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11/06/2016

Rifugiati o un esercito di occupazione?

di

  • "Allah chiede ai credenti di essere padroni della terra in cui vivono e solo loro possono avere proprietà e solamente noi possiamo possedere la terra." – Migranti musulmani a Creta, in Grecia.
  • I migranti erano pronti a condurre il jihad perché accusavano lo Stato greco e i suoi abitanti di qualcosa di cui non erano affatto responsabili.
  • In Grecia, l'establishment è una versione in miniatura dell'establishment americano: politici e istituzioni pubbliche corrotti fino al midollo.
  • Noi greci siamo già stati schiacciati dall'Islam, dal genocidio del XX secolo in Turchia alla più recente occupazione turca di Cipro, ancora una volta con la complicità del mondo.
  • Quello che sta accadendo in Grecia, come in gran parte dell'Europa, è in realtà una massiccia sostituzione della sua popolazione, dei suoi valori e del suo modo di vivere.
  • I principali partiti politici obbediscono alle politiche autodistruttive dell'Unione Europea in materia di immigrazione che potrebbero causare la fine dei valori greco-giudaico-cristiani dell'Europa, come la libertà individuale, il pensiero critico e l'indagine spassionata.
Cosa fa un esercito di occupazione quando si installa in un paese? Occupa la terra, costringe i residenti a seguire il suo stile di vita. Attua misure contro gli abitanti del paese, propaganda le sue convinzioni e ricorre all'uso della forza per imporle.
Questo è purtroppo quello che sta accadendo in Grecia da parte dei migranti che sembrano "dimenticare" che sono ospiti nella Repubblica ellenica e costringono i greci a sentirsi ospiti nel loro stesso paese.
Se qualcuno è un rifugiato di guerra o la sua vita è in pericolo nella sua patria, sembrerebbe opportuno che quando arriva nel paese che gli offre asilo sia grato a quel paese, rispetti la sua storia, il suo popolo, i suoi valori e le sue leggi. Lo stesso potrebbe valere per un immigrato che vuole recarsi in un paese in cui spera di trovare un futuro migliore.
In Grecia, al contrario, i migranti clandestini – che i media chiamano "rifugiati", cercando artificialmente di legalizzarli nella coscienza morale dei cittadini – occupano spazi che non gli appartengono, usano la violenza, bloccano le strade, commettono reati contro il patrimonio pubblico, si comportano in modo aggressivo nei confronti dei residenti e della polizia e dicono di sentirsi offesi quando vedono simboli che rappresentano il Cristianesimo. Gli ospiti tentano di impadronirsi della casa.
Poche settimane fa, 200 nordafricani e Pakistani sono insorti nel bel mezzo della notte, chiedendo di lasciare l'isola di Lesbo. Al grido di "Jihad, jihad!", hanno distrutto le auto dei residenti nel centro dell'isola e turbato la comunità locale. I rivoltosi hanno detto che qualcuno li aveva informati della morte di sette migranti su un'imbarcazione e pertanto erano insorti contro le autorità. La polizia e gli operatori delle ONG hanno spiegato loro che la notizia era falsa, ma a quanto pare i 200 migranti non erano interessati ad ascoltarli, erano pronti a condurre il jihad perché accusavano lo Stato greco e i suoi abitanti di qualcosa di cui non erano affatto responsabili. Le autorità non sono riusciti a calmarli e a farli rientrare nella struttura in cui erano ospitati.
Come poi si è scoperto non c'erano migranti morti. La rivolta è stata un "errore", ma la polizia e la gente del posto hanno dovuto trascorrere la notte a rintracciare i profughi e i migranti che si erano riversati per le strade di Mitilene.
I clandestini hanno detto che l'informazione sui sette migranti morti l'avevano ricevuta attraverso telefonate ricevute durante la notte. Secondo fonti ufficiosi della polizia, questo episodio ha tutti i tratti di "un'operazione segreta".
Qualche giorno dopo, il 19 settembre 2016, sull'isola di Lesbo è scoppiata una nuova rivolta da parte dei migranti, nel paesino di Moria. Anche stavolta, l'informazione fatta giungere loro era falsa e riguardava un loro ritorno in Turchia. Immediatamente, essi hanno dato fuoco a 16 acri di alberi di ulivo e al campo in cui erano ospitati.
