4/02/2016

La Mogherini: una incapace o solo un agente della CIA?

Negli scorsi giorni pensavo spesso alle imprese della Mogherini, che rimane rinchiusa nel suo ufficio a Bruxelles per uscirne solamente per parlare male della Russia.
Che due marroni,.
Embargo di qua, sanzioni di la, bisogna riportare indietro la Crimea , le solite cose, con una intensità ossessiva che neanche se ci fosse il buon segretario di Stato, l'ebreo Khon, pardon l'irlandese cattolico Kerry, a dettargli cosa dire (come poter credere ad uno che mente sulle sue origini, sulla sua famiglia e sulla sua religione…).
In realtà è quasi esattamente quello che succede.
La nostra cara amica Federica è da anni un informatore per conto della CIA, come ci racconta Wikilieaks.
Adesso capisco come mai rompono tanto i coglioni a chi ha diffuso quelle note, sapeste quante cose interessanti ci sono , lì in mezzo, ancora da scoprire.
Ecco cosa racconta la Mogherini riguardo a Bertinotti:
 11. (C) Mogherini discussed government formation developments 
in light of the recent decision by DS President Massimo 
D'Alema to step aside and allow Communist Renewal Secretary 
Fausto Bertinotti (RC) to take the pole position for the 
important Presidency of the Chamber of Deputies.  She argued 
that Prodi strengthened his coalition and reinforced the more 
moderate elements within the Communist Renewal party by 
giving Bertinotti such a high-profile institutional position 
in the new government.  By making Bertinotti part of the 
establishment, Prodi weakened the more extreme elements 
within Bertinotti's party and has ensured a more cooperative, 
centrist RC party. 

In pratica la Mogherini rassicura gli ammerregani sull'elezione di Bertinotti come presidente della Camera, voluta da Prodi.
In cambio Bertinotti terrà buone le frange estreme del suo partito.
Brava Mogherini, e bravi anche Prodi e Bertinotti.
Ma non è finita, ovvio:
4. (C) Vecchi refrained from terming Prodi's acceptance of 
the call a mistake but when asked how he thought Prodi would 
respond the next time Hamas calls, he said "often the phones 
don't work so well in Italy."  Vecchi stated that a Prodi 
government would strictly follow the EU line on Hamas but 
hinted that more needs to be done to encourage Hamas to 
behave better.  He said it is not a positive result that 
money the EU has withdrawn from the Palestinian Authority has 
been replaced by funds from Iran.  At the same time, 
Mogherini said much of Hamas' electoral support came not from 
Islamic extremists but from common Palestinians disillusioned 
with the management of the Palestinian territories by Al 
Fatah.  She said the Quartet's other goal must be to prevent 
Hamas from consolidating that support.
 
L'agente Mogherini fa rapporto e assicura che farà tutto quello in suo potere per prevenire il consolidamento del poter di Hamas. Si fa anche capire che Prodi non è perfettamente allineato in tal senso.
Interessante anche la citazione di Luciano Vecchi, vero Dominus nei rapporti Italia Cia di allora, adesso in "buen retiro" a Modena.
Ovviamente la Mogherini ne deve dire ancora tante di cazzate e darsi tanto da fare , per potere occupare il posto lasciato vacante da Vecchi, ma non preoccupateci, vedrete che ce la farà.
Ecco i nostri amici Vecchi e Mogherini che si danno da fare nuovamente:
6. (C) Unprompted, Vecchi said Prodi would be careful that 
the government's public signals avoid any appearance that 
actions being taken could have an anti-American flavor or 
that the comments could disappoint "our good friend 
Talabani."  Mogherini did predict that the Italian Communist 
Party (PdCI) and the Greens, who are members of Prodi's 
coalition and likely government partners, would raise their 
tones in advance of the July vote for funding the Iraqi 
mission in Iraq.  Both she and Vecchi said the US should not 
be worried by that, however.  Nevertheless, Vecchi predicted 
some tough work ahead for the coalition as it moved mission 
funding through parliament. 

Si, bisogna evitare a tutti i costi che nascano sentimenti anti-americani nel governo.
Eh, si , adesso la Mogherini è davvero la persona giusta al posto giusto, per rappresentare gli interessi della NATO  dell'Europa.
Chissà come mai spesso non appare in sintonia con Renzi, e chissà come mai il governo di Prodi non è durato, annientato dopo una sparata sui "nostri amici talebani".
Coincidenze, sempre coincidenze.
P.S. fossi in Renzi comincerei a fare sparate tipo "bisogna combattere l'invasione della Russia" e "Putin è scemo", per ottenere considerevoli vantaggi economici per l'Italia. O anche solo rimanere primo ministro.
Fonte:
https://wikileaks.org/plusd/cables/06ROME1221_a.html
http://www.rischiocalcolato.it/2016/04/la-mogherini-una-incapace-o-solo-un-agente-della-cia.html

3/27/2016

Per l’Unione Europea il segnale è evidente


Gli ultimi attacchi a Brussels sono la prova evidente che quelli di Parigi non sono stati una mera fatalità, ma i primi di quella che sembrerebbe essere una lunga serie di attacchi terroristici simili. Questi attacchi non sono in realtà nulla di nuovo, questo è esattamente ciò che la Russia ha dovuto sopportare negli anni '90, dalla stessa gente e per le stesse ragioni. Ma se, alla fine, la Russia è riuscita a battere sia la ribellione che il terrorismo wahabita ceceno, sembra che all'Europa manchino tutte le risorse necessarie per giungere alla vittoria. Ancora peggio, i capi di Stato europei non riescono ad andare oltre le loro attuali politiche russofobiche, autoescludendosi in questo modo da tutto l'aiuto che la Russia potrebbe offrire.

