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6/28/2009

Vaticano S.p.A. La finanza occulta in nome di Dio

Dall'ascesa e caduta di Paul Marcinkus al "golpe porpora", il tentativo (fallito) di costruire il Grande centro con fondi neri riconducibili agli appalti per Italia '90. Poco meno di un ventennio di spregiudicata finanzia coperta sotto il segno della croce. E cosi', una storia considerata morta e sepolta col tramonto dell'arcivescovo che aveva legato il suo nome a quello di Roberto Calvi e Michele Sindona, riaffiora a distanza di anni, dimostrando la sostanziale continuità' nella politica dell'Istituto per le opere di religione anche dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano. Non ci sono accuse di massoneria rivolte all'Opus Dei, come nei romanzi di Dan Brown, ne' tutti gli altri ingredienti di successo che hanno fatto infuriare la Santa Sede negli ultimi anni, in "Vaticano spa" (Chiarelettere, 2009), del giornalista di Panorama Gianluigi Nuzzi, in uscita in questi giorni. Un libro che mette a nudo la notoria disinvoltura dello Ior, con la differenza che laddove finora arrivavano solo congetture, adesso a sostenere le tesi accusatorie c'e' la sterminata mole di documenti raccolti con certosina pazienza da monsignor Renato Dardozzi, che per conto della Segreteria di Stato del Vaticano ha seguito per 20 anni tutte le operazioni piu' delicate dell'Istituto. Con un compito, come scrive l'autore, tutt'altro che semplice, simile a quello svolto da un'unita' di crisi: "disinnescare autentiche mine finanziarie, soffocare scandali, allontanare prelati senza scrupoli appena un gradino sotto il santo padre".
Dardozzi archivia tutto, dalle relazioni riservate ai verbali dei consigli di amministrazione, dai bilanci segreti alla copie dei bonifici e i cartellini dei conti cifrati. In tutto, oltre quattromila documenti. Materiale scottante, che poco prima della morte del suo catalogatore diviene l'oggetto di una vendetta postuma. Proprio come in una spy story. Una scelta estrema, quella del monsignore, per chi ha fatto del silenzio e della segretezza una regola di vita, due condizioni imposte tanto dall'abito talare quanto dalle mansioni all'interno dello Ior. Una decisione maturata con l'obiettivo di rifarsi dello sgarbo subito da Santa Romana Chiesa poco prima di morire: il rifiuto che gli venisse riconosciuta un'intermediazione immobiliare che servisse ad aiutare con un vitalizio la ragazza che Dardozzi aveva adottato anni prima, attaccata a un respiratore in ospedale.
Ferito dal diniego, nel suo testamento il monsignore lascia scritto espressamente: "Rendete pubblici questi documenti affinché' tutti sappiano quanto e' accaduto". E cosi' la sua figura emerge da un cono d'ombra in cui e' stato avvolto per anni, parte dei documenti finiscono in rete sul sito della casa editrice (www.chiarelettere.it), lo Ior torna nuovamente sul banco degli imputati. I custodi dell'archivio segreto, in Svizzera, cercano un contatto con un giornalista e trovano Nuzzi, che lavora per un giornale non certo passibile di anticlericalismo. Perché' l'intento non e' quello del libro-denuncia contro il Vaticano, ma contro "uomini che hanno goduto di una fiducia mal riposta", spiega l'autore nell'introduzione.
I protagonisti di fama e gli scandali che hanno puntellato la storia recente del nostro Paese ci sono tutti.
C'e' Giulio Andreotti, l'unico insieme al successore di Marcinkus, il prelato Donato de Bonis, ad avere la firma autorizzata sul Conto Fondazione Spellman, un ente benefico inesistente (interpellato per una replica, il senatore a vita ha asserito di non ricordare la vicenda); ci sono le tangenti della Prima Repubblica, su tutte quella Enimont, quando per le casse dello Ior transitarono una parte dei soldi dei Ferruzzi, e le "grandi manovre" all'interno della Cariplo. Ma anche episodi meno noti e tuttavia emblematici. Su tutti, i 55 miliardi di lire della congregazione delle Ancelle della divina provvidenza, che a Bisceglie gestiscono tuttora un ospedale psichiatrico. Oppure l'abitudine di prelevare denaro perfino dai lasciti testamentari finalizzati alla celebrazioni di messe di suffragio, circa 200 milioni di lire. E poi, immancabili, gli insabbiamenti e i depistaggi, come quando Angelo Caloia, presidente dello Ior, e' informato in tempo reale sull'attività' dei magistrati durante l'inchiesta Mani pulite: "Stanno per chiudere la morsa. Fonti amiche della Guardia di finanza mi hanno allertato". Oppure le ammissioni, sempre di Caloia, al cardinale Angelo Sodano, all'epoca Segretario di stato vaticano: "I titoli passati allo Ior sono il risultato di pagamenti di tangenti a uomini politici, per importi certamente ritornati a loro in forma pulita".
La seconda parte del libro, si avvale invece di testimonianze inedite per confermare altre spregiudicate operazioni finanziarie di cui l'archivio Dardozzi non serba traccia, dal sostegno al progetto di una nuova Democrazia cristiana ("il grande centro") al riciclaggio di denaro sporco per conto della mafia. Tesi, quest'ultima, sostenuta in passato da collaboratori di giustizia e pentiti di mafia, come Vincenzo Calcara e Francesco Marino Mannoia. E confermata da Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa: "Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello Ior". Ciancimino provvedeva poi a girare il 20 per cento della sua quota a Toto' Riina e Bernanrdo Provenzano, tramite conti dello Ior.
Ma i vertici e il pontefice sapevano? Gianluigi Nuzzi non ha dubbi. "All'inizio degli anni '90 la dirigenza vaticana si accorge che c'e' una ragnatela che opera in parallelo all'attivita' normale, basata su conti intestati a fondazioni benefiche fittizie - spiega al VELINO -. Uno strumento impiegato come filtro per coprire i clienti privilegiati che non avrebbero potuto avere conti presso l'Istituto, non facendo parte del Vaticano. Nel febbraio '92 la commissione interna al Vaticano sullo Ior parallelo stende una relazione, che il presidente Caloia manda al segretario di Giovanni Paolo II. Per circa un anno, fino al marzo '93, tutti i vertici restano ai loro posti di combattimento. Poi quando iniziano le prime indagini su Enimont della Procura di Milano, si decide di spedire de Bonis dallo Ior all'Ordine di Malta". Una retrocessione? Tutt'altro, visto che il successore di Marcinkus da monsignore diventa vescovo.

PS:é un libro interessante!

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