Trecento migranti, che avevano cercato di organizzare una protesta per le strade centrali dell'isola, hanno appiccato il fuoco alla struttura di accoglienza e all'area circostante, per poi essere bloccati dalla polizia che li ha fatti rientrare nel centro, dove hanno cercato di nuovo di bruciare tutto.
I residenti hanno visto le loro piante di ulivo trasformarsi in cenere, così come gran parte dell'hotspot, tre container, capi d'abbigliamento e calzature.
Alcuni degli immigrati irregolari hanno scattato dei selfie durante l'incendio e gridavano: "Allahu Akbar" [Allah è il più grande!"].
Il porto di Mitilene è stato trasformato in un campo di battaglia, dove i migranti e parecchi "militanti della sinistra" greca hanno cercato di impedire al contingente militare di abbassare la bandiera greca davanti al vecchio porto della città. Molti greci odiano il vessillo nazionale. Sembrano preferire gli Stati multinazionali senza alcun riferimento alle fondamenta nazionali dello Stato. Hanno scandito slogan e provocato il contingente militare e gli abitanti di Mitilene che guardavano stupiti dal lato opposto della strada. È stata una dimostrazione di potere da parte dei "militanti della sinistra" e dei migranti irregolari. Molti cittadini di Mitilene non hanno tollerato la provocazione e pertanto alcuni residenti hanno aggrediti i contestatori, ingaggiando una guerriglia in strada.
Ogni domenica mattina a Mitilene i soldati issano la bandiera e la sera, un'ora prima del tramonto, l'abbassano. Una settimana dopo questo episodio, migliaia di greci si sono radunati al porto di Mitilene intorno ai soldati e al vessillo greco e hanno intonato l'inno nazionale ellenico, mostrando la loro fede e rendendo onore al simbolo della nazione. Questo perché la gente è spaventata. Si sono raccolti tutti intorno perché preoccupati di perdere il loro paese e la sovranità a favore di migliaia di clandestini che hanno occupato la loro isola.
Il 28 settembre 2016, a Tympaki nell'isola di Creta, la gente ha trovato ovunque per strada volantini con citazioni tratte dal Corano. Il testo, firmato "Fratelli musulmani dell'isola di Creta", diceva tra l'altro:
  • "Voi siete i più importanti del mondo, Solo la vostra fede conta e nessun altro esercita il diritto di vita e di morte e di proprietà su ogni altra persona che osa sfidare la vostra egida e non abbraccerà la vostra fede.
  • "Allah chiede ai credenti di essere padroni della terra in cui vivono e solo loro possono avere proprietà e solamente noi possiamo possedere la terra.
  • "Allah ha detto che dobbiamo conquistare tutto il pianeta, i credenti devono essere padroni della terra, delle coltivazioni e dei raccolti.
  • "I miscredenti non possono avere terreni e raccolti perché appartengono solo a noi, i credenti.
  • "I miscredenti avranno da noi – come ci assicura il sacro Corano – solo l'elemosina".
Quello stesso giorno, il 26 settembre, nella regione di Asprovalta, nei pressi della città di Salonicco, un francese di 49 anni, arrivato in Grecia dalla Turchia, è stato inseguito dalla polizia perché sospettato di essere un jihadista. L'uomo ha speronato l'auto dei poliziotti, al grido di "Allahu Akbar". L'aggressore è stato arrestato e il procuratore distrettuale ha ordinato la sua espulsione.
Un mese fa, gli abitanti di Vavilon, un piccolo villaggio di Chios, un'altra isola che ha accolto un gran numero di immigrati irregolari, hanno deciso di farsi giustizia da soli per mancanza di tutela da parte dello Stato. I residenti si sono organizzati per proteggere le loro famiglie e le loro proprietà dai migranti. In una settimana, avevano subito più di dieci furti e vasti danni alla proprietà.