Ci sono delle ragioni obbiettive per cui è stata scelta Brussels: naturalmente perché è la capitale dell'Unione Europea, ma anche perché è un bersaglio "morbido", molto più facile da colpire, per esempio, del Quartier Generale Supremo delle Potenze Alleate in Europa (SHAPE) nella città belga di Mons, o del Quartier Generale della NATO ad Haren, presso Brussels. Ma questa non è la ragione "veramente vera" per cui è stata colpita Brussels. La triste verità è che l'Europa ha fatto di tutto per esporsi a questo tipo di attacco.

In primo luogo, quando queste stesse persone (i fanatici wahabiti) avevano usato gli stessi metodi (gli attacchi terroristici) contro il maggior stato confinante con l'Europa (la Russia), le élites europee avevano dato il loro completo sostegno ai terroristi, non solo politicamente (presentandoli come combattenti per la libertà), ma anche direttamente (M16 e CIA erano direttamente e pesantemente coinvolte nelle guerre cecene). In quegli anni la Russia era molto simile all'Unione Europea di oggi, governata da un élite completamente corrotta e assolutamente venduta all'Impero Anglo-Sionista, i servizi di sicurezza russi erano stati quasi completamente smantellati, la gente normale non aveva assolutamente idea di quello che stava succedendo e l'economia era in sfacelo. La Russia era, allora, un bersaglio facile, proprio come lo è oggi l'Europa.

Secondo, l'Europa ha coltivato con amore un'oscena amicizia con i tre maggiori sponsor planetari del terrorismo: Turchia, Arabia Saudita ed Israele. Andare a letto con certa gente può solo portare a dei risultati disastrosi. Ed ora, dopo che Erdogan aveva previsto esattamente gli attacchi terroristici di Brussels, gli Europei continuano a non farsi le domande giuste (hanno invece preferito credere all'affermazione che Erdogan avrebbe messo in guardia gli Europei).

Terzo, sono ormai decenni che l'Unione Europea ha una politica assolutamente suicida sull'immigrazione o, potrei anche dire, nessuna politica, a meno che voi non consideriate una politica il "facciamoli entrare tutti". Tutti i servizi di intelligence europea sanno da decenni che gli immigrati sono un grosso rischio, sia per quanto riguarda la piccola delinquenza (spaccio di droga), che per il terrorismo. Tutti ne erano al corrente, ma la correttezza politica ha impedito a tutti di dirlo apertamente, salvo essere essere accusati di razzismo. Lasciate che faccia un esempio: tutti quanti, nella polizia e nell'intelligence svizzera sapevano da anni che i terroristi albanesi dell'UCK avevano in Svizzera soldi e quartier generale, ne aveva parlato anche qualche giornale. Allo stesso modo, tutti in Svizzera sanno anche che la mafia albanese controlla il mercato delle droghe pesanti. Ciononostante, le autorità svizzere non hanno fatto assolutamente nulla per fermare tutto questo. Lo stesso tipo di diniego si verifica in Francia con gli immigrati del Maghreb (GIA) e in Germania con i Turchi (Lupi grigi) e i Curdi (PKK). Invece di prendere le misure necessarie a proteggere la gente comune, i politici hanno scelto di nascondere il problema, denigrare chi osa parlarne, mentre i servizi di sicurezza sono costretti a venire a miti consigli con i gruppi terroristici (e alle volte anche ad usarli).

Quarto, le forze di polizia e di sicurezza europee sono per la maggior parte a corto di personale, sottopagate, scarsamente addestrate, oberate di lavoro e dalle pastoie burocratiche, di solito disorganizzate e scoordinate fra loro. Hanno anche un disperato bisogno di traduttori e di interpreti, e molto spesso non hanno le basi legali per investigare, tenere sotto controllo ed infiltrare le comunità degli immigrati. In molte nazioni hanno anche un equipaggiamento di base insufficiente, e quello a loro disposizione è vecchio e sorpassato. Di nuovo, il parallelo con la Russia degli anni '90 è impressionante.

Quinto, invece di concentrarsi sul pericolo vero e attuale, costituito dall'infiltrazione di terroristi travestiti da migranti, l'Europa ha focalizzato tutte le sue risorse nel contrastare la (assolutamente immaginaria) "minaccia russa", sprecando soldi in centri comando, comunicazione, depositi logistici pre-posizionati e, naturalmente, in numerose manovre ed esercitazioni volte ad "intimidire l'orso russo". Ancora peggio, gli Europei hanno, almeno fino ad ora, rifiutato più volte, in maniera categorica, di collaborare con i Russi sui problemi della sicurezza, terrorismo compreso.

Sesto, le autorità di governo dell'Unione Europea hanno sistematicamente bollato come "razzisti" tutti quelli che avevano osato mettere in guardia sui pericoli del terrorismo connesso all'immigrazione, mentre, contemporaneamente, introducevano una serie di misure completamente inutili ma molto offensive nei confronti dei Mussulmani, come vietare alle studentesse di portare il velo (naturalmente ai ragazzi ebrei con la kippà non veniva detto nulla) o scatenare il panico sul numero delle macellerie halal di Parigi (senza toccare però i negozi kosher).

