Negli ultimi vent’anni l’Italia si è progressivamente allontanata dai sistemi ad economia di mercato per abbracciare un modello che presenta numerose analogie con il regime sovietico
nella fase stalinista di consolidamento del comunismo. La pressione
fiscale effettiva sulle imprese, tenendo conto di ogni imposta e
contributo, ha raggiunto un livello ufficiale vicino al 70 % degli
utili, che in alcuni casi arriva fino all’85 %. Ci sono anche stati casi di imprenditori che, dovendo pagare il 110 % di imposte sugli utili prodotti, si sono indebitati con le banche.
Questo livello di tassazione è in linea con quello applicato dal regime
sovietico tra la fine degli Venti e i primi anni Trenta, quando Stalin
decise di collettivizzare l’intera economia eliminando i ceti produttivi
privati.
Le entrate fiscali italiane, aumentate da 450 miliardi a oltre 750 miliardi negli ultimi due decenni,
hanno trasferito 300 miliardi aggiuntivi dalle tasche dei ceti
produttivi privati al ceto burocratico. Si tratta di una confisca di
ricchezza privata che rivaleggia per rapidità e imponenza con quella
realizzata in quegli anni dalle autorità sovietiche. Anche le modalità
operative e propagandistiche con cui le autorità comuniste
perseguitavano e depredavano i produttori privati avevano inquietanti
similitudini con gli attuali sistemi di “lotta all’evasione fiscale”. Un sintomo rivelatore della vicinanza ideologica tra i due sistemi è
il fatto che in Italia i membri della casta politico-burocratica hanno
adottato, in difesa dei propri interessi, lo stesso frasario utilizzato
dalla nomenklatura staliniana per denigrare e criminalizzare i ceti produttivi: “ricchi”, “egoisti”, “evasori”, “speculatori”, “parassiti”.
Oggi come allora gli accertamenti fiscali vengono eseguiti con metodi terroristici e arbitrari,
e accompagnati da una martellante propaganda di regime contro il nemico
del popolo, “l’evasore fiscale”. Lo Stato italiano inoltre, attraverso
gli studi di settore, i redditi presunti o gli obblighi contributivi
svincolati dagli utili prodotti, usa anche la collaudata tecnica sovietica di rovinare i produttori privati
esigendo dei tributi di entità assolutamente irraggiungibile. Ad un
certo punto le autorità sovietiche ipotizzarono come metodo di lotta nei
confronti dei “ricchi” kulaki l’abolizione del contante:
un’idea che i governi italiani accarezzano da tempo, e che finora hanno
realizzato solo parzialmente abbassandone il limite di utilizzo a 1000
euro, il livello più basso del mondo.
L’adozione
su vasta scala di questi sistemi di lotta alla presunta evasione
fiscale dei contadini provocò in Ucraina, negli anni 1932 e 1933, un
spaventosa carestia con parecchi milioni di vittime. Oggi gli storici
considerano questa tragedia come un vero e proprio genocidio pianificato
a tavolino dalle autorità statali per eliminare un’intera classe di
produttori privati. Anche qui sono evidenti le analogie con la
situazione italiana, nella quale, a fronte di un crescente aumento dei privilegi per la casta politico-burocratica, comparabili a quelli che godeva la nomenklatura
sovietica rispetto al resto della popolazione, si sta verificando un
vero e proprio annientamento dei ceti produttivi privati perseguito con
gli strumenti dell’accanimento fiscale e burocratico.
La distruzione del 25 % del settore produttivo privato ha provocato infatti il risultato desiderato dalla casta statale:
la chiusura di centinaia di migliaia di aziende, il suicidio di
migliaia di imprenditori, commercianti, artigiani o lavoratori privati
che hanno perso il posto al ritmo di due o tre al giorno, il ritorno in
grande stile dell’emigrazione degli italiani all’estero. Ai nostri
politici non interessa nulla se le aziende chiudono o espatriano.
Intendono infatti sostituire questi occupati con orde di nuovi assunti
come insegnanti, forestali, dipendenti di municipalizzate e partecipate,
impiegati di ministeri.
La
persecuzione fiscale e burocratica contro le partite IVA mira a
indebolire e alla lunga a distruggere la classe dei lavoratori autonomi,
considerati pericolosi e inaffidabili perché si mantengono da soli,
senza dipendere dalla politica o dalla spesa pubblica. Al contrario, i
dipendenti pubblici sono spesso elettori docili e inquadrati, che votano
in massa a sostegno del regime che li mantiene e li protegge. Si tratta
di una strategia folle e perversa dal punto di vista economico,
ma perfettamente razionale dal punto di vista politico, perché conduce
al dominio assoluto del ceto politico-burocratico sulla società civile.
