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5/20/2016

FORMIDABILE ATTO D'ACCUSA CONTRO LA ''PIOVRA'' USA IN EUROPA E NEL MONDO

FORMIDABILE ATTO D'ACCUSA CONTRO LA ''PIOVRA'' USA IN EUROPA E NEL MONDO DI PAUL CRAIG ROBERTS (WALL STREET JOURNAL)

 

giovedì 19 maggio 2016
NEW YORK - "Guai se gli inglesi voteranno il Brexit: devono restare al guinzaglio dell’Ue, cioè di Washington. Guinzaglio corto, rappresaglie contro chi “sgarra” e rotta di collisione contro le potenze mondiali che aspirano a una piena autonomia: la mia previsione è che la Russia e la Cina saranno presto di fronte a una decisione sgradita: accettare l’egemonia americana o andare in guerra".
Parole come sassi, ma non tirati da un estremista del Brexit, un infervorato paladino dell'uscita della Gran Bretagna dalla Ue, bensì da Paul Craig Roberts, già viceministro di Reagan nonché editore associato del Wall Street Journal, il più importante quotidiano economico del mondo.
"Impossibile non citare il britannico Ambrose Evans-Pritchard, che sul “Telegraph” ricorda come la Cia, negli anni ‘50 e ‘60, abbia direttamente finanziato gli attori che avrebbero creato l’Unione Europea. Motivo: è più facile controllare un solo governo, quello di Bruxelles, piuttosto che molti Stati separati. Washington ha fatto un investimento a lungo termine nell’orchestrare l’Unione Europea, ed è per questo che Obama è appena andato a Londra per raccontare al sua cagnolino, il primo ministro britannico, che non ci potrebbe essere alcuna uscita britannica dall’Ue" afferma ancora Craig Roberts, che a leggerlo sembra si sentire parlare Matteo Salvini.
"Come altre nazioni europee - prosegue Craig Roberts su Information Clearing House - i britannici non sono mai stati autorizzati a votare per scegliere di essere pienamente sovrani o sottoposti all’Unione Europea. La natura oppressiva di leggi comunitarie irresponsabili e l’esigenza dell’Ue di accettare un massiccio numero di immigrati del terzo mondo hanno creato una grande richiesta per un voto britannico per decidere se rimanere un paese sovrano o di sciogliere il vincolo e rispedire a Bruxelles e le sue disposizioni dittatoriali".
"In vista del fatidico 23 giugno - continua l'editore associato del Wall Street Journal - la posizione degli Usa è che al popolo britannico non deve essere consentito di decidere contro l’Ue, in quanto una tale decisione non è nell’interesse di Washington. Il lavoro di Cameron, dunque, è quello di spaventare gli inglesi con presunte gravi conseguenze dell’“andare da soli”. Lo slogan: la “piccola Inghilterra” non può stare in piedi da sola. Al popolo britannico viene detto che l’isolamento segnerà la sua fine, e il paese diventerà uno stagno archiviato dal progresso. Tutto accadrà altrove, loro saranno lasciati fuori. Ma attenzione: se la campagna di paura non riesce e il voto britannico sarà per uscire dalla Ue la questione aperta è se Washington permetterà al governo britannico di accettare l’esito democratico. In alternativa, il governo inglese potrebbe truccare le carte, raccontando di aver negoziato concessioni straordinarie".
"Una cosa è certa: Washington non permetterà - scrive ancora Craig Roberts - agli inglesi di decidere liberamente: non devono essere autorizzati a prendere decisioni che non rispettano l’interesse di Washington. E’ lo stesso schema “egocentrico” grazie al quale gli Usa stanno trasformando in “minaccia” la Russia di Putin: flotte da guerra nel Baltico e nel Mar Nero, nonché basi missilistiche in Polonia vicino ai confini russi, con la volontà di incorporare Georgia e Ucraina in patti di difesa anti-russi. Quando Washington, i suoi generali e i vassalli europei dichiarano che la Russia è una minaccia, significa che la Russia ha una politica estera indipendente e agisce nel suo proprio interesse, piuttosto che in quello di Washington".