Non fa perciò meraviglia che un tale miscuglio di stupidità ed arroganza abbia alla fine portato ad attacchi come quelli di Parigi o Brussels. Ma l'aspetto peggiore di tutta questa storia è che non ci sono indicazioni di sorta sul fatto che i governanti europei abbiano imparato qualcosa, o che stiano riconsiderando le loro politiche suicide. Fino ad ora, abbiamo visto piangere Federica Mogherini e la Torre Eiffel di Parigi illuminata con i colori della bandiera belga. Ma ancora non c'è una decisione politica, o anche un piano generico, su come affrontare l'attuale minaccia terroristica.

Ma quello che l'Europa ha è un piano in 5 punti su come trattare con la Russia, un piano adottato all'unanimità da tutti i 28 stati membri. Questo piano, che va sotto il nome di "principi guida" è così arrogante e allucinatorio, che merita di essere riportato nella sua interezza.

Il primo di questi principi guida è la completa realizzazione degli accordi di Minsk come elemento chiave di ogni cambiamento significativo nelle nostre relazioni. A proposito, questa è una settimana importante, in questa settimana, due anni fa, c'è stata l'illegale annessione della Crimea e noi ribadiamo la nostra comune e salda posizione per il non-riconoscimento dell'annessione della Crimea.
Il secondo principio è il rafforzamento delle relazioni con i nostri partners orientali ed altri stati vicini, specialmente nell'Asia centrale e ci sono state discussioni molto istruttive su come muoversi in questa direzione.
Terzo, il rafforzamento della resistenza interna dell'Unione Europea, in modo particolare nel campo della sicurezza energetica, minacce ibride e comunicazione strategica, ma non solo.
Il quarto principio, su cui tutti siamo d'accordo, è la necessità di interrelazioni selettive con la Russia sulle questioni di politica estera, questo è evidente quando si parla di Iran, processo di pace in Medio Oriente o Siria, e anche di Corea del Nord, immigrazione, antiterrorismo o cambiamenti climatici, ma anche in tutte le altre aree dove è evidente l'interesse dell'Unione Europea.
Il quinto principio guida è quello di sostenere sempre di più la società civile russa, impegnarsi e fare investimenti nei contatti personali, negli scambi e nelle politiche ad essa correlate, con un particolare occhio di riguardo alla gioventù russa ed europea perché consideriamo lo sviluppo delle nostre nazioni come qualcosa in cui è necessario investire.

Tradotto in linguaggio semplice, questo significa che l'Unione Europea è determinata a:

1. Continuare a punire Mosca per la non osservanza degli accordi Minsk-2 da parte di Kiev.
2. Continuare nel tentativo di circondare la Russia con regimi ostili in Europa e nell'Asia Centrale.
3. Continuare ad accusare la Russia di essere una minaccia per l'Europa.
4. Sperare che la Russia si "interfacci selettivamente" con l'UE nei campi dove è vantaggioso per l'Unione Europea.
5. Continuare a finanziare la 5° colonna all'interno della Russia.

Secondo le parole della Mogherini, per adottare questi principi "non è occorsa una discussione difficile". A differenza delle questioni sull'immigrazione o sul terrorismo, sulla Russia sembra che gli europei siano tutti d'accordo. Questo è disgustoso, per non dire altro.

Nel frattempo, i deputati della Duma russa hanno osservato un minuto di silenzio, in omaggio alle vittime dell'ultimo attacco, mentre numerosi Russi, compreso il Primo Ministro Lavrov, hanno portato fiori all'ambasciata belga di Mosca. Naturalmente hanno fatto la cosa giusta, ma dentro di loro, molti Russi sanno anche che quando i loro compatrioti venivano uccisi a centinaia dai terroristi wahabiti, nessun europarlamentare aveva mai osservato un minuto di silenzio e nessun predecessore della Sig.ra Mogherini aveva mai versato qualche lacrima. Come si è visto in maniera così oscena dopo gli omicidi alla redazione di Charlie Hebdo, in Europa alcune vite valgono più di certe altre. Anche qui, nulla di nuovo.

Si sa bene come i banditi scelgano, come proprie vittime, individui che non conoscono l'ambiente che li circonda, facilmente impressionabili alla sottomissione, disposti a venire a patti con ogni tipo di nemico e di solito incapaci di ogni forma di resistenza. Quelli del Daesh, come tutti i terroristi, hanno esattamente questo tipo di mentalità e, nell'Europa, hanno trovato la vittima perfetta. L'Europa è intellettualmente, finanziariamente, politicamente, socialmente e moralmente fallita. La società europea è incapace di riformarsi, la sua classe dirigente non è in grado di pensare ad una qualsiasi strategia per la sicurezza nazionale, e l'Europa rimarrà un facile bersaglio per futuri attacchi terroristici. Personalmente, non vedo comunque nessun futuro per l'Europa almeno fino a quando i suoi popoli non avranno estromesso dal potere l'attuale élite compradora, completamente asservita agli Anglo-Sionisti, sostituendola con dei veri patrioti, capaci di difendere gli interessi delle popolazioni europee.

E' ironico che lo slogan ucraino "Україна – це Європа!" (l'Ucraina è Europa!) sia stato in realtà rovesciato, e, invece ad essere l'Ucraina a diventare come l'Europa, è stata quest'ultima a diventare come l'Ucraina: debole corrotta, incapace di formulare una politica che non sia quella di totale asservimento allo Zio Sam, assolutamente confusa sulle sue reali capacità e un perfetto terreno di coltura per tutti i terroristi.