L’uso sistematico e martellante della propaganda, della menzogna e dell’occultamento
della verità costituisce un’altra somiglianza tra il comportamento del
governo sovietico di allora e dei governi italiani di oggi. Così come il
regime sovietico cercava di nascondere al mondo la terribile situazione
che si stava verificando in Ucraina, oggi i media italiani, quasi tutti
sussidiati dallo Stato e quindi controllati dal regime, evitano
sistematicamente di parlare di un fenomeno di enorme portata sociale
come quello dei suicidi dei lavoratori autonomi perseguitati da
Equitalia o dall’Agenzia delle Entrate.
Oggi
tutti riconoscono che la propaganda staliniana contro i contadini
ucraini, accusati dal regime staliniano di occultare i raccolti e fatti
morire di fame a milioni in quanto “evasori”, era falsa, perché le
immense quantità di grano o di denaro nascoste dai contadini ucraini non
esistevano. Erano pura propaganda, pretesti per colpire delle categorie
sociali considerate inaffidabili e poco controllabili. Allo stesso
modo, anche oggi le iperboliche cifre sull’evasione sbandierate
dalla casta politico-burocratica, e prontamente riprese dai media
sussidiati, sono inventate di sana pianta, sono numeri privi di
fondamento reale, dedotti da accertamenti gonfiati che, nella grande
maggioranza dei casi, si rivelano infondati.
Del resto, con le decine di strumenti di controllo sempre più invasivi che sono stati creati
nel corso degli ultimi anni, quasi più nulla ormai sfugge all’occhio
del fisco. Attraverso gli studi di settore, il redditometro, lo
spesometro, le segnalazioni al 117, Serpico (il supercervellone
elettronico che incrocia decine di migliaia di informazioni al secondo),
l’abolizione del segreto bancario, i 400mila controlli all’anno sulle
piccole imprese, i blitz contro la mancata emissione di scontrini, il
limite all’utilizzo dei contanti fino a 999 euro, l’utilizzo del pos per
le transazioni commerciali sopra i 30 euro, il Grande Fratello fiscale
conosce praticamente morte, vita e miracoli di ogni contribuente. Com’è
possibile che possano sfuggirgli ogni anno centinaia di miliardi?
Nessuno dovrebbe prendere sul serio questi numeri sull’evasione fiscale,
perché provengono da una delle parti direttamente interessate e non da
un organo terzo e indipendente. I funzionari del fisco hanno un forte
interesse a diffondere le cifre più alte possibili, perché più numerosi e
scaltri sono gli evasori, maggiori sono le probabilità di ottenere dal
governo un potenziamento di organici, mezzi, risorse e poteri. Il ceto
politico, da parte sua, accondiscende volentieri, perché la favola del tesoro nascosto dai perfidi evasori gli offre un facile capro espiatorio
da dare in pasto al popolino credulone e indottrinato. In questo modo
la casta politica può mascherare dietro all’evasione le proprie immense
responsabilità nella rovina finanziaria dello Stato, e perpetuare
indisturbata il saccheggio e lo sperpero del denaro pubblico.
Negli
anni Trenta l’evasione dei contadini rappresentava una piccola goccia
nell’oceano di sprechi e privilegi che caratterizzava lo stato
sovietico. Qualcuno pensa che l’odierna situazione italiana sia diversa?
Eppure anche oggi, come nell’Ucraina di quel tempo, la lotta all’evasione viene condotta in maniera spietata,
senza alcun riguardo per la rovina dell’economia nazionale, la
distruzione delle aziende o la disperazione delle vittime. Non una
parola di rammarico, di rispetto, o anche solo di pietà umana è uscita
dalla bocca dei politici o dei funzionari statali per le migliaia di
lavoratori privati che si sono suicidati a causa di una pressione
fiscale sulle imprese e sul lavoro che non ha eguali nel mondo. Anzi,
com’è tipico dei regimi totalitari, spesso alle vittime si è aggiunto
l’insulto, la beffa e lo sberleffo: i commenti sarcastici sui suicidi
degli imprenditori lasciati dai funzionari ministeriali sui social forum
sono particolarmente significativi.
Per
la scarsa resistenza opposta dai contadini, durante la grande carestia
che colpì l’Ucraina il numero di vittime tra gli aguzzini armati fu
quasi irrilevante. Anche oggi in Italia i privati produttori di reddito
soffrono terribilmente (negli ultimi cinque anni hanno chiuso 400.000
partite iva e 75.500 imprese artigiane), mentre nessun consumatore di tasse statale ha perso il lavoro, è stato indotto a emigrare o si è suicidato
per ragioni economiche. Come mai? Una “crisi economica” non dovrebbe
colpire in maniera più o meno equilibrata tutte le fasce della
popolazione?
Così come il
genocidio dei contadini ucraini non fu una carestia naturale, ma una
guerra studiata a tavolino dal governo sovietico con l’intento di
liquidare un’intera classe sociale, allo stesso modo i ceti produttivi
italiani non sono stati vittime di una “crisi” economica, come
continuano a ripetere i giornali, ma di un deliberato attacco sferrato
dal ceto parassitario che controlla l’apparato statale. È questa la
ragione per cui, oggi come allora, le vittime si contano da una sola parte. Non è ancora chiaro chi sono i perseguitati e chi sono i persecutori?