"La Russia diventa una “minaccia”, perché ha dimostrato la capacità di bloccare l’invasione filo-americana della Siria e il bombardamento dell’Iran. Nel mirino di Washington anche piccoli paesi come Iraq, Libia e Yemen. Motivo: avevano politica estera ed economica indipendenti, non avendo accettato l’egemonia statunitense. Persino il Venezuela, per Obama, è diventato «una minaccia inusuale e straordinaria alla sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti, quando il governo di Caracas ha messo gli interessi del popolo venezuelano davanti a quelli delle società americane".
"Analogamente, la Russia è diventata “una minaccia” quando Mosca ha neutralizzato le aggressioni di Washingon ai danni di Teheran e Damasco, e quando ha impedito agli Usa di appropriarsi della base navale della Crimea dopo il golpe neonazista in Ucraina promosso dalla Cia. E’ assolutamente certo che la Russia non ha formulato minacce di alcun tipo contro i paesi baltici, la Polonia, la Romania, l’Europa o gli Stati Uniti - stigmatizza scrive Craig Roberts - . Così come è certo che la Russia non ha invaso l’Ucraina. Se l’avessero fatto, oggi l’Ucraina non sarebbe più lì: sarebbe tornata una provincia russa. E in effetti, anche se i media occidentali si guardano bene dall’ammetterlo, l’Ucraina appartiene alla Russia più di quanto le Hawaii appartengano agli Stati Uniti. Quanto alla Siria, quel paese esiste ancora, solo perché è sotto la protezione russa. Se davvero Cina e Russia fossero “una minaccia”, di certo non permetterebbero la proprietà straniera (cioè riconducibile alla Cia» di molti dei loro media: è americana la proprietà del 20% dei media russi, mentre in Cina operano 7.000 Ong finanziate direttamente dagli Usa".
"Solo il mese scorso il governo cinese si è finalmente mosso, seppure molto tardivamente, per introdurre alcune restrizioni su questi agenti stranieri che stanno lavorando per destabilizzare il paese - aggiunge in questo straordinario articolo d'analisi, l'editore del Wall Street Journal -. Ma i membri di queste organizzazioni “a tradimento” non sono stati arrestati, sono stati semplicemente messi sotto sorveglianza della polizia. Una restrizione quasi inutile, dato che Washington può fornire montagne di denaro con cui corrompere la polizia cinese: Russia e Cina pensano forse che i loro poliziotti siano meno sensibili alle tangenti rispetto alla polizia americana e del Messico? Parla da sola la sconfitta storica della guerra ai narcos: la “guerra alla droga” è una miniera d’oro per gli agenti messicani e statunitensi, sotto forma di mazzette. Altro che libertà: negli Stati Uniti, gli osservatori di verità sono perseguitati e imprigionati, o vengono liquidati come “teorici della cospirazione”, “anti-semiti” o “estremisti domestici”. Una distopia peggiore di quella descritta da Orwell. Per paura dei media occidentali, Mosca e Pechino permettono a Washington di operare nei loro media, nelle loro università, nei loro sistemi finanziari, mentre i “buoni” delle Ong si infiltrano in ogni aspetto della loro società".
E questo incredibili atto d'accusa termina così: "Secondo Craig Roberts - russi e cinesi sono davanti a un bivio terribile: piegarsi allo Zio Sam o prepararsi alla Terza Guerra Mondiale".