E' difficile da credere, ma molte nazioni europee si stanno lentamente trasformando in quelli che di solito vengono chiamati "Stati falliti". Ecco una definizione di questo concetto: "Uno stato fallito è un corpo politico deterioratosi al punto tale che le strutture fondamentali e i servizi di uno Stato sovrano non funzionano più nel modo corretto. Allo stesso modo, quando una nazione si indebolisce e i suoi standard di vita diminuiscono, c'è la possibilità di un collasso della struttura di governo". L'Europa non è ancora proprio a questo punto, ma i segnali ci sono tutti e le cose peggioreranno ancora molto, prima che possano migliorare nuovamente.

The Saker

3/22/2016

V’è piaciuta l’Europa? Ve ne serve “di più”? Eccola.

L'accordo fra Bruxelles, Merkel ed Erdogan per ributtargli in Turchia i profughi che Angela non vuole  – definito "sordido" dal Financial Times – non è l'unico.

La UE ha un piano segreto per espellere 80 mila afghani con un ricatto al debole governo di Kabul: se non vi riprendete gli indesiderati, niente aiuti.  Se accettate, ci saranno "incentivi" come posti per i  figli della vostra classe dominante nelle migliori università europee. Tutto ciò è rivelato dal Telegraph, che ha visto un documento dello External Action Service (che deve dipendere dalla Mogherini)  stampigliato "Eu Restricted", ossia riservato  agli euro-oligarchi.  Il prossimo ottobre, la  UE ospiterà un vertice  di donatori internazionali per l'Afghanistan, che è (scrivono li impiegati di Juncker)  "molto dipendente dagli aiuti", e per cui la UE ha stanziato 1,4 miliardi da qui al 2020.  Si aggiungeranno gli incentivi ai figli di papà purché il governo afghano si riprenda 80 mila afghani.

Piano segreto UE per gli afghani

L'Afghanistan è forse un paese  tanto sicuro, da negare agli arrivati l'asilo che spetta a chi fugge le guerre? Tutt'altro.  C'è la guerra in corso: 11 mila morti civili nel 2015.  I Talebani stanno vincendo, e la gente , che  si ricorda come hanno governato, sta scappando. 5,4 milioni di afghani sono riparati in Pakistan, un altro milione e passa è profugo interno.  La miseria infuria. Oltretutto, "qualcuno" deve aver diffuso tra questi disperati la notizia che l'Europa apriva loro le braccia, se tanti hanno venduto le capre e  il campicello per venire qui, indebitandosi. (suggerirei di guardare da parte delle ONG americane,  pagate da Georges Soros).  Gli stessi governanti se la vogliono svignare, o almeno mandare in salvo i loro figli, il che li rende aperti alla proposta JUncker:  che dire "sordida" è poco.

Naturalmente non c'è il minimo accenno  su chi ha provocato la destabilizzazione tragica dell'Afghanistan: delicata riservatezza e gratitudine per il grande alleato che ci protegge dalle mire di Mosca quadruplicando  l'armamento e le sue truppe in Europa.

Milioni di "turisti" da Ucraina


Profuga ucraina, europeista

E a proposito: ricordate le promesse che Barroso e complici fecero agli ucraini, purché si rivoltassero contro Mosca? Vi faremo entrare rapidamente nella UE, il nostro paradiso.. Ovviamente non è avvenuto né avverrà,  mentre il collasso dell'economia ucraina (un protettorato militare Usa), prossimo ormai alla crisi umanitaria,   induce sempre più ucraini a espatriare, anche per sfuggire agli arruolamenti forzati del regime di Kiev che vuole mandare le reclute a combattere in Donbass.

Già due milioni di ucraini sono riparati in Polonia; 706 mila  di loro hanno  ricevuto  un permesso di lavoro.  Sono cifre ignorate  da Bruxelles,   su cui Varsavia ha dovuto  insistere perché l'euro-oligarchia e Berlino insistono che la Polonia deve prendersi le "quote" di musulmani decretate da Merkel, cieca e sorda alla ragione degli altri paesi.

Adesso Juncker ha avuto la pensata: ad aprile, la UE   consentirà agli ucraini l'entrata nella UE senza visto. Generosa concessione. Ma perché in aprile? Facile: in Olanda, il 6 aprile, si terrà un referendum sulla questione se associare l'Ucraina alla UE. Chiaramente, vincerà il no. Pr cui Juncker sta  forzando la mano alla volontà popolare – una volta di più –   mettendola di fronte al fatto compiuto. Il risultato sarà un'altra alluvione di immigrati ucraini.


Occhiali ucraini per sognare l'Europa

Attenzione, il dono non è così generoso come vuol sembrare. Gli arrivati  ucraini  essendo  legalmente  "turisti"  (tipica ambiguità UE) non ricevono i soccorsi  e i benefici sociali che i "siriani", i negri dalla  Libia, o persino gli afghani ricevono come "profughi" appena arrivano, senza bisogno di lavorare.  I migranti ucraini che sono già qui sanno bene cosa ciò significa: accettare lavori da schiavi e  spesso senza ricevere le paghe pattuite, tutto in nero, tutti clandestini.  Vittime del sogno europeo.

