9/12/2025

La ricchezza dei miliardari globali è cresciuta di duemila miliardi in,un anno

Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta, in termini reali, di
2mila miliardi di dollari,
pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, a un ritmo tre volte
superiore rispetto all'anno
precedente. È quanto emerge da un dettagliato rapporto pubblicato da
Oxfam e intitolato
"Takers, not Makers" ("Prenditori, non produttori"). Il documento
evidenzia chiaramente
come un ristretto gruppo di persone, definito "aristocrazia", detenga
una ricchezza
sproporzionata rispetto al resto della popolazione mondiale. Questa
ricchezza, in molti casi,
è il risultato di eredità intergenerazionali, pratiche colonialiste o di
un sistema basato su
monopoli e distorsioni del mercato capitalista, piegato al loro volere
grazie all'enorme
potere economico e politico che esercitano. Nonostante i tassi di
povertà complessivi siano
diminuiti nel mondo, il numero di persone che vivono al di sotto della
soglia di povertà
rimane invariato rispetto al 1990, rappresentando ancora il 44% della
popolazione globale.
Nel frattempo, l'1% delle persone più ricche possiede circa il 45%
dell'intera ricchezza
mondiale.
Eredità, clientelismo, corruzione e drenaggio di denaro
pubblico
L'idea che la ricchezza estrema sia una ricompensa per un talento
eccezionale è
ampiamente diffusa e fortemente alimentata dalla narrazione prevalente,
che spazia dai
mass media alla cultura popolare. Questa percezione, tuttavia, non trova
riscontro nella
realtà dei fatti. Il rapporto di Oxfam sostiene che la ricchezza estrema
della classe dei
miliardari di oggi non sia in gran parte guadagnata, ma piuttosto
ereditata o accumulata
attraverso pratiche che somigliano a una vera e propria rapina, un
fenomeno che non
accenna ad arrestarsi. L'oligarchia mondiale si è consolidata grazie a
un intreccio di eredità,
clientelismo e potere monopolistico, che generano ricchezze
spropositate. Inoltre, data la
sua immensa influenza economica e politica, si potrebbe aggiungere che
l'accumulo di tale
ricchezza avviene anche tramite pratiche come l'insider trading, ovvero
lo sfruttamento di
informazioni privilegiate per trarre vantaggio sul mercato finanziario.
Nel 2023, la maggior parte dei nuovi miliardari si è arricchita tramite
eredità piuttosto
che attraverso l'imprenditorialità. Tutti i miliardari al mondo di età
inferiore ai 30 anni
hanno ereditato la loro fortuna. Nei prossimi tre decenni, oltre 1.000
miliardari attualmente
in vita trasferiranno più di 5,2 mila miliardi di dollari ai loro eredi.
Secondo Oxfam, il 36%
della ricchezza dei miliardari deriva dall'eredità, che spesso è esente
da tasse. L'analisi
mostra che due terzi dei Paesi nel mondo non applicano alcuna tassazione
sull'eredità per i
discendenti diretti. Inoltre, metà dei miliardari vive in nazioni dove
non esiste imposta di
successione sul denaro che verrà trasferito ai figli. L'America Latina è
la regione con il più

alto volume di ricchezza ereditata al mondo. Questo fenomeno sta
rapidamente creando una
nuova aristocrazia globale, in cui la ricchezza estrema si trasmette di
generazione in
generazione, consolidando ulteriormente le disuguaglianze.
Il clientelismo e la corruzione sono altri due aspetti fondamentali che
caratterizzano la
fortuna di questa nuova aristocrazia. Non importa tanto il livello di
competenza o
conoscenza individuale, quanto piuttosto chi si conosce, su chi si può
fare pressione, chi si
può finanziare o corrompere. Gran parte della ricchezza estrema è
infatti il risultato di
legami clientelari tra i più ricchi e i governi. Questo fenomeno si
manifesta
frequentemente nell'intreccio tra pubblico e privato, dove le
partnership pubblico-privato
diventano uno strumento per drenare risorse pubbliche a vantaggio di
interessi privati.
Queste collaborazioni, spesso presentate come strategie per stimolare
l'economia o
migliorare i servizi, finiscono invece per rafforzare le disuguaglianze
economiche e
consolidare il potere di pochi.
Monopoli e colonialismo
I monopoli rafforzano la loro presa sulle industrie, permettendo ai
miliardari di accumulare
ricchezze senza precedenti. Il potere dei monopoli sta alimentando sia
la crescita della
ricchezza estrema sia l'aumento delle disuguaglianze a livello globale.
Le società
monopolistiche hanno la capacità di controllare i mercati, stabilire le
regole, fissare i prezzi
e definire i termini di scambio con altre aziende e con i lavoratori.
Queste strategie non
fanno altro che incrementare la ricchezza dei loro proprietari, i
cosiddetti "aristocratici", tra
i quali figurano alcuni degli uomini più ricchi del pianeta. Un esempio
emblematico è Jeff
Bezos, con un patrimonio netto di 219,4 miliardi di dollari, che ha
costruito il suo impero
attraverso Amazon, azienda che rappresenta il 70% degli acquisti online
in Germania,
Francia, Regno Unito e Spagna. Un altro esempio è Aliko Dangote, con un
patrimonio netto
di 11 miliardi di dollari, l'uomo più ricco dell'Africa, che detiene un
monopolio sul cemento
in Nigeria e un notevole potere di mercato in tutto il continente
africano. Secondo Oxfam, il
18% della ricchezza dei miliardari del mondo deriva direttamente dal
potere di
monopolio, che continua a consolidare le disparità economiche su scala
globale.
Questa mentalità economica deve la sua esistenza al colonialismo, che
continua a produrre
effetti tangibili nel presente nonostante sia un fenomeno storico
risalente a secoli fa e
apparentemente concluso con la decolonizzazione dei Paesi colonizzati.
Oggi, la maggior
parte dei miliardari risiede nei Paesi ricchi del Nord del mondo, che
ospitano appena un