I media si occupano di questi disordini solo quando causano disastri di vasta portata. Lo stesso accade per i problemi quotidiani causati dai migranti. Gli organi di informazione divulgano notizie sui traffici di droga, sui conflitti esistenti tra migranti di differenti dottrine islamiche, sulle rivolte scoppiate nei centri di accoglienza e di minori stuprati. Il 24 settembre, a Moria, quattro migranti pakistani di 17 anni hanno violentato un loro connazionale 16enne riprendendo lo stupro con i loro telefonini. La polizia ha arrestato i quattro, che ricattavano il ragazzo prima della violenza.
Inoltre, i migranti bloccano la circolazione stradale in molte città, anche per ore. Occupano le strade quando gli pare, la polizia non interviene e non ci sono arresti.
Il governo greco è ben disposto verso i migranti. Gli immigrati irregolari chiedono, in quella che sembra essere una dimostrazione di potere, agli automobilisti greci di esibire i documenti di identità e la patente di guida. Stabiliscono posti di blocco come fa un esercito di occupazione. Il governo e la polizia non fa nulla per fermarli. La gente mostra i documenti per paura del gran numero di migranti presenti; gli automobilisti temono per la propria vita e la loro auto e non vogliono che la situazione degeneri. Se si pensa che la polizia sta lì a guardare passivamente, alla gente non rimane molta scelta.
È anche successo che i migranti hanno bloccato una strada perché nel "centro profughi non c'era una buona connessione a internet".
Come la prenderebbero gli americani se i migranti irregolari musulmani che vivono in America dicessero di sentirsi offesi dalla Statua della Libertà perché non indossa il burqa?
L'arcivescovo ortodosso Geronimo di Atene e di tutta la Grecia, lo scorso marzo ha rimoso la sua croce pettorale, simbolo del Cristianesimo, dall'abito talare durante la visita compiuta al porto del Pireo, per "non offendere", egli ha detto, i migranti musulmani.

L'arcivescovo Geronimo di Atene e di tutta la Grecia viene fotografato mentre distribuisce cibo ai migranti al porto del Pireo. Durante la visita, l'arcivescovo ha rimosso la croce pettorale dall'abito talare per "non offendere", egli ha detto, i migranti musulmani. (Fonte dell'immagine: HellasNewsTv video screenshot)
Chi lo ha avvertito del fatto che i migranti musulmani si sarebbero sentiti offesi dalla croce? Cosa avrebbero fatto se non l'avesse rimossa? L'avrebbero ucciso? Avrebbero bruciato la città del Pireo?
Avrebbero condotto un jihad contro il popolo greco?
Perché nascondiamo i simboli della nostra fede davanti a persone che arrivano nei nostri paesi illegalmente e senza essere invitate? Quale potere potrebbe far rimuovere a un arcivescovo i simboli della sua fede, se non un potere politico del paese?
Il problema in Grecia non è solo il governo o la cattiva gestione del problema dell'immigrazione clandestina. Tutti i principali partiti politici tradizionali del paese, direttamente o meno, incoraggiano l'immigrazione illegale e il trasferimento in massa di musulmani nella società greca. Essi obbediscono alle politiche autodistruttive dell'Unione Europea in materia di immigrazione che potrebbero causare la fine dei valori greco-giudaico-cristiani dell'Europa, come la libertà individuale, il pensiero critico e l'indagine spassionata.
Noi greci siamo già stati schiacciati dall'Islam, dal genocidio del XX secolo in Turchia – che ora colpisce chi non è musulmano come i cristiani, gli aleviti e i curdi – alla più recente occupazione turca di Cipro, ancora una volta con la complicità del mondo.
Ma nonostante questo, i principali partiti politici ovviamente non si preoccupano di proteggere la nazione, la sua identità o la sicurezza dei cittadini.
In Grecia, l'establishment è una versione in miniatura dell'establishment americano: politici e istituzioni pubbliche corrotti fino al midollo, media mainstream e sostenitori oligarchici della globalizzazione. Del resto, la Grecia viene pagata 198 milioni di euro per i rifugiati.
L'establishment greco presenta gli stessi sintomi di cui soffrono il sistema politico americano e quello dell'Europa occidentale. Non crede più nelle fondamenta della Repubblica: "Vox populi, vox Dei", voce di popolo, voce di Dio.