Mateusz Piskorski, direttore dello European Center for Geopolitical Analysis,  ha lanciato l'allarme a Bruxelles:  il parlamento ucraino, il Sejm,  in previsione dell'alluvione di nuovi milioni di migranti, sta discutendo di alzare uno sbarramento al confine con l'Ucraina.  Anche perché  sa, il Sejm, un numero enorme di ucraini della zona occidentale si sta procurando documenti che provano la loro lontana origine polacca: documenti che si possono procurare al prezzo di 2 mila dollari. E dopo la chiusura del corridoio balcanico, inoltre, le autorità polacche prevedono che molti "profughi" medio-orientali  possano giungere attraverso il corridoio ucraino.

Quando succederà, Bruxelles – cieca e sorda agli avvertimenti – fulminerà il governo di Varsavia, che è antipatico perché è sovranista, accusandolo di xenofobia, fascismo, omofobia e negazionismo; e colpendolo con sanzioni.

Del resto perché no? Ora Bruxelles ha dato anche ai turchi l'entrata senza visto,  piegandosi a Erdogan:   il che significa che alcuni milioni di nuovi immigrati verranno anche da lì, s'intende come turisti, incontrollati.

Gli ucraini possono stupirsi del fatto che loro, bianchi europei, vengono trattati peggio dei colorati  musulmani;  è l'Europa, cari amici. L'Europa in cui volete tanto venire. L'Europa che ha tanto contribuito a destabilizzare il vostro paese per obbedire al grande alleato. L'Europa senza storia e senza tradizione, senza identità  – come la vogliono loro. Vedete,  succede questo: i popoli europei non piacciono agli europeisti; si lamentano dell'euro, votano male (partiti "xenofobi"), non hanno solidarietà a senso unico, pretendono di difendere le loro identità, non sono entusiasti della teoria del gender.  La soluzione di Bruxelles  è  quella di ogni oligarchia inumana: se il popolo non piace, cambiare popolo. E'  la grande sostituzione.

Bruxelles:  è colpa di Putin

Mentre scrivo arrivano notizie di esplosioni all'aeroporto di Bruxelles, alla metropolitana di Molenbeek: attentati islamici, magari un avvertimento di Erdogan, già arrabbiato nero perché gli europei non sono tanto convinti di accettare i suoi ricatti? La UE va' punita  perché – ha detto giusto ieri – non  ha accettato l'dea di una no-fly zone in territorio siriano,  motivo per cui arrivano i profughi. Che a arrivare lui, ma non si dice.

Si dice invece questo: che è stato Putin, allo scopo di rovesciare Angela Merkel, a provocare  l'alluvione di profughi siriani. La fonte di queste rivelazioni?  Janis Sarts, direttore dello Strategic Communication Centre of Excellence, della NATO  –   con sede a Riga,  capitale della Lettonia,  che si è trasformata in una base militare Usa, e a Bruxelles conta più di Spagna, Italia, Grecia, Portogallo messe insieme.   Ma  il tizio riecheggia le certezze del generale Usa Philip Breedlove,  il comandante supremo della NATO: "La Russia e Assad stanno deliberatamente trasformando in arma la migrazione allo scopo di sopraffare le strutture europee".

Visto che è questa la verità ammessa in Europa, anche sugli attentati di Bruxelles aspettatevi le verità d'obbligo: UE sotto attacco (America under attack, titolava Fox News l'11 Settembre),  non siete sicuri, ci vuole un ministero europeo della Sicurezza, ci vogliono confini europei, ci vuole più Europa.

Italiani, avete voluto l'Europa? Avete tanto amto l'euro? Avete rinunciato tanto volentieri alla sovranità – ossia alla responsabilità – per demandarla ai tecnocrati?   Continuate a volerla?  Godetevela.

A questo punto credo che smetterò di scrivere per un po'. E' inutile, italiani, cercare di svegliarvi.  Ora che   è cominciata la primavera, farò delle passeggiate, leggerò qualche buon libro.

Persino gli americani si svegliano,   minacciano di votare un Tramp che ha appena messo in discussione il ruolo della NATO e dell'interventismo Usa… e voi dormite.  Il 30 per cento dei vostri figli  fino ai 22 anni  né studiano,né lavorano, né fanno nulla.  Vi portano via persino Mediaset,  la Telecom, tutto. Vi meritate  i sindacati, i magistrati, i politici,  i presidenti della Repubblica che avete.

Fonte: http://url.ie/zc0q


3/21/2016

La spending review nel paese della Bestia insaziabile

Ieri abbiamo appreso da Sergio Rizzo sul Corriere i numeri delle Ferrovie Sud Est (FSE), la compagnia ferroviaria pugliese controllata dal Ministero delle Infrastrutture, assurta a notorietà nazionale dopo che il nuovo capo azienda nominato da Graziano Delrio ha deciso di mettere il naso nei suoi conti. Sono numeri che testimoniano, se mai ve ne fosse bisogno, lo stato di decomposizione di ampie parti del settore pubblico allargato di questo paese, quello che contribuisce al sanguinamento dei conti pubblici ma soprattutto alla drammatica inefficienza della missione pubblica.

I numeri di FSE, si diceva: oltre 132 milioni di euro di consulenze in un decennio a fronte di circa 150 milioni di fatturato annuo; un debito di 311 milioni; 1.400 cause di lavoro pendenti a fronte di poco meno di 1.400 dipendenti. Un ex amministratore unico che percepiva un compenso annuo di 48.000 euro ma che, grazie ad un improbabile contratto come co.co.co., ha portato a casa oltre tredici milioni di euro in altrettanti anni. Un capo del personale che lavorava da Roma e quando doveva tornarsene a casa, a Bari (dove peraltro c'è la sede legale di FSE), percepiva una indennità di trasferta di 98 euro orari.