quinto della popolazione globale. Come evidenziato nel rapporto, è
difficile spiegare questa
concentrazione di ricchezza senza considerare l'impatto persistente del
colonialismo.

Il colonialismo è un fenomeno sia storico che moderno. Il colonialismo
storico si riferisce al
periodo di occupazione e dominio formale da parte delle potenze
occidentali, principalmente
europee, terminato in gran parte con le lotte di liberazione nazionale
nei decenni successivi
alla Seconda guerra mondiale. Il colonialismo moderno, o
neocolonialismo, descrive invece
quei processi attuali che continuano a estrarre ricchezza dai Paesi del
Sud del mondo verso
quelli del Nord. Questo avviene attraverso meccanismi di controllo
economico e
coercizione che, pur non basandosi più sul dominio diretto, perpetuano
gli impatti del
colonialismo storico.
L'economia globale odierna è chiaramente strutturata in modo tale che la
ricchezza fluisca
dal Sud del mondo al Nord, e più precisamente dalle classi meno abbienti
del Sud alle élite
più ricche del Nord. Tuttavia, non tutte le persone nei Paesi ricchi
beneficiano di questo
sistema: la ricchezza è concentrata nelle mani di una piccola minoranza,
e anche all'interno
di queste nazioni la disuguaglianza continua a crescere in modo
significativo, Italia inclusa.
Il mondo odierno, profondamente segnato dalla brutale storia coloniale,
è ancora dilaniato
da divisioni razziali e da un sistema economico che favorisce le élite a
discapito della
maggioranza. L'eredità di disuguaglianza forgiata attraverso il
saccheggio e lo sfruttamento
durante il colonialismo storico continua a plasmare le vite moderne,
creando un sistema
globale in cui la ricchezza viene sistematicamente estratta dal Sud del
mondo per
avvantaggiare una piccola élite nel Nord del mondo.
Multinazionali e colonialismo moderno
L'impresa multinazionale è una diretta eredità del colonialismo,
discendente di istituzioni
come la Compagnia delle Indie Orientali, che agiva come un'entità
autonoma ed era
responsabile di numerosi crimini coloniali. Oggi, le multinazionali,
spesso in posizioni di
monopolio o semi-monopolio, continuano a sfruttare i lavoratori del Sud
del mondo per
conto di ricchi azionisti prevalentemente basati nel Nord del mondo.
Le catene di fornitura globali e le industrie di trasformazione per
l'esportazione
rappresentano moderni sistemi coloniali di estrazione della ricchezza
dal Sud al Nord. I
lavoratori coinvolti in queste catene di fornitura affrontano spesso
condizioni di lavoro
precarie, privazione dei diritti di contrattazione collettiva e scarsa
protezione sociale. In
alcuni casi, si trovano in situazioni assimilabili alla schiavitù,
simili a quelle del colonialismo
storico. Come evidenziato da Oxfam, i salari nel Sud del mondo sono tra
l'87% e il 95%
inferiori rispetto a quelli del Nord del mondo per lavori con pari
competenze.