L'establishment politico, quando l'opinione pubblica non è d'accordo con le sue politiche in materia di immigrazione clandestina e riguardo alla protezione dell'identità nazionale, preferisce tacciare gli elettori di immaturità, stupidità o fascismo. Così, mentre l'elettorato continua a non cambiare idea in merito all'identità nazionale e a dirsi contrario all'immigrazione clandestina, le élite del paese sostituiscono la popolazione nativa dando la cittadinanza ai migranti irregolari.
È questa la loro soluzione alla crisi migratoria e al tracollo economico della Grecia, a causa delle fallimentari politiche autoritarie della burocrazia non eletta, inaffidabile e poco trasparente di Bruxelles. Quello che sta accadendo in Grecia, come in gran parte dell'Europa, è in realtà una massiccia sostituzione della sua popolazione, dei suoi valori e del suo modo di vivere. Esiste un unico modo per salvare ciò che resta della Grecia: la via scelta dalla Gran Bretagna: il Grexit, l'uscita della Grecia dall'Eurozona. Adesso.
https://it.gatestoneinstitute.org/9268/rifugiati-esercito-occupazione

10/11/2016

Frankreichs neue Scharia-Polizei

  • Opfern französische Institutionen eine Freiheit zugunsten einer anderen? Wird das Prinzip der Gleichberechtigung von Mann und Frau der freien Religionsausübung (des Islam) geopfert, um der französischen Gesellschaft dessen Diktate aufzuzwingen?
  • Wenn jemand immer noch nicht erkennt, dass die islamische Kleiderordnung das Trojanische Pferd des islamistischen Jihad ist, dann wird er das schnell lernen.
  • Seit Jahren zwingen "große Brüder" ihre Mütter und Schwestern einen Schleier zu tragen, wenn sie aus dem Haus gehen. Und da diese Arbeit jetzt getan ist, haben sie angefangen nichtmuslimische Frauen zu bekämpfen, die Shorts und Röcke tragen - nicht länger nur in sensiblen muslimischen Enklaven, den "No-Go-Areas" der Vororte, wo Frauen es nicht länger wagen Röcke zu tragen - sondern jetzt auch im Herzen großer Städte.
  • "Das Gesetz garantiert Frauen in allen Bereichen dieselben Rechte wie Männern."
  • Was die Menschen nicht zu wissen scheinen: Im Herzen von Paris kann ein muslimischer Mann Frauen beleidigen, weil sie auf der Straße eine Cola trinken; und in Geschäften wird er zuerst bedient, vor den Frauen.
  • Viele Menschen wissen offenkundig immer noch nicht, dass der Islam eine Religion und eine politische Bewegung ist, die sich mit dem Westen im Krieg befindet - und offen beabsichtigt den Westen zu unterwerfen. Ihm muss als solchem begegnet werden. Das Problem besteht darin, dass muslimische Extremisten jedes Mal, wenn entsprechend reagiert wird, Deckung unter der beanspruchten freien Religionsausübung suchen.
  • Es ist für westliche Gesellschaften entscheidend damit anzufangen zwischen freier Meinungsäußerung und der Aufstachelung zu Gewalt zu unterscheiden und beginnen Angriffe auf Unschuldige ebenso wie Aufrufe zu Angriffen auf Unschuldige ernsthaft zu bestrafen.
Der Staatsrat, das höchste Verwaltungsgericht Frankreichs, urteilte: Weil es Religionsfreiheit gibt, darf der Burkini nicht verboten werden. Zuerst wirkte das Urteil solide: Warum sollten Menschen nicht in der Lage sein zu tragen, was sie möchten und wann sie das möchten? Was aber nicht sichtbar ist, ist der Schaden, der später kommt.
Wenn jemand immer noch nicht erkennt, dass die islamische Kleiderordnung das Trojanische Pferd des islamistischen Jihad ist, dann wird er das schnell lernen.
Zu ein paar aktuellen Vorfällen gehören:
7. September: In Guingamp (Bretagne) wurde ein 17-jähriges Mädchen in Shorts von einem Mann geschlagen, der ihr Outfit für "zu provokativ" befand. Obwohl der Angreifer entkam, so dass die Polizei keine Ahnung hat, wer er ist oder was sein Hintergrund sein könnte, ist es Vorgeschmack auf das, was kommen wird.