Mentre attendiamo smentite a questi numeri, vi segnaliamo un commento di Luigi Oliveri, dirigente della P.A. molto attivo a spiegare cosa non funziona realmente, oggi, nel suo ambito di attività, e le colpe della politica. Oliveri è da sempre molto critico nei confronti della riforma della P.A. che porta il nome del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia. Ma di questo parleremo tra poco. Torniamo all'esempio del giorno, visto che ogni giorno c'è un esempio: le Ferrovie Sud Est. Un capo azienda rimasto per oltre vent'anni al suo posto, non è chiaro per quale motivo. Magari perché si è argomentato che, trattandosi di azienda che ha rilevante contenuto "sociale", è fatale e fisiologico che produca perdite. Motivazioni verosimili dietro le quali molto spesso si celano condotte criminali e criminogene.

La domanda sorge spontanea: ma queste realtà terremotate e produttrici di perdite in capo ai contribuenti non hanno meccanismi di controllo? Se sono SpA non hanno un collegio sindacale? E comunque, quando si celebra l'assemblea annuale che certifica le voragini di perdite, che dice l'azionista (pubblico) unico? La realtà è che, in questo paese, i controlli sembrano completamente saltati, sia nelle aziende pubbliche che nella P.A. in senso stretto. Questa ed altre horror stories testimoniano di questa situazione: vedi anche la riscossione degli affitti da parte del Comune di Roma, il Grande Malato d'Italia, quello che ha uno stock di debito che cresce in modo incoercibile, e che fatalmente corre verso il default.

Secondo Oliveri, simili situazioni derivano, oltre che dallo smantellamento e/o disapplicazione del sistema dei controlli interni (ad esempio da quello di legittimità, considerato troppo burocratico), anche dai processi di selezione dei dirigenti, saldamente in mano alla politica. Dirigenti deresponsabilizzati dall'annichilimento dei controlli, il cui unico compito è quello di eseguire il volere del dominus politico. In parallelo, la proliferazione di contratti di consulenza, che superano il miliardo di euro annui, e che sono l'ulteriore degenerazione del controllo politico sulla funzione pubblica allargata. Anche nella riforma Madia, secondo Oliveri, dietro la facciata di depoliticizzazione (ottenuta tramite utilizzo di commissioni indipendenti che dovranno assegnare incarichi ai dirigenti pubblici) si cela in realtà la reiterazione del controllo politico, che pilota le nomine attraverso le specifiche di candidature da cui cogliere il "prescelto".

In sintesi: controlli demoliti e pervasività della selezione politica dei profili dirigenziali determinano un processo di selezione negativa che produce un drammatico calo di efficacia ed efficienza dell'azione pubblica. E quando si tenta di mettere mano alla riqualificazione della spesa, gli esiti sono pressoché nulli. Se invece si agisce attraverso il taglio quantitativo della spesa, si produce quello che segnaliamo da anni: non si affama nessuna Bestia, perché la Bestia è saldamente nella stanza dei bottoni e riesce comunque ad estrarre i propri benefici, anche se ciò dovesse comportare sofferenze acute per la popolazione di fruitori dei servizi pubblici, che di fatto sono tenuti in ostaggio. Il "controllo" di fatto si materializza solo al cambio della guida politica, oppure sotto forma di sceneggiate di inconsapevolezza del politico davanti all'azione della magistratura penale. L'"insaputa" elevata a sistema.

Queste sono le variabili soft, cioè culturali e sociali, che determinano qualità ed efficienza della spesa pubblica. Nel caso del nostro paese, tali variabili tendono a produrre predazione e scadimento di performance. Ecco perché il processo di spending review appare per quello che è: un gigantesco abbaglio collettivo.

Fonte: http://phastidio.net

3/16/2016

finanza

Woergl 1931: la moneta di popolo che vinse la finanza


La crisi planetaria ha oramai messo in ginocchio l'Europa, la morsa finanziaria miete vittime ogni giorno che passa, il cieco delirio tecnocratico non da il minimo cenno di redenzione, i sacerdoti della moneta unica sacrificano sull'altare della troika i popoli europei imponendo la dura legge dell'austerità. Le immagini che abbiamo visto in Grecia, in Spagna, in Francia e ora timidamente anche in Italia sono inequivocabili: studenti, lavoratori, professori, imprenditori, professionisti e cassaintegrati non rimangono inerti di fronte alla distruzione dello stato sociale, manifestano e chiedono lavoro, servizi essenziali e assistenza sanitaria: in poche parole reclamano il loro diritto alla sopravvivenza e al futuro.

In Italia nonostante le fandonie e le colossali bufale sulla luce che si vede in fondo al tunnel (tutti ormai sono convinti che sia quella del treno che ci viene incontro e non quella del sole) sempre più persone perdono la propria casa, il proprio lavoro, l'assistenza ai disabili, agli anziani, il servizio dei nidi e delle scuole dell'infanzia. Nonostante il regime di dura repressione fiscale, i tagli alla spesa pubblica e tutte le misure da macelleria sociale portate avanti indistintamente da Mario Goldman Monti, Enrico Lecca Lecca e Matteo l'Etruriano, il debito pubblico viaggia spedito verso quota 2300 miliardi, anche grazie alle manovre finanziarie dell'altro cameriere della Goldman, Mario Draghi. La tv e la stampa di regime evitano (un po' per palese incompetenza, un po' per asservita riverenza) di indagare sulla fine che fanno i soldi estorti agli italiani e quelli non spesi dalle pubbliche amministrazioni.

