

Il vaticano uno stato nello stato italiano come altri stati, questo il punto.
L'Italia non inter ferisce e non tenta di condizionare la politica e gli affari interni del VATICANO almeno questo risulta .
Il Vaticano lo fa ormai da millenni, perché interferisce nelle questioni interne di uno stato che in parole povere lo ospita sul suo suolo e gli da

anche protezione?
Io credo che dovrebbe interessarsi di più del recupero della fede che è in calo.
A mio parere non dovrebbe permettersi di esprimere nessun tipo di giudizio sia questo buono o non buono di una decisione presa da un

governo che appartiene a uno stato SOVRANO , o con le altre nazioni sparse per il mondo si comporta come qui.
Se il Vaticano si prende queste libertà di interferenza nella politica italiana è perché qualcuno glie lo ha sempre permesso per compiacenza

in cambio di????

6/28/2009

Vaticano S.p.A. La finanza occulta in nome di Dio

Dall'ascesa e caduta di Paul Marcinkus al "golpe porpora", il tentativo (fallito) di costruire il Grande centro con fondi neri riconducibili agli appalti per Italia '90. Poco meno di un ventennio di spregiudicata finanzia coperta sotto il segno della croce. E cosi', una storia considerata morta e sepolta col tramonto dell'arcivescovo che aveva legato il suo nome a quello di Roberto Calvi e Michele Sindona, riaffiora a distanza di anni, dimostrando la sostanziale continuità' nella politica dell'Istituto per le opere di religione anche dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano. Non ci sono accuse di massoneria rivolte all'Opus Dei, come nei romanzi di Dan Brown, ne' tutti gli altri ingredienti di successo che hanno fatto infuriare la Santa Sede negli ultimi anni, in "Vaticano spa" (Chiarelettere, 2009), del giornalista di Panorama Gianluigi Nuzzi, in uscita in questi giorni. Un libro che mette a nudo la notoria disinvoltura dello Ior, con la differenza che laddove finora arrivavano solo congetture, adesso a sostenere le tesi accusatorie c'e' la sterminata mole di documenti raccolti con certosina pazienza da monsignor Renato Dardozzi, che per conto della Segreteria di Stato del Vaticano ha seguito per 20 anni tutte le operazioni piu' delicate dell'Istituto. Con un compito, come scrive l'autore, tutt'altro che semplice, simile a quello svolto da un'unita' di crisi: "disinnescare autentiche mine finanziarie, soffocare scandali, allontanare prelati senza scrupoli appena un gradino sotto il santo padre".
Dardozzi archivia tutto, dalle relazioni riservate ai verbali dei consigli di amministrazione, dai bilanci segreti alla copie dei bonifici e i cartellini dei conti cifrati. In tutto, oltre quattromila documenti. Materiale scottante, che poco prima della morte del suo catalogatore diviene l'oggetto di una vendetta postuma. Proprio come in una spy story. Una scelta estrema, quella del monsignore, per chi ha fatto del silenzio e della segretezza una regola di vita, due condizioni imposte tanto dall'abito talare quanto dalle mansioni all'interno dello Ior. Una decisione maturata con l'obiettivo di rifarsi dello sgarbo subito da Santa Romana Chiesa poco prima di morire: il rifiuto che gli venisse riconosciuta un'intermediazione immobiliare che servisse ad aiutare con un vitalizio la ragazza che Dardozzi aveva adottato anni prima, attaccata a un respiratore in ospedale.
Ferito dal diniego, nel suo testamento il monsignore lascia scritto espressamente: "Rendete pubblici questi documenti affinché' tutti sappiano quanto e' accaduto". E cosi' la sua figura emerge da un cono d'ombra in cui e' stato avvolto per anni, parte dei documenti finiscono in rete sul sito della casa editrice (www.chiarelettere.it), lo Ior torna nuovamente sul banco degli imputati. I custodi dell'archivio segreto, in Svizzera, cercano un contatto con un giornalista e trovano Nuzzi, che lavora per un giornale non certo passibile di anticlericalismo. Perché' l'intento non e' quello del libro-denuncia contro il Vaticano, ma contro "uomini che hanno goduto di una fiducia mal riposta", spiega l'autore nell'introduzione.
I protagonisti di fama e gli scandali che hanno puntellato la storia recente del nostro Paese ci sono tutti.
C'e' Giulio Andreotti, l'unico insieme al successore di Marcinkus, il prelato Donato de Bonis, ad avere la firma autorizzata sul Conto Fondazione Spellman, un ente benefico inesistente (interpellato per una replica, il senatore a vita ha asserito di non ricordare la vicenda); ci sono le tangenti della Prima Repubblica, su tutte quella Enimont, quando per le casse dello Ior transitarono una parte dei soldi dei Ferruzzi, e le "grandi manovre" all'interno della Cariplo. Ma anche episodi meno noti e tuttavia emblematici. Su tutti, i 55 miliardi di lire della congregazione delle Ancelle della divina provvidenza, che a Bisceglie gestiscono tuttora un ospedale psichiatrico. Oppure l'abitudine di prelevare denaro perfino dai lasciti testamentari finalizzati alla celebrazioni di messe di suffragio, circa 200 milioni di lire. E poi, immancabili, gli insabbiamenti e i depistaggi, come quando Angelo Caloia, presidente dello Ior, e' informato in tempo reale sull'attività' dei magistrati durante l'inchiesta Mani pulite: "Stanno per chiudere la morsa. Fonti amiche della Guardia di finanza mi hanno allertato". Oppure le ammissioni, sempre di Caloia, al cardinale Angelo Sodano, all'epoca Segretario di stato vaticano: "I titoli passati allo Ior sono il risultato di pagamenti di tangenti a uomini politici, per importi certamente ritornati a loro in forma pulita".
La seconda parte del libro, si avvale invece di testimonianze inedite per confermare altre spregiudicate operazioni finanziarie di cui l'archivio Dardozzi non serba traccia, dal sostegno al progetto di una nuova Democrazia cristiana ("il grande centro") al riciclaggio di denaro sporco per conto della mafia. Tesi, quest'ultima, sostenuta in passato da collaboratori di giustizia e pentiti di mafia, come Vincenzo Calcara e Francesco Marino Mannoia. E confermata da Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa: "Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello Ior". Ciancimino provvedeva poi a girare il 20 per cento della sua quota a Toto' Riina e Bernanrdo Provenzano, tramite conti dello Ior.
Ma i vertici e il pontefice sapevano? Gianluigi Nuzzi non ha dubbi. "All'inizio degli anni '90 la dirigenza vaticana si accorge che c'e' una ragnatela che opera in parallelo all'attivita' normale, basata su conti intestati a fondazioni benefiche fittizie - spiega al VELINO -. Uno strumento impiegato come filtro per coprire i clienti privilegiati che non avrebbero potuto avere conti presso l'Istituto, non facendo parte del Vaticano. Nel febbraio '92 la commissione interna al Vaticano sullo Ior parallelo stende una relazione, che il presidente Caloia manda al segretario di Giovanni Paolo II. Per circa un anno, fino al marzo '93, tutti i vertici restano ai loro posti di combattimento. Poi quando iniziano le prime indagini su Enimont della Procura di Milano, si decide di spedire de Bonis dallo Ior all'Ordine di Malta". Una retrocessione? Tutt'altro, visto che il successore di Marcinkus da monsignore diventa vescovo.

PS:é un libro interessante!

Questo non è capitalismo e sarà sempre peggio.

"Per favore, considerate tutti questi fattori la prossima volta che qualcuno denuncerà il sistema statunitense come il mi...