7. September: In Toulon in Südfrankreich befanden sich zwei Familien auf einem Fahrradweg, als sie von einer Bande von 10 "Jugendlichen" (die französische Presse benutzt "jeunes" [Jugendliche] um nicht Araber oder Muslime zu sagen) beleidigt wurde Nach Angaben des örtlichen Staatsanwalts brüllten die "Jugendlichen" die Frauen an: "Huren!" und "Zieht euch aus!" Als die Ehemänner der Frauen protestierten, gingen die "Jugendlichen" auf sie zu und es begann ein Kampf. Einer der Ehemänner wurde mit zahlreichen Brüchen im Gesicht bewusstlos aufgefunden.
Zuerst wurde berichtet, dass das Motiv des Angriffs damit verbunden war, dass die Frauen Shorts trugen, aber tatsächlich trugen sie keine, sondern Leggings.
19. Juli: In einem Resort in Garde-Colombe (Alpen) stach ein Marokkaner auf eine Frau und ihre drei Töchter ein, offenbar weil sie leicht bekleidet waren. Eines der Mädchen wurde schwer verletzt. Der Angreifer, Mohamed, sagte, er sei das "Opfer", weil er behauptete der Ehemann der Frau, auf die er einstach, habe sich vor Mohameds Frau im Schritt gekratzt. Nach Angaben des Staatsanwalts "erinnert sich der Mann des Opfers nicht eine solche Geste getätigt zu haben".
7. Juli: In einem Tageslager in Reims in Ostfrankreich wurde eine Notiz rundgereicht, die die Eltern aufforderte ihre Töchter keine Röcke tragen zu lassen, weil Jungen im Alter von 10 bis 12 Jahren sich anstößig verhielten. Eine Mutter veröffentlichte das Dokument auf Twitter und kommentierte auf Facebook: "Offensichtlich kam niemand auf die Idee, dass nicht kleine Mädchen sich mit ihrer Kleidung großen Widerlingen anzupassen haben, sondern dass große Widerlinge Erziehung brauchen."
Anfang Juni wurde die 18-jährige Maude Vallet von einer Gruppe Mädchen in einem Bus in Toulon bedroht und bespuckt, weil sie Shorts trug. Sie postete ein Foto von sich auf Facebook; darunter schrieb sie: "Hallo, ich bin eine Schlampe." Der Post wurde von mehr als 80.000 Personen geteilt. Die Angreifer waren muslimische Mädchen, aber Maude wollte nach Angaben der "politisch Korrekten", die an "DHNMDIZT" (das hat nichts mit dem Islam zu tun) glauben, ihre ethnische Herkunft nicht offenlegen.
Schnappschüsse von Frankreichs neuer Scharia-Polizei. Links: In Toulon wurde die 18-jährige Maude Vallet in einem Bus von einer Gruppe muslimischer Mädchen bedroht und bespuckt, weil sie Shorts trug. Sie postete ein Foto von sich auf Facebook, das sie mit "Hallo, ich bin eine Schlampe" beschrieb. Rechts: In einem Resort in Garde-Colombe stach ein marokkanischer Mann am 19. Juli auf eine Frau und ihre drei Töchter ein, offenbar weil sie leicht bekleidet waren.
22.April: Nadia, eine 16-jährige, die einen Rock trug, wurde in Gennevilliers, einem Vorort von Paris, von drei Mädchen verprügelt, die offensichtlich muslimisch waren.