Sembra davverp che non ci sia alcuna speranza per le comunità cittadine, lo stradominio €urocratico è in grado di controllare e mettere sotto le proprie catene l'economia, la politica, il territorio e la cultura. Quando si affrontano questioni così difficili e apparentemente irrisolvibili, l'essere umano comincia a ingegnarsi per trovare soluzioni, spesso attingendo dall'infinito bagaglio delle esperienze passate che rimane sempre a disposizione. Ad esempio, durante la grande depressione del '29 (che secondo alcuni analisti sarà ampiamente superata dalla crisi dei giorni nostri) ci fu un piccolo centro del Tirolo austriaco che diede vita ad un esperimento singolare, egregiamente raccontato da Maurizio Blondet nel libro "Schiavi delle Banche". Proviamo a leggerne uno stralcio:

"Nel 1931, Woergl – una cittadina del Tirolo – contava 4500 abitanti; e, fra i 2000 adulti 1500 disoccupati. Infuriava la Grande Depressione con il suo gelido corollario: la deflazione. Le aziende avevano chiuso, fallite. Il denaro non circolava; anzi era sparito, la crisi suggerendo a chi ne aveva sotto il materasso (nella deflazione i tassi d'interesse sono troppo bassi per invogliare anche i depositi bancari). Insomma l'economia era congelata. Il paesello affondava nella miseria. Il Comune era formalmente in bancarotta perché non riceveva più le imposte e i tributi locali e non era in grado di pagare i suoi impiegati.

Fu allora che il Sindaco – si introduce qui di quest'eroe qualunque: Michael Unterguggenberger – decise di battere la sua propria moneta. Era stato un sindacalista, socialdemocratico e antimarxista. Voleva aiutare i suoi disoccupati, voleva mettere dei soldi nelle tasche dei suoi cittadini, perché costoro ricominciassero a pagare le tasse. Era una moneta del tutto speciale: moneta deperibile."

Il Sindaco dal nome impronunciabile si trovava nella stessa identica situazione i cui si trovano i sindaci italiani e gli amministratori pubblici nei giorni nostri: incapaci di far ripartire l'economia locale e impossibilitati a garantire quei servizi che ogni ente locale è obbligato per legge a erogare. Qui il Sindaco, che doveva sicuramente essere uno studioso e un ammiratore dell'economista "eretico" Silvio Gesell, introdusse un mezzo di scambio locale per provare a incentivare il lavoro.

Per capirne il funzionamento continuiamo a leggere da Blondet:

"Per tenerla in corso, chi possedeva una di quelle banconote doveva apporvi ogni mese un bollo, che costava l'1% del valore facciale della moneta. Il taglio da dieci scellini (ma l'emissione comprendeva tagli da uno a cinque scellini) esigeva un bollo mensile di 0,1 scellini. Di fatto quella moneta perdeva ogni anno il 12 % del suo valore. Herr Unterguggenberger la chiamò banconota del lavoro. L'ammontare della nuova emissione era pari a 32.000 scellini dell'epoca, pari a circa 4500 dollari di allora. Una cifra ragguardevole per un piccolo paese, e infatti risultò presto in eccesso in proporzione alle necessità di Woergl. Saggiamente, il Sindaco scongiurò l'inflazione che avrebbe potuto seguire l'eccesso di emissione ritirando parte delle banconote; gradatamente, solo 1/3 delle monete deperibili rimase in circolazione.

L'emissione era coperta alla pari: una somma uguale di veri scellini era depositata dal Comune nella locale banca di risparmio. In ogni momento, ogni detentore di banconote del lavoro (moneta deperibile) avrebbe potuto presentarle all'incasso e riscuotere scellini. Ma fu stabilito che, per questa operazione, la banca avrebbe riscosso un aggio di servizio del 2%. Poiché il costo di detenzione della moneta deperibile, l'1% era solo la metà del costo del suo cambio di scellini, di fatto nessuno portò mai all'incasso la nuova moneta.

Tutti gli impiegati del Comune, compreso il Sindaco, dal luglio 1932 cominciarono a ricevere metà del loro stipendio in moneta deperibile. Gli operai che lavoravano per il locale comitato di soccorso disoccupati (ed erano impiegati dal Comune in piccole opere pubbliche) ricevevano invece integralmente il loro salario nel denaro comunale.


A tutta prima, i bottegai si rifiutarono di accettare quello strano surrogato di moneta, che per di più perdeva – come in un inflazione pre-programmata – ogni anno il 12 per cento del valore.
Ma il sindaco, abilmente ruppe il fronte dei commercianti, convincendone alcuni ad accettare la nuova moneta, promettendo agevolazioni a chi lo faceva. Anche i riluttanti alla fine saltarono su quel treno: del resto era praticamente il solo denaro in circolazione. Presto tutti la accettarono senza esitare, per il solo fatto che chiunque altro l'accettava. Con due sole eccezioni: l'ufficio postale e la stazione ferroviaria – istituzioni dello Stato – rifiutarono le note del lavoro e continuarono pretendere scellini.

