di GERARDO COCO
Con il voto del 24 giugno scorso, la Gran Bretagna ha deciso di abbracciare il resto del mondo e la globalizzazione senza passare per l'Unione Europea. Il voto segna uno spartiacque tra globalizzazione e centralizzazione. Dopo il Brexit dobbiamo aspettarci, più autonomia, più sussidiarietà più decentramento del potere politico e i partiti politici tradizionali devono prendere atto di questo trend e adattarsi. L'Europa non è una nazione ma un continente, una babele di lingue e culture dove è impossibile creare una base di consenso popolare e un sentimento di appartenenza comune. Assurdo cercare di tenerla unita whatever it takes. Ma siccome nessun politico è disposto a riconoscerlo l'Unione perirà tutta insieme in modo traumatico. Altro che Brexit.
Una stupida e ignobile propaganda afferma che senza centralizzazione ed unione politica ci sarebbe il caos, ma è esattamente il contrario e gli argomenti contro il Brexit hanno toccato il ridicolo. Alla vigilia della votazione, il presidente del consiglio europeo Donald Tusk, che passa per studioso di storia, affermava: "Il Brexit è il principio di un processo di distruzione non solo europeo ma dell'intera civiltà occidentale". Come se quest'ultima fosse stata creata da burocrati come lui. La dissoluzione di alcuni fondamenti della civiltà occidentale è cominciata proprio con quell'Europa centralizzatrice che, istituendo principi come il bail in, ha trasformato il ruolo secolare delle banche da custodi dei diritti di proprietà in agenti spoliatori dei governi; ed eliminando il tasso di interesse, ha soppresso il diritto alla rimunerazione del risparmio; due tipi di misure che neppure l'economia nazifascista, la più regolata dei tempi moderni, aveva applicato.
Gli standard di vita si sono abbassati, le prospettive di lavoro svanite e la disoccupazione giovanile a livelli che nessuna società può sopportare. E tutto questo è il frutto della nuova civiltà europea.
Vogliamo una società guidata da cittadini elettori o da politici non eletti che, insuccesso dopo insuccesso, impongono la loro volontà senza ripensamenti? Vogliamo per i cittadini responsabili più libertà di guadagnare e risparmiare o più potere per un superstato i cui rappresentanti non pagano di tasca propria per gli errori che fanno ma attingono a quelle dei cittadini? La risposta dei britannici è stata chiara.
L'Europa è un processo di integrazione politica coercitivo il cui completamento, come diceva il secondo presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, richiede la centralizzazione delle politiche fiscali degli stati membri, impossibile da attuare finché il Regno Unito fosse rimasto un centro finanziario indipendente con una sua banca centrale e col potere di finanziare il proprio governo. Non si può ammettere che un paese così importante resti in Europa mantenendo il privilegio della propria moneta. Pertanto, dopo una fase transitoria, l'obiettivo era di allargare "l'occupazione monetaria" alla sterlina, sostituirla con l'euro ed eliminare il potere internazionale della City. Risultato: fine dell'indipendenza inglese. Ora il Brexit ha interrotto questo processo. Ma c'è dell'altro.
L'integrazione politica europea è sempre stata sostenuta dall'amministrazione americana. Infatti, per imporre la loro politica estera, gli Stati Uniti volevano trattare con un unico interlocutore marionetta piuttosto che, separatamente, con i singoli governi europei, alcuni dei quali potevano dimostrarsi riottosi. All'occupazione monetaria doveva seguire quella diplomatica e così è stato (vedi guerra in Medioriente e sanzioni alla Russia). Lo scorso aprile, a un mese dal Brexit, il presidente americano Obama faceva visita a David Cameron per ammonirlo: "David, il Brexit non sa da fare", e da quel momento abbiamo visto il primo ministro inglese lanciare anatemi come un forsennato contro il Brexit. Qualche settimana dopo, la deputata laburista Jo Cox veniva assassinata in circostanze non ancora chiarite.
Anche Obama si è permesso di arringare gli elettori britannici, evocando scenari catastrofici sull'uscita dall'Unione. La posta in gioco era alta: Obama sapeva che l'abbandono del Regno Unito avrebbe indebolito la NATO, uno strumento che oggi serve solo a sanzionare la Russia. Cosa succederebbe se altri paesi seguissero l'esempio britannico? L'Europa si frazionerebbe, gli USA perderebbero il loro servile interlocutore unico e la Russia si rafforzerebbe. Per capire quale sarà la nuova versione europea bisogna aspettare il dopo elezioni americane a novembre e ne vedremo delle belle. Se Hillary Clinton venisse eletta, poveri europei, saranno costretti da una parte ad accettare, con ogni tipo di ricatto, l'accelerazione del processo di integrazione politica, dall'altra a subire le conseguenze della distruttiva politica estera americana.
Dopo il Brexit i mercati sono collassati. Ma non si creda che sia stato per l'uscita di un paese che in Europa ci stava con un piede solo. La vera ragione è il livello dei debiti stratosferici in tutto il mondo che le banche centrali hanno finora sostenuto, ma che non sono più in grado di controllare. Il Brexit è stato solo un catalizzatore e la carneficina nei mercati è appena iniziata. Good Bye Europa
Fonte: http://www.rischiocalcolato.it/blogosfera/good-bye-europa-politici-centralisti-e-burocrati-mai-eletti-tremano-184386.html