Diese Fälle wurden in allen - den offiziellen wie den sozialen - Medien auf dramatische Weise publiziert. Ironischerweise löste jedoch keiner dieser Vorfälle die internationale Aufmerksamkeit und Empörung aus, die einem Burkini-Vorfall in Nizza entgegenschlug: Eine Frau, offenbar Muslima, lag in der Nähe eines Polizeipostens alleine, ohne Handtuch, Buch, Sonnenschirm, Sonnenbrille, Ehemann (oder Bruder oder Vater) zu ihrem "Schutz" an einem Strand, im grellen Mittagssonnenlicht - und ein Fotograf stand in der Nähe bereit und wartete darauf Bilder davon zu schießen, wie sie von vier Polizisten umringt wurde. Wer alarmierte sie? Die Frau erhielt ein Bußgeld und wurde möglicherweise angewiesen auf dem Strand einen Teil ihrer Kleidung abzulegen. Bilder des Vorfalls wurden zuerst am 23. August von der Daily Mail veröffentlicht und verbreiteten sich rasend schnell, lösten internationale Entrüstung über diese scheinbar rassistischen Franzosen aus, die unschuldige arabische Frauen diskriminieren. Eine Woche später deutete die Daily Mail allerdings an, dass dieser Vorfall durchaus "inszeniert" worden und die "Bilder GESTELLT" sein könnten.
Die wahre Frage lautet also: Nutzen Islamisten in Frankreich heute Fotos und Videos auf die Art, wie die Palästinenser es gegen Israel tun? Filmen und verbreiten sie gefälschte und inszenierte Situationen, um globale Empörung über angeblich arme muslimische "Opfer" zu verbreiten - besonders Frauen, die in Frankreich angeblich "diskriminiert" werden?
Wenn fingierter Propaganda erlaubt wird fortzubestehen, werden die Betrüger einen großen Krieg gewinnen.
"Im Krieg, den der Islamismus mit Entschlossenheit gegen Zivilisationen führt, werden Frauen ein richtiges Thema", sagte Berenice Levet, Schriftstellerin und Philosophie-Professorin an der École Polytechnique gegenüber der Tageszeitung Le Figaro.
Sie fügte hinzu:
"Statt Zahlen vorzulegen, die alles und nichts sagen, fordere ich ein für die Anerkennung der Tatsache, dass heute die Geschlechterrollen in Frankreich gezwungen sind sich zurückzuentwickeln. Wenn Domination und Patriarchat sich in unserem Land verbreiten, ausschließlich damit zusammenhängt, dann hat diese Tatsache ausschließlich damit zu tun, dass wir muslimische Werte importiert haben."
Ironischerweise beschloss im selben Moment Frankreichs Ministerin für Familie, Kinder und Frauenrechte, Laurence Rossignol, öffentliche Gelder in eine Werbekampagne gegen "alltäglichen Sexismus" zu stecken - den vermeintlichen Sexismus aller französischen Männer gegen angeblich auf ewig zum Opfer gemachte Frauen. Doch es gab in dieser Kampagne nicht ein einziges Wort über die mögliche Opferrolle oder den möglichen Ausgang aus der zunehmenden Verbreitung der Burqa, des Schleiers oder des Burkinis bei muslimischen Frauen.
Als Kommentar zur Werbekampagne fügte Berenice Levet hinzu:
"Laurence Rossignol sollte Géraldine Smiths Buch Rue Jean-Pierre Timbau. Une vie de famille entre barbus et bobos[1] lesen. Sie würde - unter anderem - erfahren, dass in einigen Geschäften und Bäckereien Männer zuerst bedient werden, vor den Frauen."
In diesem Buch erfahren wir auch, dass im Herzen von Paris ein Muslim eine Frau beleidigen kann, weil sie auf der Straße eine Cola trinkt. Aber für viele, einschließlich Rossignol, scheint der einzige Feind der weiße Franzose zu sein.
Es gibt zwei ernste Frage zu stellen:
  • Entsteht in Frankreich eine Scharia-Polizei?
  • Opfern französische Institutionen eine Freiheit zugunsten einer anderen? Wird das Prinzip der Gleichberechtigung von Mann und Frau der freien Religionsausübung (des Islam) geopfert, um der französischen Gesellschaft dessen Diktate aufzuzwingen?