Fonte: http://url.ie/z079
Governo mondiale e stranezze della Globalizzazione risparmiatori consumatori spogliati dall'inflazione e dalla speculazione,banche sempre meno trasparenti.Imbevitori di ogni sorta pronti a qualsiasi cosa purché di guadagni facili.Politici con nuove leggi che gravano sempre più sul comune cittadino,illuminati maghi,filantropi,onlus,coop,sette religiose,massoni.Piramidi sempre più perfette e ben studiate. La parola fondi che in realtà significa che non saranno mai riempiti a discapito di qualcuno.
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5/14/2015
9/07/2009
Imprenditore
La vita e l'anima del capitalismo.
L'imprenditore è colui che ha un'idea brillante su un certo tipo di attività, investe il suo capitale ( o quello di qualcun altro ad esempio delle BANCHE) e corre dei rischi con un occhio d'aquila per i probabili profitti.
L'imprenditore è il proprietario della sua azienda; le imprese moderne, gestite da dirigenti stipendiati e possedute da azionisti inerti hanno, ad un certo punto, rischiato di provocare l'estinzione della specie degli imprenditori, ma fortunatamente, la moda del “piccolo è bello” , l'introduzione di facilitazioni fiscali ed il progresso tecnologico hanno evitato la catastrofe .
I teorici dell'impresa hanno scoperto un mutante della specie che hanno chiamato l'INTRAPRENDITORE . Si tratta di individui che lavorano nelle grandi imprese moderne, ma che vengono incoraggiati ad assumere un comportamento imprenditoriale , talvolta mediante l'offerta di una partecipazione all'utile per la loro parte nell'impresa.
PS: Al giorno d'oggi tutti vogliono fare gli Imprenditori perché da soddisfazioni economiche inimmaginabili: soldi, donne,successo, potere, vita comoda, belle macchine, aerei, yacht privati intestati a società offshore , a tutto questo mirano come obbiettivo finale, al potere assoluto sugli altri , possibilmente con soldi presi in prestito da qualcuno e speculando sulla pelle di qualcuno cioè i lavoratori, salari da fame e rischio continuo della vita, quando le cose vanno bene imboscano i guadagni o si affibbiano premi stellari e chiudono i bilanci annuali guarda caso sempre in pareggio, quando le cose vanno male chiudono e spariscono perché troppo furbi per rischiare i guadagni fatti in passato, riaprendo magari in qualche altro posto, (praticamente ricominciando tutto da capo sempre con danari di qualche altro ente .
Fortunatamente non tutti gli imprenditori sono così ci sono anche persone oneste e ligie nel lavoro cercando di capire i problemi attuali e dei loro dipendenti aiutandoli quando possono perché capiscono che sono i lavoratori la punta di diamante per far crescere l'azienda e portare avanti la continuità.
L'imprenditore è colui che ha un'idea brillante su un certo tipo di attività, investe il suo capitale ( o quello di qualcun altro ad esempio delle BANCHE) e corre dei rischi con un occhio d'aquila per i probabili profitti.
L'imprenditore è il proprietario della sua azienda; le imprese moderne, gestite da dirigenti stipendiati e possedute da azionisti inerti hanno, ad un certo punto, rischiato di provocare l'estinzione della specie degli imprenditori, ma fortunatamente, la moda del “piccolo è bello” , l'introduzione di facilitazioni fiscali ed il progresso tecnologico hanno evitato la catastrofe .
I teorici dell'impresa hanno scoperto un mutante della specie che hanno chiamato l'INTRAPRENDITORE . Si tratta di individui che lavorano nelle grandi imprese moderne, ma che vengono incoraggiati ad assumere un comportamento imprenditoriale , talvolta mediante l'offerta di una partecipazione all'utile per la loro parte nell'impresa.
PS: Al giorno d'oggi tutti vogliono fare gli Imprenditori perché da soddisfazioni economiche inimmaginabili: soldi, donne,successo, potere, vita comoda, belle macchine, aerei, yacht privati intestati a società offshore , a tutto questo mirano come obbiettivo finale, al potere assoluto sugli altri , possibilmente con soldi presi in prestito da qualcuno e speculando sulla pelle di qualcuno cioè i lavoratori, salari da fame e rischio continuo della vita, quando le cose vanno bene imboscano i guadagni o si affibbiano premi stellari e chiudono i bilanci annuali guarda caso sempre in pareggio, quando le cose vanno male chiudono e spariscono perché troppo furbi per rischiare i guadagni fatti in passato, riaprendo magari in qualche altro posto, (praticamente ricominciando tutto da capo sempre con danari di qualche altro ente .
Fortunatamente non tutti gli imprenditori sono così ci sono anche persone oneste e ligie nel lavoro cercando di capire i problemi attuali e dei loro dipendenti aiutandoli quando possono perché capiscono che sono i lavoratori la punta di diamante per far crescere l'azienda e portare avanti la continuità.
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