4/04/2016

Perché Boeri nasconde le pensioni pubbliche?

Il fotogenico presidente dell’Inps è tornato a suonare il suo ritornello: chiedere un contributo di solidarietà alle pensioni più alte. Quelle private, s’intende. Quelle pubbliche, mai. Boeri ci ha rivelato l’ultimo scandaloso privilegio che i conti Inps alimentano: 475 mila italiani  percepiscono la pensione da 36 anni. A questi – che hanno il torto di essere ancora vivi – Boeri pensa di chiedere “un contributo di solidarietà” – però, leggo dalla stampa, “escluse le baby pensioni degli statali”.
Boeri esenta dal contributo di solidarietà gli statali che prendono la pensione non da 36,   bensì  da 43 anni.  Sono statali quasi tutti:  425 mila.  A loro la legge Rumor del ’73 consentì di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi un giorno se donne sposate,  20 anni, dopo  25 i dipendenti degli enti locali.   Vent’anni di ”lavoro”,  e quarantatré di  ozio pagato,  senza contare il secondo lavoro (magari nero) che probabilmente hanno fatto per ammazzare il tempo, sottraendolo ad altri.  “Ci sono 16.953 fortunatissimi baby pensionati che si sono ritirati a 35 anni e che restano in pensione quasi 54 anni”.
Quanto è la loro pensione?
Prendono, in media, 1500 euro mensili.  Un regalo totale  in confronto ai contributi versati (o non versati affatto, da parte dello Stato loro datore di lavoro):  in pratica, ricevono soldi senza copertura, pagati da noi.  Quanti? noi contribuenti versiamo a questi ex pubblici 7,43 miliardi  ogni anno.
Tanto ci costano: una mezza finanziaria annua. Oltre il 5% della spesa Inps per pensioni serve a coprire l’esborso peri baby pensionati.
Secondo Confartigianato, i baby-pensionati pubblici (8 su 10) e privati (2 su 10)  costano allo Stato “ circa 163,5 miliardi, una «tassa» di 6630 euro a carico di ogni lavoratore”  pagante.   Il conto è presto fatto: siccome baby-pensionati ricevono la pensione per quasi 16 anni in più del pensionato medio Inps,  la maggior spesa pubblica  cumulata per  gli anni di pensione  eccedenti la media arriva già a 148,6 miliardi; poi si devono aggiungere i mancati introiti per contributi non versati dai baby-pnsionati del privato, e fanno   altri 14,8 miliardi di euro.  Così si arriva a 163,5 miliardi. Si tenga presente  – per avere un dato di confronto –   che la spesa complessiva annua per le pensioni è di 195 miliardi.
E non ci sono fra gli statali i pensionati minimi a meno di 500 euro mensili
Eppure  Boeri ha preso cura di precisare che dai suoi progetti di tagli (contributi di solidarietà) “sono esclusi i baby-pensionati statali”. Perché? Potete immaginare il motivo: quelli sono una categoria potente, pericolosa e privilegiata. Appartengono  all’Oligarchia Parassitaria e Inadempiente, intoccabile. Quella i cui stipendi aumentano anche quando  quelli privati sono tagliati; che noi contribuenti dobbiamo pagare sempre più anche in questi anni di recessione, in cui un numero  sempre maggiore di noi resta disoccupato. Insomma quelli che – come corpo –  hanno in mano il Potere. Il potere che usano come una forza occupante nemica.  Un corpo separato numerosissimo, con le loro famiglie,  che forma un temibile blocco elettorale, che i politici compiacciono in tutti i modi che la loro demagogia escogita; e che come occupante di “posti”, se irritato o sfidato, può bloccare   il funzionamento della società e dell’economia.
Sto esagerando? Fateci caso: L’Inps –  che è governata di fatto dalla Triplice sindacale, ramo fondamentale del Parassita –   pubblica e diffonde, in genere, solo le pensioni che ‘eroga’ ai privati; sulle pensioni pubbliche mantiene  un delicato silenzio. Soprattutto, non  dà mai ai media i dati pubblici e privati “insieme”,  uno a fianco all’altro.
Chissà perché? Grazie ai nostri  potenti mezzi investigativi e intellettuali, siamo in grado di avanzare l’ipotesi: per impedirvi di fare confronti. Fra il vostro stipendio privato – se lo avete ancora – e il loro.  Fra le loro pensioni e le vostre: quelle soprattutto rivelano  la loro situazione di dominio su di voi e di privilegio  scandaloso e indebito.
Perché? Perché  un tempo la cassa di previdenza degli statali  era una cosa a parte. Ma “è stata fusa nell’Inps a inizio del 2012  per evitarne la bancarotta”;  scrive 24 Ore, “e ha portato un virus dentro le casse dell’istituto. Il virus è il deficit permanente della ex cassa pensione pubblica che perde a rotta di collo da anni”. Un  buco “strutturale”, che è la causa prima della “voragine dei conti Inps”. Perché “ con la fusione nell’Inps le perdite e i disavanzi patrimoniali sono stati trasferiti  e provocano le maxiperdite dell’Inps”.
Sono “trasferite”  a chi, le maxi-perdite? A voi del settore privato,  le hanno accollate:   a voi pensionati del privato. Che avete pagato i contributi  (notoriamente troppo alti)   non solo per voi, ma anche per loro.  Infatti, i contributi dei  pubblici “ non sono mai stati sufficienti a coprire le spese per pensioni,  che tra l’altro rispetto al comparto privato sono assai più elevate come importo  –  Prestazioni che salgono a una velocità ben maggiore della crescita dei contributi”.
Di per sé, la vostra previdenza sociale, di voi privati, sarebbe in pareggio. Se l’Inps è in perdita di 9 miliardi l’anno, sapete chi ringraziare.
Vediamo: di quanto le pensioni pubbliche sono superiori  a quelle  dei privati?