Scharia-Polizei

In Frankreich patrouillieren keine organisierten islamistischen Brigaden auf den Straßen (wie in Deutschland oder Großbritannien), um Alkoholkonsum zu bekämpfen oder Frauen wegen ihrer Art sich zu kleiden zu verprügeln. Doch in der Praxis tun Banden "Jugendlicher", wieder sowohl Männer als auch Frauen, zunehmend genau das. Inzwischen zwingen "große Brüder" ihre Mütter und Schwestern einen Schleier zu tragen, wenn sie aus dem Haus gehen. Und da diese Arbeit jetzt getan ist, haben sie angefangen nichtmuslimische Frauen zu bekämpfen, die Shorts und Röcke tragen - nicht länger nur in sensiblen muslimischen Enklaven, den "No-Go-Areas" der Vororte, wo Frauen es nicht länger wagen Röcke zu tragen - sondern jetzt auch im Herzen großer Städte.
Mehr und mehr versucht das Äquivalent der "islamistischen Tugend-Polizei" diese Standards mit Hilfe von Gewalt durchzusetzen. So sagte Celine Pina, ehemalige Regionalrätin der Île-de-France im Le Figaro:
"Im letzten verzeichneten Angriff [auf die Familien in Toulon], bei dem sie "Huren" und "zieht euch aus" brüllten, verhielten sich die jungen Männer wie eine "Tugendpolizei", von der wir glaubten, dass sie hier bei uns unmöglich wäre...
Man kann es nicht deutlicher ausdrücken: Es ist ein Gebot der Sittsamkeit als sozialer Norm und der Selbstzensur als Verhaltensnorm... es illustriert die Ablehnung des weiblichen Körpers, der als inhärent unrein und schmutzig betrachtet wird...
Die Burkini-Frage, die Verbreitung der Vollverschleierung, Angriffe auf Frauen in Shorts und ihre Begleiter zu verprügeln haben dieselbe Logik: den Körper der Frau zu einer sozialen und politischen Frage zu machen, zum Anzeiger des Fortschritts einer Ideologie innerhalb der Gesellschaft."
Laurent Bouvet, Professor für Politikwissenschaften, vermerkte auf seiner Facebook-Seite, dass sogenannte Menschenrechtsorganisationen - angebliche "Professionelle" zu "Antirassismus" - in der Debatte schwiegen, nachdem die Männer in Toulon geschlagen wurden.
Der Staatsanwalt von #Toulon sagte: "Der Kampf wurde durch eine Kleiderordnung ausgelöst. Diese Frauen trugen keine Shorts... Sexismus ist unbestreitbar. Wo sind die Profis der öffentlichen Empörung?"
Laurence Rossignol, Ministerin für Frauenrechte, schwieg ebenfalls. In Frankreich ist also eine neue Regel entstanden: Je weniger Politiker und Institutionen islamistische Normen kritisieren wollen, desto gewalttätiger ist die Debatte in den sozialen Netzwerken.

Gleichberechtigung von Mann und Frau oder (islamische) Religionsfreiheit

Im Gegensatz zur donnernden Empörung über die Polizei, weil sie gegen eine Muslima in einem Burkini eine Geldbuße verhängte, schweigen die Politiker und Menschenrechtsorganisationen, wenn nichtmuslimische Frauen gewalttätig angegriffen werden, weil sie Shorts tragen; das signalisiert einen immens wichtigen politischen und institutionellen Schritt: Ein fundamentales und verfassungsmäßiges Recht, die Gleichberechtigung von Mann und Frau, wird im Namen der freien Religionsausübung geopfert, womit man einer Religion (den Islam) ermöglicht dem Rest der Gesellschaft seine Diktate aufzuzwingen.
Blandine Kriegel, Philosophin und ehemalige Präsidentin des Haut Conseil à l'intégration (Hoher Integrationsrat) untersuchte den Burkini-Fall von Nizza und veröffentlichte eine Analyse, in der sie nachwies, dass im Burkini-Fall Säkularismus und individuelle Freiheit überhaupt nicht in Gefahr waren. Aber "prinzipiell und offen wurde die Gleichberechtigung von Männern und Frauen" aufgegeben:
Mit seiner bemerkenswerten Verordnung verweist der Staatsrat auf das Gesetz von 1909 bezüglich des Tragens eines Talars und beachtet die jüngeren Gesetze nicht, über die ein souveränes Volk abgestimmt hat und die den Schleier in Schulen (2004) sowie die Burqa in der Öffentlichkeit (2010) verbieten.