La presenza di quella moneta deperibile, che nessuno aveva interesse ad accumulare, fece rinascere vivacemente – a livello locale – la circolazione monetaria, e dunque risorgere l'economia. La gente si affrettava a spendere quei soldi, e riprese a comprare merci (uno dei danni terribili della deflazione è che ognuno ritarda gli acquisti, perché si aspetta che i prezzi calino ulteriormente domani); ci fu chi pagò in anticipo le tasse comunali, per non dovere comprare i bolli dell'1% necessari a tenere in valore la moneta (il Comune, ovviamente, accettava le sue note in pagamento dei tributi).

Era dal 1926 che il Comune non vedeva tanti introiti. Le tasse arretrate e non pagate fino all'introduzione della moneta deperibile ammontavano a 118mila scellini, ossia al quadruplo dell'emissione di banconote del lavoro. Nel primo mese della nuova emissione, già 4542 scellini erano stati pagati. Il Comune non solo poté cominciare a far fronte ai suoi creditori, ma presto occupare parte di quei 1500 disoccupati in opere pubbliche. Furono asfaltate sette strade di Woergl per un totale di 6 chilometri; migliorate le fognature; piantati nuovi alberi nelle foreste; nel 1933 era in costruzione un trampolino da sci per i turisti (Woergl è una località alpina). Le opere pubbliche attivate dalla moneta deperibile ammontarono al triplo dell'emissione, 100 mila scellini.

Persino la sola banca del paese (filiale locale della Reifesen Bank) ne ebbe vantaggio. Qui, per tutto l'anno precedente l'introduzione della banconota deperibile, i prelievi avevano superato i depositi. Ma già nell'Agosto 1932, dopo un solo mese di vita della nuova banconota, i depositi tornarono a crescere, superando i prelievi di 6591 scellini."

Introducendo un piccolo pezzo di carta garantito dall'istituzione locale e che acquisiva valore grazie alla fiducia che ne determinava la circolazione, il Sindaco tirolese restituì alla sua Comunità l'autonomia dallo Stato centrale, a sua volta direttamente dipendente dal sistema economico internazionale al collasso. L'esperimento della moneta deperibile era anche difficile da far comprendere ma si sa, la crisi è in grado di fare miracoli. Cosa accadde al piccolo paese tirolese?

Un ebook per comprendere il funzionamento della moneta e la truffa del signoraggio

"Il microscopio esperimento di moneta di popolo, insomma, funzionò. Al punto che alcune città vicine, compresa Innsbruck, cominciarono a prendere in considerazione l'idea. Giornalisti, poi economisti, accorsero a visitare quella cittadina tirolese che cominciava a prosperare, unica isola nella miseria della grande depressione.

Funzionò troppo bene, il sindaco, felice, raccontò ai giornalisti quanto segue: che il 12% annuo estratto dalla bollatura delle banconote, lui, l'aveva reinvestito e speso per il bene della popolazione. E che, dato il ritmo della circolazione, ogni mese il Comune vedeva tornare nelle sue casse venti volte l'ammontare dei primi stipendi pagati con le banconote deperibili. Il 2000 per cento.

Incauta rivelazione. Forse senza nemmeno sospettarlo, Unterguggenberger rivelava due segreti vietati. L'enorme profitto che il sistema bancario estraeva dalla circolazione, e quello immenso e occulto che l'emissione monetaria regala a chi batte la moneta.

Fino a quel momento il Governo austriaco non aveva mostrato ostilità verso l'esperimento di Woergl. Fu la Banca Nazionale d'Austria – la banca privata che emette lo scellino, la moneta nazionale – a pretendere l'abolizione di quel fastidioso concorrente, quell'innocente rivelatore della frode fondamentale. A forza di legge, la moneta deperibile fu bandita nel settembre 1933, come contraria al monopolio accordato alla banca centrale."

L'esperimento di Woergl fa subito pensare a quello nostrano di Guardiagrele, il paese della maiella abruzzese che all'inizio di questo millennio sperimentò, grazie al genio intellettivo del prof. Giacinto Auriti, il SIMEC, la moneta di popolo che in quegli anni catturò l'attenzione del Daily Express, l'Holland the Volkstra, il Tager An Zeiger, lo Stuttgarter Zeitung, il New York Times, il Wall Street Journal, la televisione russa, sudafricana, giapponese e quella franco-belga, nonché l'interesse dell'Università della California. Seguendo la massima del "nemo propheta in patria", l'esperimento e l'insegnamento di Auriti non viene invece adeguatamente studiato in Italia, le "simple minds" italiche tronfie di aria e di luoghi comuni preferiscono bollarlo con la saccenza d'ordinanza come "delirio" o "esperimento fallimentare". Questo perché i pappagalli del sistema non hanno mai compreso il segreto della moneta, che non è una merce ma il simbolo e il metro di misura del valore.

L'insegnamento più importante dell'esperimento di Woergl non è tanto quello della moneta (che è soltanto un mezzo), ma il fatto che una Comunità locale, grazie alla meritoria opera di un bravo e ispirato amministratore, abbia ritrovato fiducia in se stessa sviluppando l'energia solidale che è in grado di creare quel valore che la troika €urocratica sta distruggendo: il bene comune.

Un pezzo di carta può rimanere tale oppure trasformarsi nel simbolo della fiducia, di un patto solidale che da a tutti la possibilità di adoperarsi per la propria terra.
Fonte: http://www.rapportoaureo.it/

Trump lancia un piano per dividere l’Europa: un esperto svela su chi scommettono gli Usa

L'amministrazione Trump sta progettando di dividere l'Europa. Lo scienziato politico americano Malek Dudakov ha at...