Pensioni dipendenti pubblici: 1.772 euro, +72% su privati. 

“Le pensioni vigenti dei dipendenti pubblici nel 2015 valgono in media 1.772 euro al mese, circa il 72% in più rispetto a quelle medie dei lavoratori dipendenti del settore privato (1.026 euro)”.
Capito?Voi pensionati privati prendete in media 1000  euro, e loro 1770. Anzi, la differenza a loro favore non fa’ che aumentare:  “ Sulle nuove pensioni liquidate nel 2015 la differenza è tra 1.872 euro per i pensionati pubblici e 1.012 euro per i privati”.   Notate che i pubblici dipendenti maschi superano i 2.200 euro mensili.  Non male, vero?  Tutto a spese vostre, perché loro non hanno pagato i contributi  per meritare un simile premio.
La sua pensione supera la vostra
La sua pensione supera la vostra
Come  si spiega la grande differenza? Dice 24 Ore: “con le  carriere meno discontinue e più lunghe dei lavoratori pubblici”:  ovvio, sono inamovibili e illicenziabili,  se ci si prova il Tar del Lazio e la Corte Costituzionale li reintegrano nei loro  privilegi,  “e con le retribuzioni medie più alte rispetto al settore privato”.
Ci sono casi-limite come questo:
“96% pensioni tranvieri superiori a contributi”
Dai dati Inps pubblicati emerge anche che il 96% delle pensioni degli autoferrotranvieri è superiore a quanto si avrebbe avuto sulla base del calcolo contributivo. Nel 2015 il fondo trasporti, soppresso nel 1996, avrà un deficit di 918 milioni di euro e un debito di 19,8 miliardi”.
Ma quante sono, insomma, e pensioni dei privilegiati del pubblico impiego? “Le pensioni erogate dall’Inps Gestione Dipendenti Pubblici al 1 gennaio 2015 sono 2.818.300. La spesa complessiva ammonta a quasi 65 miliardi di euro, in aumento dello 0,75% rispetto all’anno precedente”.
Sora Ilva adesso è in pensione
Sora Ilva adesso è in pensione
Una spesa in bancarotta  strutturale, che viene accollata a tutti noi: “Se si mettono in fila i bilanci dell’ex Inpdap si scopre che le perdita sono state di ben 110 miliardi negli ultimi 10 anni. Un colabrodo. Con lo Stato che ogni anno interviene a ripianare il buco miliardario”, ma solo in parte.
Capito o no? Se il”costo del lavoro” privato in Italia è   troppo alto, se rimanete “meno competitivi”  mentre voi siete pagati meno degli altri europei  –  la famosa forbice tra quel che ricevete netto in busta paga e quel che paga il datore i lavoro, quasi il doppio –, è essenzialmente  perché pagate i contributi anche per gli statali. I quali   occupano il tempo, quando sono in ufficio e quando non timbrano il cartellino per i colleghi assenti (uno su tre), a intralciare la vostra attività produttiva in tutti i modi che riescono ad immaginare.  Ossessionati dal controllo su di voi, evasore fiscale potenziale – vi controllano perché sospettano che non li pagate mai abbastanza, che nascondiate qualcosa per voi dei vostri guadagni invece che versarli al Fisco, la greppia da cui si servono a man bassa.
Non ci sono statali né  regionali o comunali, fra i 2,6 milioni di “minimi” a meno di 500 euro mensili. Queste gioie spettano solo ai privati.  Ora, ricapitoliamo: i 425 mila  baby-pensionati statali hanno una pensione media di 1500 euro  da 40 anni. I pensionati pubblici, di oltre 1700 –  che è il 72% in più di quel che prendono i pensionati privati in media. Non sarebbe giusto chiedere a loro un “contributo di solidarietà”? Un atto elementare di giustizia sociale?