Der Staatsrat fühlte sich auch nicht von der verfassungsmäßigen Verpflichtung gegenüber Frauen angespornt: "Das Gesetz garantiert Frauen in allen Bereichen dieselben Rechte wie Männern."
In der Burkini-Affäre sind weder der Säkularismus noch die individuelle Freiheit in Gefahr; aber grundsätzlich und offen das Prinzip der Gleichberechtigung von Männern und Frauen ... Dieser Begriff, "Burkini", bezieht bewusst das Wort "Burka" ein; dieses Wort drückt nicht den Wunsch aus am Strand schwimmen zu gehen (hier gibt es nichts zu verbieten); auch nicht die Bestätigung einer Religionsfreiheit (kein Bürgermeister hat jemals die Ausübung der muslimischen Religion verboten); das Wort Burkini drückt lediglich die maßgebliche Ungleichheit von Frauen aus.
Im Gegensatz zu ihren Ehemännern, die sich frei fühlen ihre Nacktheit zu zeigen, müssen manche Frauen von Kopf bis Fuß bedeckt sein. Nicht nur, weil sie unrein sind, sondern hauptsächlich wegen des ihnen erteilten Status: Sie unterliegen dem Privatrecht des Ehemannes, des Vaters oder der Gemeinschaft.
Die Republik darf nichts akzeptieren, dass ihren Gesetzen und Werten entgegensteht. Ungleichheit von Frauen kann nicht mit der freien Religionsausübung ... der Gewissensfreiheit verteidigt werden. Diese Frage wurde vor drei Jahrhunderten von unseren europäischen Philosophen thematisiert, die die Gründungsväter der Republik sind. Für diejenigen, die Unterdrückung legitimierten, waren Sklaverei und Ungleichheit nur der Ausdruck des freien Willens, erklärte der französische Philosoph Jean-Jacques Rousseau, der unsere Erklärung [der Rechte des Mannes und Bürgers] von 1789 ebenso anregte wie Freiheit und Gleichheit als unveräußerlichen Besitz.
Frankreichs sozialistische Regierung und Verwaltungsrichter haben es offenbar politisch nützlich gefunden den Islamisten gegenüber Zugeständnisse zu machen. Vielleicht stimmten sie Burkinis ursprünglich nicht nur deswegen zu, weil sie glaubten die Menschen sollten tragen, was sie wollen, sondern auch in der vergeblichen Hoffnung, dass der permanente Druck nachlässt, der zunehmend ein kultureller Jihad zu sein scheint. Es mag ihnen nicht einmal der Gedanke gekommen sei, dass sie möglicherweise das Prinzip der Gleichberechtigung der Frau opfern.
Viele Menschen wissen offenkundig immer noch nicht, dass der Islam eine Religion und eine politische Bewegung ist, die sich mit dem Westen im Krieg befindet - und offen beabsichtigt den Westen zu unterwerfen. Ihm muss als solchem begegnet werden. Das Problem besteht darin, dass muslimische Extremisten jedes Mal, wenn entsprechend reagiert wird, Deckung unter der beanspruchten freien Religionsausübung suchen.
Es ist höchste Zeit, dass die französischen und europäischen Politiker eine harte Linie zwischen dem ziehen, wo das persönlichen Recht auf Religion, wie man sie sieht, endet und wo das Recht der Gesellschaft auf Freiheit und Sicherheit beginnt. Und es ist an der Zeit nicht unbedingt den Burkini, sondern das sehr reale Problem des aggressiven Vorherrschaftsanspruchs zu verbieten.
Die Wurzel des Problems ist die Aufstachelung zu Gewalt. Es ist für westliche Gesellschaften entscheidend damit anzufangen zwischen freier Meinungsäußerung und der Aufstachelung zu Gewalt zu unterscheiden und beginnen Angriffe auf Unschuldige ebenso wie Aufrufe zu Angriffen auf Unschuldige ernsthaft zu bestrafen.
Yves Mamou, aus Frankreich, arbeitete 20 Jahre lang als Journalist für Le Monde.

Rothschild - Clan Khazar

"Colui che controlla il volume del denaro in qualsiasi paese è il padrone assoluto di tutta l'industria e del com...