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11/20/2015

L'ANALISI DI LUCA CAMPOLONGO / ABBIAMO GUARDATO I CONTI DELL'ITALIA E DELL'EURO: IL NATALE 2015 SAREBBE MEGLIO ABOLIRLO. - I fatti e le opinioni del Nord - ilnord.it

L'ANALISI DI LUCA CAMPOLONGO / ABBIAMO GUARDATO I CONTI DELL'ITALIA E DELL'EURO: IL NATALE 2015 SAREBBE MEGLIO ABOLIRLO.

venerdì 20 novembre 2015

Dopo gli attentati di Parigi ed i rinnovati venti di guerra che spirano per il mondo, che fine anno ci aspetta?


Il presidente di Confindustria Squinzi, al riguardo, ha le idee ben
chiare: ha dichiarato apertamente che teme ripercussioni sull’andamento
del commercio internazionale legato alla nuova ondata di terrorismo
islamico e, per un’economia come la nostra che ha basato l’ultima
crescita esclusivamente sulle esportazioni, questo ha un unico
significato: ritorno in recessione.


Il terrorismo non è l’unico problema per l’economia italiana, infatti
i segnali di un rallentamento globale dell’economia si stanno
avvertendo da mesi, con il dragone cinese che dimostra di avere il fiato
corto e tutti gli analisti concordi in una crescita inferiore alle
attese del pil mondiale nel 2016. Chiaramente ritorniamo al discorso
precedente: se i consumi interni languono  e quelli esteri rallentano,
per le nostre aziende non si prospettano tempi rosei.


La riprova? La produzione industriale ad agosto era in calo dello
0,5%. Il dato è destagionalizzato, quindi non tiene conto dei periodi di
ferie. Niente male per essere un paese in ripresa.


Nel frattempo l’euro ha continuato a perdere terreno nei confronti
del dollaro, passando da un cambio di 1,2162 al 32 dicembre 2014 a
1,0696 del 19 novembre 2015. Una svalutazione del 14% circa. Quindi
anche voi siete più poveri del 14%, visto che pagate in euro ciò che
comprate.


Il punto è che gli euristi vi hanno terrorizzato per anni con la
favoletta della svalutazione che vi avrebbe mangiato i risparmi se si
fosse tornati alla lira. Ora che la svalutazione l’ha fatta l’euro, sono
stranamente silenziosi o, addirittura, la lodano perché questo fa
migliorare le nostre esportazioni.


Strano caso di strabismo economico: soprattutto perché la
svalutazione dell’euro aiuta pochissimo la nostra ripresa, dato che il
grosso delle esportazioni italiane avviene all’interno dell’area della
moneta unica e, quindi, non risente minimamente dell’euro debole.
Discorso diverso sarebbe se si fosse tornati alla lira e la si fosse
svalutata nei confronti della moneta unica.


Il quadro economico di fine anno vi sembra sufficientemente deprimente? Beh, sappiate che non è finita qui.


La Federal Reserve ha annunciato che a dicembre potrebbe decidere di
rialzare i tassi d’interesse. Sapete questo cosa significa? Semplice:
per collocare i nostri sgangherati titoli di stato dovremo offrire un
tasso d’interesse maggiore, altrimenti gli investitori andranno ad
acquistarsi i titoli americani. E per un paese come il nostro, questo
significa una sola cosa: debito fuori controllo e nuove tasse. Sì,
perché il quantitative easing di Draghi non durerà in eterno e
soprattutto non potrà essere focalizzato solo sui titoli di stato delle
nazioni più fragili, per non incorrere nelle ire dei falchi
dell’austerità tedesca, alle prese a loro volta con qualche quintalata
di scandali sparsi in tutto il mondo (Volkswagen e Siemens in cima alla
lista).


E l’occupazione? Su quella stendiamo un velo pietoso: al di là degli
annunci trionfalistici del primo ministro, la realtà è che il numero
degli occupati è calato anche a settembre, passando dai 22.581.000
impiegati di agosto a  22.545.000 di settembre. Un autentico successo
delle politiche economiche di questo governo di incapaci.


Perché dico incapaci? Semplice, perché per l’ennesima volta è
riuscito a farsi bocciare la finanziaria da parte della commissione
europea.


Bruxelles parla apertamente di “rischio di non conformità al patto di
stabilità” e di “deviazione significativa dal pareggio di bilancio”.
Traduzione: la finanziaria italiana è totalmente da rifare per i
burocrati di Bruxelles, i quali sarebbero disponibili a valutare in
primavera l’effetto della  legge di stabilità. Il punto è che non si
tratta di un rimando con possibilità di recupero, ma semplicemente di
rinviare l’impiccagione per tasse (leggasi aumento IVA e accise sui
carburanti) di qualche mese.


In tutto questo marasma l’unica certezza è che questo governo è
intenzionato a continuare a tenere le porte aperte ai sedicenti
profughi, drenando risorse ingentissime alla sicurezza, alla sanità ed
al rilancio del paese.


Cari italiani, se ancora credete a Babbo Natale, scrivete una bella
letterina in cui chiedete un biglietto di sola andata per una qualsiasi
località di villeggiatura per questo governo e nuove elezioni che
possano finalmente dare una classe dirigente dignitosa all’italico
stivale. Quanto a tutti noi, questo Natale 2016 sarebbe meglio abolirlo.
Non c'è un bel niente da festeggiare. Davvero.



Luca Campolongo

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