altan-poteri-forti
Invece non si osa. Questa categoria s’è conquistata il privilegio di inamovibilità, illicenziabilità, ed aumento automatico degli stipendi,qualunque cosa succeda al paese.  Il paese è da otto anni in recessione, poi in depressione grave, ma  loro ogni tanto scioperano perché vogliono l’aumento. E nessuno cerchi di appurare quanto lavorano, quanto sono produttivi  o improduttivi: hanno vinto o’concuorzo, e tanto basta.
Certe volte,  nei miei sogni più folli,  mi immagino di essere un riformatore, e avanzo la mia riforma più audace: una legge di un articolo, che dice: “Gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici   dipendono dall’aumento per Prodotto Nazionale Lordo. Sono passibili di diminuzione nella percentuale in cui il PIL, eventualmente,  decresca”.  Siccome il Pil, dal 2008, è sceso del 25%, gli statali si  vedrebbero decurtare gli stipendi di altrettanto.  Con  questa “riforma”, spererei di rendere i dipendenti pubblici co-interessati al miglioramento dell’economia generale,  ansiosi per i disoccupati del settore privato, per le fabbriche che  chiudono; insomma   di renderli solidali al comune destino, interessati al bene comune  –   dal quale oggi si sentono estranei.  Come, appunto, una forza d’occupazione nemica.
Ma   ve lo dico prima io: quella riforma è follemente impossibile. Non si troverebbe mai  in Parlamento una maggioranza per attuarla e sfidare così il potere della Casta. Pensate che siccome  il 62 per cento  dei baby-pensionati pubblici sono nel Nord Italia, la Lega Nord si è sempre opposta a risanare quel bubbone di parassitismo.  Del resto la moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, gode del privilegio in persona. Come insegnante è andata in pensione a 39 anni,  nel 1992.
Così, come sempre, il  “contributo di solidarietà” lo faranno pagare a voi. Pensionati o contribuenti Inps privati.  Ha cominciato con questa  storia dei 475 mila che prendono la pensione da 36 anni, dimenticando che ci  sono 425 mila ex statali che la prendono da oltre 40; e adesso dicono che taglieranno un po’ “le pensioni più  alte”. Ora, sulle pensioni alte, il prelievo aggiuntivo l’hanno già messo: del 6 per cento su quelle tra 91.300-150 mila euro annui lordi, del 18% su quelle superiori a 200 mila annui lordi. Escluse sempre le pensioni pubbliche, perché loro hanno vino  o’concuorzo.
Ma sapete quanto rende a  questa sovrattassa? 12  milioni di euro l’anno. Una miseria, una briciola per  quelle fauci insaziabili. Basta pensare che solo le due Camere – ossia la testa del Behemot,   con i  barbieri a 120 mila euro, e il noto bar ristorante  di cui i deputati non pagano  nemmeno i caffè   –  costano 1,5 miliardi  annui. Non milioni, miliardi.  Ossia mille volte di più della sovrattassa sui pensionati ricchi privati.  Abbiamo ancora molto da “contribuire”. Siate solidali, con lorsignori.
L’articolo Perché Boeri nasconde le pensioni pubbliche è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.
Fonte: http://bit.ly/1PQILaG

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