Le grandi multinazionali dominano le catene di fornitura globali,
beneficiando della
manodopera a basso costo e della continua estrazione di risorse. Queste
aziende catturano
la stragrande maggioranza dei profitti, perpetuando dipendenza,
sfruttamento e controllo
attraverso strumenti economici.
Nel 2022, uno studio condotto dall'Universitat Autonoma de Barcelona e
pubblicato su
Nature Communication ha cercato di quantificare il vantaggio derivante
da questo scambio
ineguale tra il Sud e il Nord del mondo tra il 1995 e il 2015. I
risultati hanno rivelato che
ben 242 mila miliardi di dollari sono stati trasferiti dal Sud al Nord
del mondo in
questo periodo. Questo costante depauperamento, radicato nei secoli di
storia umana,
costituisce la base su cui si fonda l'aristocrazia globale degli
ultra-ricchi miliardari di oggi.
Educazione alla disuguaglianza
Come spiegato da Oxfam, nel 1820, il reddito del 10% più ricco del mondo
era 18
volte superiore a quello del 50% più povero. Nel 2020, questa disparità
è salita a 38
volte. L'attuale sistema educativo contribuisce a perpetuare l'eredità
coloniale della
disuguaglianza attraverso il predominio della conoscenza e delle lingue
occidentali, oltre
che le profonde disparità nei finanziamenti e nella ricerca a livello
globale. L'influenza
sproporzionata di poche istituzioni educative situate nel Nord del mondo
ha plasmato le
politiche economiche e sociali del Sud del mondo. Nel 2017, ad esempio,
il 39% dei capi di
stato a livello globale aveva studiato in università nel Regno Unito,
negli Stati Uniti o in
Francia.
Molto spesso, durante il periodo della decolonizzazione, l'indipendenza
politica non è stata
accompagnata dall'instaurazione dell'uguaglianza o della giustizia
sociale. In molti Paesi, i
governanti coloniali sono stati semplicemente sostituiti da élite
nazionali, che hanno
mantenuto sistemi economici e politici profondamente ineguali in cambio
di un
arricchimento personale smisurato rispetto al tenore di vita della
popolazione. Inoltre,
l'eredità coloniale, fatta di confini arbitrari e Stati fragili, ha
contribuito a generare
conflitti, guerre e instabilità persistenti.
Razzismo, odio e gerarchie sociali radicate continuano a influenzare le
società moderne,
manifestandosi anche nelle disparità salariali all'interno dei singoli
Paesi, come negli Stati
Uniti, in Australia e in Sudafrica. Durante il colonialismo storico,
divisioni basate su casta,
religione, genere, sessualità, lingua e geografia sono state sfruttate e
aggravate con
l'obiettivo di massimizzare i profitti e ostacolare ogni forma di
opposizione unitaria.

Motori economici di estrazione come istituzioni globali, mercati
finanziari e multinazionali,
tutti plasmati dal colonialismo e dal predominio dei Paesi ricchi,
continuano oggi a
perpetuare schemi che favoriscono il trasferimento di ricchezza dal Sud
al Nord del mondo.
Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale (FMI) e Consiglio di
sicurezza
delle Nazioni Unite rappresentano ancora oggi simboli tangibili della
disuguaglianza mondiale. I Paesi del G7 detengono infatti il 41% dei
voti nel FMI e nella
Banca Mondiale, nonostante rappresentino meno del 10% della popolazione
globale. Inoltre,
i leader della Banca Mondiale e del FMI sono nominati rispettivamente
dagli Stati Uniti e
dall'Europa.
Queste organizzazioni esercitano una significativa influenza nel
modellare il sistema
economico globale, insistendo sull'attuazione di politiche che spesso
penalizzano i Paesi a
basso e medio reddito. Il FMI, ad esempio, richiede ai Paesi debitori di
dare priorità al
rimborso dei debiti rispetto ad altre esigenze e promuove misure come la
privatizzazione, la
liberalizzazione del commercio e la riduzione della spesa pubblica come
condizioni per
l'accesso a nuovi prestiti.
Secondo il rapporto di Oxfam, tra il 1970 e il 2023, i governi del Sud
del mondo hanno
pagato 3,3 mila miliardi di dollari in interessi ai creditori del Nord
del mondo. Inoltre,
Oxfam stima che per ogni dollaro ricevuto dai Paesi poveri tramite il
FMI, questi abbiano
dovuto tagliare quattro dollari dai loro già magri bilanci pubblici.
Banche, tasse e sistema finanziario globale
Le valute forti delle nazioni ricche conferiscono a questi Paesi e ai
proprietari di asset
finanziari al loro interno un enorme vantaggio economico. Nel primo
trimestre del 2024, ad
esempio, circa il 58,9% delle riserve valutarie globali detenute dalle
banche centrali era in
dollari statunitensi. Questo consente a queste nazioni di accedere a
capitali a un costo
estremamente basso, che vengono poi investiti in attività più redditizie
nei Paesi del Sud del
mondo. Questo squilibrio genera un flusso di quasi mille miliardi di
dollari all'anno dal Sud
al Nord del mondo, di cui circa 30 milioni di dollari all'ora finiscono
nelle mani dell'1% più
ricco delle nazioni ricche.
Oggi, Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito continuano a ospitare
i mercati e le
istituzioni finanziarie più potenti del mondo, oltre alle principali
agenzie di rating. Queste
agenzie plasmano la percezione globale della stabilità finanziaria e del
rischio, influenzando

direttamente il costo dei prestiti per i Paesi, soprattutto quelli del
Sud del mondo, che
vengono invariabilmente collocati in fondo alla scala delle valutazioni.
L'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), un
club esclusivo di
nazioni ricche, continua a dominare la politica fiscale globale. Oltre
il 70% di tutti gli abusi
fiscali aziendali avviene attraverso i Paesi dell'OCSE, privando le
nazioni del Sud del mondo
di ingenti entrate fiscali. Inoltre, la maggior parte dei paradisi
fiscali si trova all'interno dei
Paesi ricchi o in piccolissimi Stati che dipendono esplicitamente da
essi, perpetuando un
sistema che favorisce la concentrazione della ricchezza e l'elusione
fiscale.

[di Michele Manfrin]

La ricchezza dei miliardari globali è cresciuta di duemila miliardi in,un anno

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